Intervista esclusiva all'ex calciatore della fiorentina, campione d'italia con i viola nel campionato 1968-69.
Sabato 11 maggio alle 18 (e poi a mezzanotte) su Sky Sport Uno (in replica domenica 12 maggio alle 13 su Sky Sport Serie A e alle 19.30 su Sky Sport Uno), appuntamento speciale con "I Signori del Calcio" De Sisti – Viola '69. Protagonista della puntata, l'ex calciatore della Fiorentina Giancarlo De Sisti, che ha raccontato le emozioni dello Scudetto vinto con la maglia viola nella stagione 1968/1969, in occasione del 50° anniversario dalla vittoria di quello storico titolo: "Eravamo tutti straordinariamente felici. Avevamo pensato che avevamo regalato un sogno ad una città. Una città innamorata di noi, e un amore ricambiato. Io ogni volta che vado a Firenze, vengo trattato come un signorotto".
Avevi indossato la fascia da capitano. È un altro orgoglio?
Ad un certo punto quell'anno, 68'-69', all'inizio, Giovanni Pirovano era uno degli anziani. Faceva parte dell'organico ed era lui il capitano. Un giorno davanti a tutti i compagni, disse "Ragazzi, io vi faccio una proposta, vorrei che ad indossare la fascia da capitano fosse De Sisti, per personalità, per qualità tecniche, per capacità di dialogare e per tutta questa serie di motivi. Credo che vi rappresenterebbe al massimo". E i compagni accettarono questa proposta di Pirovano e mi elessero capitano. Furono contenti. E io fui felicissimo di farlo. All'inizio mi ricordo che invece di guardare davanti, mi guardavo al braccio, dove c'era la fascia.
Sullo Scudetto vinto a Torino, contro la Juventus. Te la ricordi quella giornata? Quel 2 a 0?
Effettivamente quando vincemmo con il Vicenza, in concomitanza ci furono dei risultati a noi favorevoli. Lì già c'era qualche avvisaglia concreta. Però la vittoria a Torino in casa della Juventus fu straordinaria. La Juventus è la squadra che ha fatto sempre paura a tutti. Insomma, una squadra da grande rispetto. In quel momento capimmo che eravamo determinati, uniti. Però da qui a battere la Juventus ce ne voleva. Maraschi e Chiaruggi decisero di farla finita, 2 a 0 e a casa. Un trionfo. Non stavamo più nella pelle dalla gioia (…) Uno scudetto è la gioia e la sofferenza di un anno. Quindi raccogli i frutti del tuo lavoro e di qualche sacrificio anche di troppo. Io mi sento di aver fatto il mio dovere. Però purtroppo poi non ho fatto il mio dovere perché non sono riuscito a vincere altri scudetti. Quella Fiorentina poi piano piano si ridimensionò da sola. Non riuscì a durare nel tempo. Però se parliamo del 68'-69', campionato a 16 squadre, non ce ne fu per nessuno. Nessuno. Neanche il grande Gigi Riva che giocò bene con il Cagliari quell'anno. Non ce la fece nessuno. Non fummo né la prima squadra a fare più gol e neanche quella che subì meno gol. Però eravamo la squadra che vinse di più e perse di meno. Quindi con quell'equilibrio, 45 punti bastarono per vivere questo sogno meraviglioso. Beh io camminavo sollevato da terra. Ero strafelice perché la gente voleva baciarti e abbracciarti. Perché sapeva che quell'anno eravamo noi i campioni, non erano gli altri. E quindi una magia che a Firenze si è ripetuta solo nel 55'-56' e nel 68'-69'.
Com'è stato giocare quell'Italia-Germania 4-3, in campo, da titolare?
La cosa più bella che possa capitare ad un calciatore. È un'emozione indicibile. Dal momento in cui sei davanti ad un muro di gente, più o meno 100.000 persone e ti ritrovi lì a cantare l'inno nazionale italiano, ti senti la pelle d'oca. Ti senti come un soldatino al fronte, almeno per me. Dovevo difendere la patria. Adesso sembra una storiella però sono emozioni grandissime. Sapere che hai fatto parte della partita indicata da tutti come "la partita del secolo" è un' etichetta che emoziona. A volte mi dicono "Sì, ma voi non siete campioni del mondo", io rispondo "Sì, è vero ma noi abbiamo fatto la partita del secolo". E forse equivale. Cioè, certo che siamo arrivati secondi. "Meglio secondi che ladri", dissero a Firenze un tempo.
Ci racconti quando ti dissero: "Guarda che la Roma ti ha venduto alla Fiorentina"?
Io stavo svolgendo il servizio militare, arriva il comandante con il Corriere dello Sport e dice: "Guarda un po', c'è scritto De Sisti alla Fiorentina". Io non ne sapevo niente. Sono rimasto male, perché avevo la mia ragazza, che è ancora mia moglie. Avevo lì i miei amici ed ero della Roma, le altre squadre non mi interessavano. Avevo tutte le cose che mi interessavano di più a Roma e non sapevo che sarei andato incontro ad una fortuna. Non tanto per lasciare la Roma, ma quanto per trovare un altro ambiente che mi ha accolto divinamente. Mi ha accolto magnificamente. Baglini, che era Presidente di quella Fiorentina, mi portò in tutti posti dove c'erano i suoi amici industriali e mi presentò a loro come se fossi una macchina nuova, un orologio che non aveva nessuno. Mi vergognavo, perché era una cosa incredibile. Lì capii che forse ero partito bene e stavano facendomi sentire quell'affetto che non credevo di trovare subito.
Una storia ricca di emozioni e legami inaspettati tra due figure del mondo dello spettacolo,…
Un viaggio tra emozioni, sorprese e avventure cinematografiche che trasformano l’8 dicembre in un’esperienza unica.…
Un incidente improvviso e doloroso ha coinvolto Gustavo Rodriguez, il padre di Belén. Le sue…
Sanremo si prepara a una nuova edizione ricca di sorprese. Le scelte di Carlo Conti…
Una storia d’amore longeva e consolidata, ma con una domanda che aleggia da anni: perché…
Un momento di grande tensione durante una celebre trasmissione: un noto personaggio lascia lo studio…