Monica Bellucci che apre la porta della sua casa romana piena di luce, mostra contenta la pancia di nove mesi e soffia il naso alla piccola Deva, non ha niente della star. Tv Sorrisi e Canzoni la ha intervistata per conoscere meglio l’ attrice, e sulle prospettive del proprio futuro.
Nessuna posa, solo essenzialità, la stessa che si respira in questo attico che lei, tra figlia e baby sitter, ha battezzato «repubblica delle donne». Tanto più che alla famiglia formata con Vincent Cassel tra poco si aggiungerà la seconda figlia.
«Il nome? Ho una lista. E c’è pure quella di Deva. Anche per lei è un periodo molto importante» dice accarezzandola con lo sguardo. In casa non ci sono immagini che ricordino la modella, l’attrice o la testimonial di bellezza. Solo in camera da letto qualche foto familiare. «Ci mancherebbe altro. Sono cose che possono schiacciare i figli».
E adesso si affaccia pure su Raiuno con la versione integrale di «Sanguepazzo» di Marco Tullio Giordana. A interpretare la parabola maledetta di Luisa Ferida e Osvaldo Valenti, divi di regime fucilati dai partigiani nel ’45, sono lei e Luca Zingaretti.
Ecco l’ intervista completa fatta da Tv Sorrisi e Canzoni:
Che cosa l’ha intrigata in questo film?
«Sapevo poco di quel periodo. Noi italiani abbiamo voluto dimenticarlo. Ma a me piace esplorare la storia dell’uomo, imparare dagli errori. E poi volevo lavorare con Giordana».
Com’è la sua Ferida?
«Un’avventuriera autodistruttiva. Vive una di quelle storie di passione che ti portano all’inferno. Lui drogato di morfina, lei drogata di lui».
Le è mai capitato di vivere passioni così travolgenti?
«Sì, in passato. Ma se non c’è la passione è meglio non vivere».
E ha imparato a gestirla?
«Direi di sì. È come quando hai la febbre e ti fai gli anticorpi. La vita ti insegna a proteggerti. Oggi so qualcosa in più di me. Forse è per questo che ho fatto i figli tardi. Prima dovevo capire chi fossi senza sentirmi responsabile per altri».
Ha altri progetti in tv?
«No, ma non ho niente contro la tv. D’altronde “La meglio gioventù” e “Fanny e Alexander” di Bergman erano serie tv».
Guarda la tv italiana o quella francese?
«Poco tutte e due. Mi piacciono le serie americane e “Romanzo criminale”. Per il resto mi informo su Internet».
Come è cambiata con la nascita di Deva?
«Sono meno presa da me stessa. Ho una distanza da cose che prima prendevo di petto. I figli mi hanno fatto crescere».
La si immagina a Parigi, invece sta pure in Italia…
«Qui ho forti legami con famiglia e amici. Qui è nata Deva. Qui, nei momenti più intimi, mi sento protetta».
Perché passa per essere una che si dà arie?
«Non c’è un’idea precisa di me. Facendo un lavoro pubblico cerco di proteggere me e soprattutto Deva. Essere conosciuti ha un prezzo alto. Pensi a Claudia Pandolfi. Ma essere conosciuti senza motivo è un inferno».
Tornerà presto al lavoro?
«A luglio girerò “Un été brûlant” di Garrel. E in autunno uscirà un mio libro fotografico, 20 anni di foto. Pazzesco quanto cambiavo nello sguardo di Newton, Avedon, Toscani».
La storia con Vincent Cassel ha 15 anni. Com’è stata?
«Non è mai facile. Siamo due persone indipendenti. Vado avanti giorno per giorno, senza prefiggermi una meta. C’è qualcosa di molto profondo per cui ti trovi a vivere con una persona. Non si può scegliere. E il bello è che non si deve spiegare tutto».
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