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Khumba: intervista al regista Anthony Silverston

Intervista fatta ad Anthony Silverston, il regista del film di animazione sudafricano Khumba - Cercasi strisce disperatamente.

Vi presentiamo l'intervista fatta ad Anthony Silverston, il regista del film di animazione sudafricano Khumba – Cercasi strisce disperatamente che uscirà nei cinema italiani dal6 Febbraio 2014, distribuito da Eagle Pictures.

1. "Khumba" è la storia di una giovane zebra che parte alla sconosciuta ricerca "delle sue strisce". Come regista, che cosa l'ha colpita e interessata di più in questa ricerca?

Il film racconta la storia di una zebra nata con le strisce solo su metà corpo, una zebra che deve imparare che essere diversi non è una cosa negativa. Il film affronta molti temi – tutte ispirati alla mia esperienza di bambino cresciuto in Sudafrica, ma soprattutto al personalissimo viaggio verso la conoscenza di sé e il volersi bene.  L'idea di questa storia viene dall'affascinante storia del quagga, una sottospecie di zebra salvata dall'estinzione grazie a incroci selettivi. Mi ha affascinato molto questo animale e, ancor più, come il nome o un'identità possano essere legati alla pelle. La zebra diventa una metafora visiva in grado di rappresentare facilmente differenze più macroscopiche e, addirittura, l'umanità intera.

2.  Questo  è  il  secondo  film  targato  Triggerfish,  quali  sono  le  lezioni  apprese  da "Zambezia"?

In "Zambezia" sono stato coinvolto nella fase di pre-produzione, imparando quindi ad avere un buon controllo anche della fase di produzione, sceneggiatura, voci e montaggio. Anche se abbiamo stili diversi, sono stato fortunato perché Wayne Thornley, regista di "Zambezia" aveva già, per così dire, spianato la strada.

Dal punto di vista della produzione è andato tutto liscio, e questo ci ha permesso di concentrarci di più sulla qualità e sui contenuti del film. Il nostro team tecnico è cresciuto molto con "Zambezia", ed è stato in grado, con questa nuova opera, di mettere a frutto le conoscenze accumulate a tutti i livelli con quell'esperienza. I risultati sono evidenti, dalle animazioni alle dettagliatissime ambientazioni.

3. Il film riunisce un cast molto variegato di attori. Com'è stato lavorare con questi attori?

C'erano circa 37 voci diverse; cercavamo voci sudafricane, americane e inglesi, quindi la fase di casting è stata, in realtà, un lungo processo; Ned Lott, il nostro direttore del casting, ha fatto un ottimo lavoro e ha risolto la questione in breve tempo. Spesso eravamo tutti d'accordo su quale fosse la scelta migliore, perché ogni personaggio aveva già una voce unica e prestabilita sulla carta.

Avevamo già in mente alcuni attori, come Catherine Tate e Loretta Devine, in fase di sceneggiatura, e siamo stati fortunatissimi ad averle rispettivamente nel ruolo di Nora e Mama V, mentre gli altri – come Joey Richter – si sono rivelati grandi scoperte in corso d'opera. Jake T. Austin e AnnaSophia Robb hanno apportato fascino e calore ai propri personaggi, e credo siano stati perfetti nel ruolo di Khumba e Tombi.

A livello locale, l'attore comico sudafricano Rob Van Vuuren ha effettuato per noi numerose letture e registrazioni, interpretando fondamentalmente tutti i ruoli del film. Con la sua voce ha dato vita a tantissimi personaggi e per questo siamo stati felici di poterlo avere con noi nel ruolo del Capitano delle antilopi. La collaborazione di altri attori famosi è stata ulteriore motivo di orgoglio: mi riferisco, in particolar modo, a Liam Neeson nel ruolo del terribile leopardo – cosa chiedere di più?

4. Tutti i film indipendenti devono affrontare delle sfide. Qual è la sfida più grande che come regista, ha incontrato con "Khumba"?

Il concept iniziale di Khumba risale al 2003, quindi il progetto ha una lunga storia. Ho sempre creduto che fosse un concept forte, ma soddisfare le aspettative di un regista alle prime armi poteva essere difficile. Comunque, sono molto fiero del risultato ottenuto, in una produzione pur di breve durata.

Ogni progetto presenta le sue sfide, specialmente quando il budget è ridotto, ma la produzione è stata molto più semplice rispetto a "Zambezia". Fare di Khumba un film di "ricerca" ambientato nel Karoo ha richiesto grandi set e un design importante, oltre a filmare e creare un intero branco di zebre e moltissimi altri animali (17 specie in totale). È stata una grandissima sfida! Speriamo di continuare a migliorare nei prossimi film, anche se pensiamo di cominciare il processo di storyboard molto prima in termini temporali.

5. Qual è stato il momento più divertente in "Khumba"? Come sono nate le scene più divertenti?

Ci sono stati diversi momenti "divertenti" ma sostanzialmente ce n'è uno in cui tutti gli elementi si congiungono – il personaggio, la voce, l'animazione, la tempistica. La scena degli iraci è una delle mie preferite; c'è una vera dinamica di vita vissuta tra gli animali, un rito che diventa quasi una danza escatologica. Lo humour viene dai personaggi – Raffaella Delle Donne e io spesso ci siamo scambiati idee su come rendere più comiche le scene del film. Con lo storyboard e l'animazione, tutto può raggiungere livelli ancora più interessanti.

6. Può parlarci un po' della musica di "Khumba"?

Suoni e musiche giocano un ruolo importante nel ricreare l'atmosfera unica del Karoo. Le qualità tattili del Karoo possono essere trasmesse attraverso una colonna sonora che rappresenti a pieno i suoni del paesaggio –  il canto delle cicale, il cigolio dei mulini.

Un tema molto importante nella storia di Khumba riguarda le differenze. Ho voluto, dunque, sottolineare queste differenze anche all'interno del Karoo sfruttando temi e strumenti musicali diversi. I vari personaggi che Khumba incontra sulla sua strada riflettono questa varietà. Mi è sembrato utile provare a collegare a ogni personaggio o a ogni scena un diverso strumento dominante.   La sfida – che il nostro compositore Bruce Retief è riuscito ad affrontare magistralmente – è tenere insieme le fila di tutto in una colonna musicale coesa.

Il primo atto si svolge essenzialmente all'interno dei confini dell'area abitata dalle zebre; per questo  abbiamo  scelto  una  musica  più  "tradizionale",  in  qualche  modo  più  "africana".  La mantide rappresenta il nostro legame con i KhoiSan – popolo indigeno dell'Africa meridionale: il suono è creato dai "click"vocali.

Il secondo atto si svolge prevalentemente al di fuori dei confini dell'area abitata dalle zebre. Questa fase è caratterizzata da un suono più tipico del "Karoo" , cui il ritmo "Ghoema" fa da leitmotiv.

Nel terzo atto, le zebre raggiungono gli altri animali del Karoo in una battaglia drammatica (e più orchestrale) contro Phango.

7. Cosa ti aspetti di lasciare nel cuore del pubblico di"Khumba"?

Lo scopo era creare un film di animazione e di intrattenimento che incoraggi i bambini non solo ad essere tolleranti ma anche ad esaltare le reciproche differenze: che si tratti di razza, religione, cultura, classe sociale oppure orientamento sessuale.

Mi piacerebbe molto che gli spettatori portassero con sé anche un pezzettino di Africa, la magia e il ritmo del grande Karoo – terra che ha catturato la mia immaginazione di bambino. E certamente, spero che si appassioneranno e vorranno vedere altre storie dei nostri personaggi.

8. Ha altri progetti in cantiere in questo momento?

Stiamo analizzando svariate possibilità, tra cui un sequel di Zambezia; nel frattempo, però, stiamo già lavorando a un'altra grandissima storia, con un mostro marino… Per finire, ho già alcune idee per realizzare un sequel di Khumba. Ci sono tantissimi bei personaggi e sarebbe un peccato non rivederli più.

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