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Captain Phillips, la recensione

Captain Phillips di Greengrass è un racconto d'azione incentrato quasi tutto su un unico personaggio, interpretato da un bravissimo Tom Hanks, trattando la storia realmente accaduta del dirottamento della nave mercantile statunitense MV Maersk Alabama.

Paul Greengrass torna al cinema con Captain Phillips e abbandona il suo attore feticcio Matt Damon per Tom Hanks, cambia il protagonista ma il risultato è lo stesso. Il regista realizza nuovamente un film d'azione, genere in cui è senza dubbio uno degli autori più rappresentativi al momento, ancora una volta (come era già accaduto nella saga di Bourne) basando quasi tutto il racconto su un unico personaggio, anche se in questo caso di tratta di una storia realmente accaduta. La sceneggiatura si basa sul libro A Captain's Duty: Somali Pirates, Navy SEALS, and Dangerous Days at Sea, auto biografia di Phillips scritta in collaborazione con Stephan Tatty.

Il film racconta la vera storia del dirottamento della nave mercantile statunitense MV Maersk Alabama, avvenuto nell'aprile 2009 per mano di quattro pirati somali, fu la prima nave da carico statunitense ad essere dirottata in duecento anni di storia navale. L'equipaggio, durante l'attacco, riuscì a gestire bene la situazione e a attenersi al protocollo previsti per casi del genere, ma la banda somala, non contenta dell'esiguo bottino ottenuto, lascia la nave portandosi dietro il Capitano come ostaggio per la richiesta di un riscatto agli Stati Uniti.

Se per autore cinematografico si intende una personalità che, a prescindere dal firmare anche la sceneggiatura del film, porta avanti un proprio stile personale perfettamente riconoscibile e individuabile e attraverso le cui opere si ravvisano uno o più temi di fondo alla base della propria poetica, Greengrass è sicuramente uno di essi. Con pochi film, che si contano sulle punte della dita, è riuscito ad affermare un proprio modo di fare cinema d'azione, pieno di tensione, che tiene inchiodati alle sedie, senza un minimo di rilassamento, con la macchina da presa sempre in movimento, un movimento instabile e nervoso, che però non infastidisce. Come nelle opere precedenti aveva affrontato questioni politiche e fatti riconducibili al modo di vivere odierno, fatto di paura, agitazione e discontinuità, con Captain Phillips non è da meno.

I pirati somali sono portati a quel folle gesto, assolutamente sbagliato e non giustificabile, dalla disperazione, dalla povertà, sono piccoli pescatori la cui unica fonte di reddito, la pesca appunto, è portata via dalle grandi multinazionali, meglio attrezzate, che si prendono tutto il pesce dei loro mari. Sono guidati da un'autorità terroristica locale che sfrutta la loro disperazione per colpire il mondo occidentale. Quei quattro individui, di cui uno forse neanche maggiorenne, sono il prodotto del mondo moderno, vittime di un sistema che mostra sempre più crepe al suo interno. Questo è quello che Greengrass, al di là di una storia di un rapimento, vuole realmente raccontare ed è anche quello che il Capitano Phillips vuole mettere in risalto. È per questo che il regista spesso ci mostra il punto di vista dei pirati, la loro preparazione all'atto, i loro conflitti interni, le loro paure.

Tom Hanks in Captain Phillips è bravissimo (finalmente di nuovo in grande forma riesce ad andare al di là della maschera di cera che era diventata ultimamente) nell'interpretare questo personaggio di mezzo, che cerca in tutti i modi di risolvere la questione in maniera pacifica ma che alla fine è costretto a soccombere alla violenza dell'arrivo dei militari, dai quali è salvato in un stato di forte shock perché quella violenza, che tanto voleva evitare, è lì davanti ai suoi occhi. 

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