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Recensione Land Of Mine – Sotto La Sabbia

Land of Mine è una riuscita pagina di storia poco conosciuta, fatta di dolorosa suspance e riscoperta dell'Essere Umano prima di tutto

Land of Mine racconta il periodo successivo alla resa della Germania nazista avvenuta nel maggio del 1945, in cui i prigionieri di guerra tedeschi detenuti in Danimarca furono messi a lavorare per quelli che prima erano stati i loro prigionieri. La pericolosa missione a loro affidata era quella di disinnescare più di due milioni delle loro mine che giacevano sotto la sabbia della costa occidentale danese; ma, non avendone padronanza alcuna, durante l'operazione quasi più della metà di loro rimase ferita in modo grave o perse la vita. Si trattava di ragazzi molto giovani che pagavano le colpe della loro nazione d'appartenenza. Il compito di supervisionare quotidianamente il loro operato spettava al severo e sprezzante Sergente Rasmussen. Giorno dopo giorno l'operazione si rivelerà una vera carneficina, che provocherà nel Sergente un forte conflitto di sentimenti che spaziano dalla vendetta e dall'odio più profondo, fino a giungere alla riscoperta dell'umanità e alla riconciliazione.

Land of Mine racconta una pagina di storia poco conosciuta ai più che ha voluto mostrarci il regista danese Martin Zandvliet. E si tratta di una pellicola importante, potente, ben fatta. Il regista non intende puntare il dito o assegnare colpe, egli ha realizzato sì un film sulle conseguenze della guerra, ma anche e soprattutto Land of Mine è una lente d'ingrandimento sugli esseri umani, che non guarda ai tedeschi sempre come mostri, ma indaga su questi soldati giovanissimi e suoi loro occhi, colmi di paure e confusione, di sogni e speranze tipiche della loro età, di amicizie e lotta per sopravvivere.

E' quindi "mai possibile provare simpatia per coloro che hanno rappresentato il terrore nazista?"

A questo interrogativo Zandvliet ha cercato di dar risposta. E ci riesce parecchio, coinvolgendo lo spettatore in questo turbinio di suspance, dolore, sofferenza, ma anche tenerezza e umanità. è crudo certo, intenso, e molto amaro; ma il regista riesce anche a ritagliare piccoli momenti di poesia tra quelle dune di sabbia idilliache, proprio per riuscire a fronteggiare a tutto quell'orrore che si vede sullo schermo. Gli attori sono tutti credibili e efficaci nei loro rispettivi ruoli, nelle durezze dei tratti quanto nelle loro fragilità. Una chiusura di finale piuttosto repentina e sbrigativa, ma nel complesso Land of Mine rimane un gran film.

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