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Don Jon, la recensione

L'attore Joseph Gordon-Levitt esordisce alla regia con Don Jon, divertente commedia scritta e interpretata da lui, a fianco di due attrice importanti come Scarlett Johansson e Julianne Moore. La pellicola è ironica, intelligente e molto provocatoria ma presenta anche punti deboli, momenti troppo ripetitivi e un finale molto convenzionale.

Don Jon rappresenta il debutto sul grande schermo alla regia per l'attore americano Joseph Gordon-Levitt che scrive, dirige e interpreta questa commedia divertente in cui recitano, oltre a lui, Scarlett Johansson (Joseph ha scritto quel ruolo pensando proprio a lei) e Julianne Moore. Il titolo è chiaramente ispirato alla figura di Don Giovanni, anche se quello originale con cui il film è stato presentato per la prima volta a gennaio 2013 durante il Sundance Film Festival e successivamente al Festival Internazionale del Cinema di Berlino 2013, era Don Jon's Addiction, ma l'attore ha deciso di cambiarlo perché avrebbe puntato troppo l'attenzione sulla dipendenza, mentre il film parte da quell'argomento per esplorarne altri.

Jon (Joseph Gordon-Levitt) è un ragazzo all'apparenza come tanti, conduce una vita normale e ha i propri punti fermi: la religione e la famiglia (va a messa, si confessa e poi pranzo a casa di mamma e papà tutte le domeniche da buon italoamericano), la palestra (è fissato con il proprio aspetto fisico), gli amici, la discoteca e ovviamente le ragazze da conquistare, da qui il suo soprannome "Don Jon" grazie alla sua bravura nell'abbordaggio. Oltre a tutto ciò però ha una passione che lo prende più di tutte tanto da essere diventata una vera e propria dipendenza, il porno su internet. Per lui è meglio del sesso con una bella ragazza e non riesce a farne a meno. La sua quotidianità cambia quando conosce una ragazza bellissima che gli fa perdere completamente la testa, Barbara (Scarlett Johansson). Lei ha abitudini completamente opposte dalle sue e quando scopre la sua fissazione segreta dà di matto.

Don Jon affronta, con un tono sempre molto ironico, provocatorio e divertente, molti argomenti. Ci parla del rapporto con i media al giorno d'oggi, della tendenza che ha la società contemporanea di trattare le persone come oggetti, della superficialità imperante nei rapporti tra uomo e donna e ovviamente anche di dipendenza. In piccole ma determinanti scene ci mostra anche l'ipocrisia di alcune persone che credono che basti andare la domenica in chiesa a confessarsi e poi dire qualche Ave Maria mentre si suda in palestra per sentirsi in pace con se stessi e apposto con la coscienza. Questo può essere solo un esempio di tante paure e tante abitudini che caratterizzano oggi molte persone descritte nel film.

È un film onesto, che non si prende troppo sul serio e cerca di trasmettere un messaggio attraverso le immagini che mostra. Gli attori, che hanno quasi tutti ruoli stereotipati, i genitori tipici italoamericani, la bella ragazza sognatrice e bigotta, gli amici compagni di conquiste ecc, sono tutti molto bravi nell'interpretarli.  La pellicola ha però dei limiti e dei punti deboli. È molto ripetitiva, insiste troppo su alcuni argomenti, va bene mostrare la routine sempre uguale del protagonista ma una volta afferrato il concetto è inutile insistere, il rischio è quello di annoiare. La parte più debole è sicuramente il finale. Un film che cerca in tutti i modi di demonizzare gli stereotipi della vita cade poi alla fine nello stereotipo per eccellenza delle commedie romantiche, il lieto fine, la redenzione e tutti felici e contenti. Fatto sta che come esordio da regista e sceneggiatore, Joseph Gordon-Levitt può comunque ritenersi soddisfatto, le basi per fare meglio ci sono.  

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