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The Iceman – la recensione

Recensione del film The Iceman diretto da The Iceman, presentato Fuori Concorso al Festival del Cinema di Venezia 2012. Nel cast del thriller Michael Shannon, Winona Ryder, Chris Evans, Ray Liotta.

The Iceman si ispira alla biografia di Richard Leonard Kuklinski, un sicario di professione attivo tra gli anni Sessanta e Settanta negli Stati Uniti, facendo riferimento anche all’opera letteraria di Anthony Bruno, The Iceman: The True Story of a Cold-Blooded Killer. La regia è dell’esordiente di origine israeliana Ariel Vromen e il cast è formato da Michael Shannon, Winona Ryder, Chris Evans, Ray Liotta, oltre ad una brevissima apparizione di James Franco.

Richard Kuklinski (Michael Shannon), segnato da gravi traumi infantili, in età adulta sviluppa istinti omicidi che canalizza nell’uccidere persone per conto di boss mafiosi come sicario di professione. Ma parallelamente porta avanti una vita normale, con una moglie (Winona Ryder) e due figlie ignare del suo lato oscuro. Sarà proprio il suo amore per la famiglia a portarlo alla rovina.

The Iceman è Michael Shannon in tutto e per tutto, non solo perché il film si basa sulla vita di uno dei killer su pagamento più famosi e spietati d’America, tanto da ricevere il soprannome di uomo di ghiaccio con più di cento omicidi commessi, ma soprattutto perché Shannon ha un carisma e una presenza straordinaria che cattura l’attenzione dello spettatore anche quando è in silenzio, con le sole espressioni facciali. Non è un caso che da quando è diventato famoso con il ruolo del pazzo in Revolutionary Road -ricevendo quell’unica nomination data al film dall’Academy che ha ingiustamente snobbato i due protagonisti Kate Winslet e Leonardo DiCaprio- i personaggi scelti da lui sono tutti complessi, disturbati e disturbanti (vedi Take Shelter o la serie tv scorsesiana Boardwalk Empire), ma tutti stupendamente interpretati.

La regia di Volmer appare sicura e non mancano scene ad alta tensione emotiva; la violenza, insita nella storia, è fredda così come il suo maggior fautore, Richie, che perde totalmente il controllo – lo fa solo quando sente minacciata la sua famiglia, la cosa più importante per lui. È un uomo dal cuore di ghiaccio solo nelle apparenze perché nella vita privata è un buon padre di famiglia (talmente bravo e presente che nessuno si accorge della sua vera identità, né la moglie né tanto meno le due figlie) e nel “lavoro” non accetta mai di uccidere donne e bambini. Tutto ciò non basta però a far decollare il film, che resta un buon compitino svolto, come se ne possono trovare tanti, senza riuscire ad entrare nel cuore dello spettatore.

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