La Quinta Stagione
La Quinta Stagione

Recensione: La Quinta Stagione


Recensione del film La Quinta Stagione di Peter Brosens e Jessica Woodworth: piuttosto lento ma mai stancante con inquadrature che ricordano lo stile Lars von Trier; film consigliato.
Voto: 8/10

Cosa accade in un abitudinario villaggio delle Ardenne, popolato da contadini e allevatori, se il ciclo delle stagioni si interrompe? In La Quinta Stagione, il duo registico belga formato da Peter Brosens e Jessica Woodworth ipotizza, in maniera purtroppo molto realistica, lo stravolgimento della vita quotidiana e dei rapporti umani, dovuto ad un inverno che sembra non voler andare più via. E così tutte le stagioni, dall'Inverno sino all'Autunno, sembrano uguali a se stesse, opache e gelide. Il gallo non canta più, i semi non germogliano, le mucche non danno latte, le api muoiono e gli alberi iniziano a cadere uno dietro l'altro, seguiti dagli abitanti del villaggio, sia dal punto di vista fisico che umano.

Intrecciata nell'inquietudine della calamità, c'è la storia d'amore fra Alice, ragazza dagli occhi di ghiaccio e i capelli rossi, e Thomas, figlio del  fornitore di sementi e concimi del villaggio. Per tutta la durata del film i due si scambiano pochissime battute -si potrebbero contare sulle dita di una mano- ma il loro rapporto, il suo degradarsi, l'allontanamento, sono descritti in modo efficace e poetico attraverso inquadrature semplici e atteggiamenti simbolici. All'inizio i due ragazzi si cercano attraverso l'imitazione del richiamo degli uccelli, come a voler sottolineare la loro caratteristica vicinanza alla natura; si incontrano in una cava dalle pareti rocciose squadrate e freddamente geometriche, dove si scambiano un timido bacio perfettamente espresso da un primissimo piano delle loro labbra. Col tempo, più la situazione creata dalla calamità degenera, più i due si allontanano: Thomas insegue Alice nei campi, cercando di bloccarla sotto di sé, ma lei fugge. I due non si parlano, non si guardano nemmeno più, prendono direzioni completamente diverse. Thomas cerca di aiutare il forestiero Pol con le poche risorse che gli rimangono, mentre Alice decide di prostituirsi pur di dar da mangiare alla propria famiglia, distrutta dalla recente morte del padre e la depressione della madre.

Come per i due ragazzi, i rapporti umani diventano gelidi per tutti, guidati dal bisogno o dalla sopravvivenza, finché la follia, dovuta alla disperazione, porta quasi tutti gli abitanti a cercare un capro espiatorio che giustifichi quella catastrofe. La superstizione è sempre il modo più semplice di affrontare i problemi. Ed ecco che Pol, di passaggio nel paese, filosofo a apicoltore, pur essendo lui stesso una vittima dell'Inverno infinito, viene incolpato di tutto. I giganti di cartapesta, simbolo di festa all'inizio del film, diventano, così, alla fine, messaggeri di crudeltà. I registi ci accompagnano lentamente dalla tranquillità quasi magica delle prime scene alla crudezza insensata dell'epilogo, mantenendo però una coerenza strabiliante e lasciando un profondo senso di malinconia e angoscia nello spettatore.

In La Quinta Stagione molte inquadrature lasciano lo spettatore incantato ed estasiato: sembra di osservare un quadro di Bruegel in movimento. Viene da richiamare una famosa frase di Ennio Flaiano, il quale ricordava che "Il cinema è l'unica forma d'arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile". I colori, la fotografia, la scenografia, sono in grado di trasmettere perfettamente l'interiorità dei personaggi e il sentimento di malinconia e degrado della comunità colpita, riuscendo tuttavia ad attenuare la crudezza del racconto grazie ad una luce tenue e grigiastra che sembra racchiudere il film in una palla di vetro. Proprio i colori e le inquadrature portano avanti il racconto, risultando persino più narrative delle poche battute dei personaggi.

Il ritmo è piuttosto lento ma mai stancante, interrotto diverse volte da primi piani immobili tipici del cinema nordico, che ricordano molto Lars von Trier e le sue inquadrature in slow motion. 

La Quinta Stagione è un film fortemente consigliato, anche solo per le sue pluripremiate caratteristiche tecniche.

Valutazione di redazione: 8 su 10
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