American Hustle
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American Hustle – L’apparenza inganna, la recensione


American Hustle, l'ultimo film di David O' Russell, è una commedia atipica, resa brillante da dialoghi ben studiati e sorretti da una colonna sonora intelligente. La vera perla, però, sono gli interpreti che, da soli, riescono a rendere perfetta una pellicola il cui soggetto non brilla certo per originalità.
Voto: 8/10

Quando David O' Russell arriva al cinema con un nuovo lavoro lo spettatore non sa mai cosa aspettarsi. E' accaduto con I heart huckabees, una commedia à la Wenderson; è successo con il meraviglioso The Fighter, che lasciava ben poco spazio all'azione vera e propria sul ring, focalizzandosi piuttosto sui rapporti tra i personaggi. E' successo ancora con Il lato positivo, che sotto le sembianze di una commedia romantica atipica nascondeva tutto un universo da scoprire. American Hustle non fa eccezione. L'ultimo lavoro di O' Russell è una commedia imbevuta dalle atmosfere degli anni '70, ai quali si ricorre attraverso un uso molto intelligente e ironico della musica e dello stile estetico. Ma American Hustle è anche molto di più: potrebbe essere un thriller politico, una commedia sentimentale che si basa sul più tradizionale e gettonato dei triangoli. Lo spettatore, allora, accetta di lasciarsi guidare in un universo psichedelico, a volte esagerato, ma assolutamente affascinante.

Liberamente ispirato a fatti realmente accaduti, American Hustle tratta la storia di Irving Rosenfeld (un Christian Bale di nuovo teso verso una nomination ai prossimi Oscar), un truffatore che ha fatto degli inganni la sua arte di vita. Un giorno Irving conosce e si innamora della bella Sydney (Amy Adams), che per lui accetta di fingersi una nobile inglese di nome Lady Edith per truffare un numero imprecisato di disperati che credono nel facile guadagno attraverso investimenti bancari. Le cose tra i due vanno sempre meglio, e l'attività comincia a fruttare bei soldi. Questo finchè non vengono arrestati da Richie DiMaso (Bradley Cooper), un agente del FBI ambizioso ed eccentrico che offre ai due di collaborare con le autorità. Richie promette di non incriminarli se i due accetteranno di far parte di un piano volto ad incastrare Carmine Polito (Jeremy Renner), un appassionato politico che vuol ridare lustro al New Jersey. Il piano, però, comincia a complicarsi quando Sydney, gelosa della moglie di Irving, Rosalyn (Jennifer Lawrence), accetta le avances di un Richie sempre più ossessionato dal bisogno di successo. Come se non bastasse, Irving scopre in Carmine un ottimo amico, e l'idea di truffarlo comincia a rodergli la coscienza.

E' molto difficile, quando ci si trova davanti ad un'opera come American Hustle discernere il lavoro personale del regista da quello più immediato degli interpreti messi in gioco. Perchè è indubbio che questa pellicola deve molto del suo charme alle interpretazioni superbe dei suoi istrioni. Christian Bale, che di recente aveva già (ri)convinto la critica con la sua prova in Out of the Furnace, dimostra di riuscire ad ottenere il suo meglio quando a dirigerlo c'è David O' Russell. La macchina da presa sembra incapace di distogliere il suo sguardo indagatore da questo personaggio a metà strada tra il loser e il più canonico genio del male. Nonostante una fisicità offesa, del tutto dimentica della statuarietà di Batman, Christian Bale si offre agli spettatori in una chiave incredibilmente affascinante. Tale che, nonostante le sue malefatte e un'anima che di certo non si può definire santa, riesce a smuovere senza sforzo l'empatia del pubbico. Bale diventa una maschera, una sorta di macchietta che però riesce a contenere dentro di sè le migliori sfumature di caratterizzazione psicologica, con tanto di piccoli tic, manie e background educativi. Eppure, nonostante questo, non si può non ammettere che il vero diamante di American Hustle sono le due interpreti femminili. Jennifer Lawrence, che in qualche modo si può definire come una non protagonista, interpreta una degenerazione del suo personaggio di Tiffany in Silver Lining Playbook. Completamente fuori dagli schemi (e di testa!), Rosalyn è un personaggio sopra le righe, fragile e meschina al tempo stesso. Tuttavia la giovane età dell'interprete permette che il personaggio abbia anche forti venature comiche; un'attrice più grande avrebbe sicuramente portato molti più lati patetici in Rosalyn, che invece rimane ancorata in una dimensione dove il pubblico non può fare a meno di adorarla. Tra questi due poli si inserisce la sempre talentuosa Amy Adams, che, proprio come Christian Bale, riesce a dare il meglio di sè quando a dirigerla c'è un regista con una chiara visione personale. Spezzata tra l'accento inglese e quello americano, così come lo è tra i due uomini che popolano il quadro, Sydney/Edith cela dietro la sua bellezza un cuore duro, che sa bene quello che vuole e non si accontenta di niente di meno. La mimica espressiva dell'interprete di Come d'incanto riesce alla perfezione a dare concretezza a questa donna, rendendola molto verosimile.

Ma si farebbe comunque un torto a non riconoscere il merito di David O' Russell; l'ombra del regista imperversa in ogni inquadratura, nella scelta di passare da un piano americano ad un primissimo piano nell'arco di pochi frame. La regia è al servizio degli interpreti, senza dubbio, ma non rinuncia mai ad una propria visione e un preciso stile. Stile che si sposa bene con l'atmosfera messa in scena, che è quasi sempre sardonica, quasi parodistica. David O' Russell decide di prendersi sul serio, ma sempre con un sorriso eccessivo ad incurvargli le labbra. Il risultato è American Hustle, una commedia che in realtà non lo è, un tuffo negli anni '70 che prende in giro i suoi interpreti e allo stesso tempo li avvolge in un abbraccio affettuoso fatto di sonorità ormai vintage. A tutto ciò si aggiunge una sceneggiatura solida e brillante, colma di dialoghi concitati che, collegati gli uni agli altri in un ingranaggio perfetto di consequenzialità, permettono al film di entrare nel cuore dello spettatore, trascinandolo in un mondo dove le due ore e spicci di durata non si avvertono. Mai.

Valutazione di Erika Pomella: 8 su 10
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