The 100 3x02 - Wanheda Part 2
The 100 3x02 - Wanheda Part 2

Recensione The 100 3×02 – Wanheda Part 2


Con 'Wanheda - Part 2' The 100 continua a tessere, con lentezza ma precisione, i fili di questa terza stagione, mettendo delle ottime basi per un andamento narrativo con varie storyline pronte ad irretire chiunque sia pronto a dare a questo telefilm tanto sottovalutato una chance.
Voto: 9/10

Con Wanheda – Part 2 The 100 continua a tessere, con lentezza ma precisione, i fili di questa terza stagione, mettendo delle ottime basi per un andamento narrativo con varie storyline pronte ad irretire chiunque sia pronto a dare a questo telefilm tanto sottovalutato una chance. Clarke continua ad essere un ostaggio dello sconosciuto terrestre che l'ha rapita: non importa, tuttavia, quanto la ragazza provi a fermarlo e a difendersi. Lo sconosciuto, interpretato da Zach McGowan, continua ad arrancare verso il suo obiettivo. Devono passare un bel po' di minuti prima che il telespettatore capisca cos'è a muovere le scelte di Roan. Sappiamo che fa parte del popolo del ghiaccio, un popolo che sembra alquanto temibile; e sappiamo che sta cercando di rientrare nella tribù da cui è stato cacciato e il prezzo da pagare per avere di nuovo il benvenuto è proprio quello di consegnare Clarke, che nel frattempo – grazie ad un bagno non proprio desiderato nel fiume – è tornata bionda.

All'inizio tra i due sembra esserci più di una cosa in comune: sono entrambi raminghi, entrambi soli, entrambi lontani dalla propria gente. Tuttavia, molto presto, Roan mette le cose in chiaro, con un monologo stupendo che indirizza alla sua prigioniera. Per quanto entrambi possano essere dispersi sulla Terra, costretti a vivere lontani dalla propria gente, la differenza di base nella loro condizione è quella che sta alla base. Roan è stato esiliato, cacciato per qualcosa che ancora non ci è stato svelato, ma su cui è incredibilmente facile fantasticare. Il suo è stato un allontanamento forzato, uno sfregio, un dolore imposto da qualcun altro. E' stato qualcosa a cui si è dovuto arrendere e al quale sta cercando di porre rimedio nell'unico modo che (almeno fino ad ora) sembra conoscere: pagando un prezzo. Al contrario – proprio come le dice lui stesso – Clarke ha scelto la strada della codardia. Lei avrebbe potuto scegliere di affrontare i propri demoni e le proprie debolezze, le proprie paure e i propri sbagli, all'interno comunque della sua gente, di quel gruppo che ha imparato a conoscerla e ad apprezzarla. Roan insiste a dire a Clarke che lei è sola per sua scelta, che ha scelto consapevolmente l'esilio e la fuga, invece di rimanere ad affrontare anche se stessa. E questo, di fatto, sancisce la grande differenza tra loro due. E mentre Roan parla, Clarke sembra far tesoro di quelle parole, come se solo in quel momento avesse realizzato che sarebbe potuta rimanere, che non aveva bisogno di quell'esilio. E, ovviamente, con Clarke ridotta in cattività è chiaro che, per il rovescio della medaglia, l'altro punto forte di questa seconda parte è rappresentata da Bellamy.

In questa seconda parte lo vediamo ancora più bisognoso di trovare e salvare Clarke, come se da questo dipendesse il suo benessere mentale. E non importa gli ostacoli o gli eventi che inciampano sulla sua strada: eserciti in marcia, vecchi compagni dell'Arca apparsi come per magia … Bellamy è tutto proiettato verso l'unico scopo di salvare Clarke, al punto da abbandonare i propri compagni, indossando gli abiti dei nemici e infiltrandosi (di nuovo) tra essi. Finché non arriva nella grotta dove c'è Clarke e quel momento, quella manciata di pochissimi fotogrammi, rappresentano il punto più alto di questo episodio: nella carezza leggera che Bellamy da a Clarke, quasi volesse assicurarsi di averla davvero davanti agli occhi, di averla davvero a portata di mano. E in quei brevi istanti c'è una tenerezza, una dolcezza così infinite da spezzare il cuore. Peccato però che Roan è proprio dietro l'angolo, pronto a uccidere Bellamy. E a quel punto Clarke si arrende: lei così fiera e battagliera, sempre pronta a resistere, sempre pronta a ingaggiar lotta per avere la meglio, per difendersi e attaccare, cede. Si arrende, per lui. Implora Roan di non ucciderlo, dice che lo seguirà ovunque, che farà tutto quello che vuole, purché lo lasci vivere. Ed è proprio in questa arrendevolezza che si evince il legame tra Bellamy e Clarke, un legame che bisognerebbe essere ciechi per non notare. E nelle parole di Clarke, Roan nota qualcosa, un qualcosa che, come si diceva in apertura, fa fantasticare sul suo passato; alla fine, infatti, il terrestre ferisce alla gamba Bellamy e gli ordina di non seguirli, ma lo lascia in vita. Bellamy perde i sensi e quando riapre gli occhi la sua amica è scomparsa.

Zoppicando, ferito e pieno di paura, Bellamy cerca comunque di raggiungere i due fuggiaschi, ma viene comunque raggiunto dai suoi compagni, che lo mettono davanti all'evidenza: è ferito, non andrà lontano con quella gamba, deve rinunciare all'inseguimento immediato. Ma negli occhi di Bellamy c'è una tale paura e una tale ansia, che riesce a trasmetterli immediatamente a chi guarda. Continua a ripetere che bisogna salvare Clarke. Lo ripete come un mantra. Alla fine, però, anche lui si arrende al dolore e alla consapevolezza che in quelle condizioni non potrà andare lontano. Nel frattempo Roan porta la ragazza da Lexa; era lei, infatti, a volere wanheda. Ma appena Clarke la vede, sputa in faccia al comandante, anche piuttosto giustamente. E Lexa, oltretutto, pur avendo ottenuto quello che vuole si rifiuta di pagare il prezzo e revocare l'esilio di Roan: questo perché la madre del terrestre, la regina del popolo del ghiaccio, sta muovendo guerra. La cosa più importante, di questa conversazione, è da una parte il nuovo incontro tra Clarke e Lexa, dall'altro il fatto che il telespettatore viene messo davanti al fatto che Roan è un principe. E, come forse abbiamo già detto, questo personaggio rischia di essere quello con il potenziale più alto.

Cosa ci è piaciuto:

• Il discorso che Roan fa a Clarke, riguardo al fatto che lei avesse una scelta e che invece ha scelto la strada della codardia.
• La scena tra Bellamy e Clarke, pochi minuti rubati al buio per portare in scena una grande tenerezza.
• Vedere Clarke che sputa in faccia a Lexa.
• Il ritorno di Nyko e il suo rapporto con Lincoln.
• Il personaggio di Roan, principe e guerriero: speriamo che riescano a sfruttarlo al massimo delle sue potenzialità.

Cosa non ci è piaciuto:

• Ancora una volta la storyline di Jaha e della città della Luce – che sembra più che mai solo il parto di una mente drogata – è la più debole.
• Jasper che continua il suo lutto rabbioso. Speriamo che il ritorno a Mount Weather, in un modo che adesso ci sfugge, riesca a mettere ordine nelle sue emozioni.
• La parte di Monty, sua madre e suo padre. Un po' noiosa.

Valutazione di Erika Pomella: 9 su 10
The 100The 100 (stagione 3)
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