AJ and The Queen
AJ and The Queen

AJ and The Queen, recensione della serie Netflix con RuPaul


'AJ and the Queen' è una serie dai colori sgargianti e i toni esagerati che diverte e, insieme, fa riflettere mentre porta sullo schermo un'amicizia improbabile ma tenerissima
Voto: 8/10

In Italia forse il nome di RuPaul non dice molto a tantissimi abbonati: ma tra gli appassionati e in America il nome di RuPaul Charles è quello di una delle Drag Queen più famose al mondo. Cantante, attore e presentatore RuPaul è ormai da anni alla guida dello show televisivo RuPaul Drag Race, di cui un paio di edizioni sono state trasmesse anche da Sky con il titolo di America's Next Drag Queen, prima che Netflix inserisse le undici stagioni dello show nel proprio catalogo.

Dopo essersi impegnato con l'edizione britannica del suo reality, RuPaul ha preso parte ad una serie originale Netflix, dal titolo AJ and The Queen, di cui è anche ideatore e produttore. La serie conta di dieci episodi, con una media di quarantacinque minuti di durata ognuno e segue le vicende di Robert, famosa Drag Queen chiamata Ruby Red (RuPaul) che, dopo essere stata truffata dal suo uomo, si arma di coraggio per iniziare una tournée negli Stati Uniti con lo scopo di arrivare a Dallas per vincere il titolo di Miss Drag Queen e intascare venticinquemila dollari per cercare di rimettersi in piedi. Il suo piano, tuttavia, viene messo a dura prova quando, nel camper che dovrà portare la showgirl in giro per gli U.S.A., Robert trova AJ (Izzie G.) una bambina di dieci anni scappata dalla famiglia in affido che vuole un passaggio in Texas per arrivare da suo nonno.

Come è facilmente intuibile dal titolo della serie, AJ and The Queen è una storia che non prevede una sola "regina", ma mette in campo due personalità che sono state messe a dura prova dalla vita e che devono trovare un modo per partorire un Piano B che permetta loro di rimanere a galla. Robert ha il cuore spezzato nel rendersi conto che l'uomo che credeva di amare era in realtà un truffatore che puntava solo al suo conto in banca. AJ, al contrario, è una bambina più vecchia dei suoi dieci anni, costretta a crescere con una madre tossicodipendente costretta a prostituirsi per pagarsi la droga e che sembra sempre troppo occupata per prendersi cura di lei. Al punto che AJ sceglie di lasciare New York per andare a cercare il nonno e, nel prendere questa decisione, ne prende un'altra: lei che chiede aiuto ad un uomo che per lavoro si veste da donna, deciderà di vestirsi e farsi passare per maschio, perché "nessuno da fastidio ai maschi". Pur con una differenza d'età abissale a dividere i due personaggi, AJ e Robert sembrano davvero due facce della stessa medaglia ed è indubbio che la parte più riuscita della serie è proprio da ricercare nel rapporto tra le due anime disperse che impareranno prima a sopportarsi, poi a comprendersi e, infine, ad accettarsi.

Ed è soprattutto l'accettazione la vera grande protagonista di questa serie. Non che fosse propriamente una sorpresa: RuPaul ha sempre infarcito i suoi spettacoli del bisogno di accettare se stessi. Non a caso la frase che chiude ogni episodio della sua Drag Race è sempre la stessa: "If you can't love yoursel, how in the hell you gonna love somebody else?". Frase che, tradotta, suona più o meno con un: se non puoi amare te stessa come diavolo potrai amare qualcun altro?. Ma AJ and The Queen va oltre questo semplice concetto di imparare a convivere con se stessi e con le proprie fragilità. La serie, infatti, mette in scena un universo quasi utopico: un mondo dove sembra non esserci transfobia né disprezzo per l'intersessualità. Un mondo dove le persone possono essere apertamente se stessi, amare chi vogliono, senza aver paura di subire conseguenze o percosse. L'unico momento in cui c'è davvero una messa in scena di odio, con un corteo che invita le drag queen a danzare all'inferno, diventa in realtà un momento di confronto e, soprattutto, la sceneggiatura dello show riesce a svuotare quelle manifestazioni e, allo stesso tempo, rappresentarne il lato più oscuro: è come se ci si volessero dire che chi pratica l'odio come altri praticano sport olimpici lo fa non perché effettivamente mosso da qualche dubbio morale, ma solo per noia. Ed è la noia, insieme all'indifferenza, che crea i mostri peggiori.

C'è da sottolineare, comunque, che i toni di AJ and The Queen sono assolutamente quelli della commedia quasi farsesca, coi suoi colori sgargianti e situazioni divertentissime. Persino la villain di turno – e che in realtà sembra impersonare la migliore amica di RuPaul Charles, Michelle Visage – è sopra le righe, con le sue tute elastiche sgargianti e la pistola rosa chocking. È come se si fosse voluto sopprimere ogni istinto alla violenza, rendendola in qualche modo "ridicola". Un po' come i Mollicci di Harry Potter: non può far paura qualcosa che ti fa ridere. RuPaul si diverte come un matto nella messa in scena di questo spettacolo on the road, dove ogni episodio porta il nome di una città dove il suo alter ego Ruby Red deve esibirsi: chiama a raccolta vecchi amici, come le drag queen che hanno conosciuto il successo tramite la Drag Race e che hanno continuato a gravitare intorno a Mama Ru. In AJ and The Queen, infatti, troviamo nomi decisamente noti del mondo drag, come Chad Michaels, Latrice Royale, Monique Heart, Trinity The Tuck, Jinkx Monsoon, Bianca del Rio e Valentina.

Il risultato è una serie stravagante ma affascinante, piena di colore e di situazioni assurde, che non mancherà di strappare più di una risata allo spettatore, mettendolo anche davanti a riflessioni tutt'altro che scontate: come l'importanza di capire chi si è e da quali trappole sentimentali bisogna sempre star lontani.

Valutazione di Erika Pomella: 8 su 10
speciale NetflixAJ and the QueenAJ and the Queen (stagione 1)
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