Per George Martin Internet ha reso la fan culture tossica


George Martin ha parlato di cosa significhi, oggi, avere a che fare con i propri fan su Internet

Game of Thrones potrà anche essere finito – con un finale da cui molte persone si devono ancora riprendere, vista la cocente delusione -, ma George Martin sembra avere ancora moltissime cose da dire. Durante un suo intervento al podcast Maltin on Movies, con il critico Leonard Maltin,  George Martin ha avuto l'occasione di parlare della fan-culture, ossia quella cultura ormai assodata grazie alla quale i fan di una serie (che sia essa televisiva, letteraria o quant'altro) si sentono non solo in diritto, ma anche in dovere di esprimere ogni pensiero, ogni critica e ogni suggerimento. Questo, naturalmente, grazie a Internet che ha sdoganato alcuni limiti posti dalla comunicazione e ha aperto le porte a dialoghi immediati, ma non sempre utili.

Durante lo show di circa novanta minuti, George Martin ha ricordato del suo "debutto" come scrittore di fanzine, prima dell'epoca di Internet e dei social media. Per i più giovani o per i meno esperti, una fanzine è una sorta di rivista amatoriale, del tutto scevra dall'impronta agonistica dei professionisti, che veniva realizzata da appassionati di un determinato argomento o genere, essenzialmente per avere l'occasione di condividere le proprie passioni con persone che la pensavano allo stesso modo su quel determinato genere di musica, o quella branca letteraria, eccetera eccetera.

Leonard Maltin – anche lui con alle spalle un passato legato al mondo non troppo sotterraneo delle fanzine – e George Martin hanno discusso a lungo di come la rete abbia dato ai fan una voce più grande. A questo punto Martin ha dichiarato che spesso, soprattutto nei social media, la conversazione "finisce in una spirale di malattia".

Un'affermazione decisamente forte per l'autore de Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, che deve gran parte del suo successo proprio a un fandom molto esteso, che ha intenzione di continuare a comprare i suoi libri nonostante la totale mancanza di rispetto dello scrittore nel palesare il poco impegno che ha messo in questi ultimi anni per realizzare il sesto libro della saga – a meno che non ci sia dietro una scelta di marketing per cui si è aspettato la fine di Game of Thrones proprio per cavalcare l'ondata nostalgia derivante dalla conclusione della serie.

Tuttavia George Martin non si è tirato indietro, né ha cercato di rimettere ordine nella sua affermazione. Ha, invece, continuato: "Internet è tossico in un modo in cui la vecchia cultura delle fanzine e dei fandom – fumetti, science fiction – non è mai stata". Poi ha continuato: "Ovviamente c'era anche chi non era d'accordo con te. C'erano delle faide, ma niente in confronto alla malattia che si vede oggi su Internet".

Un disaccordo che George Martin deve aver vissuto davvero sulla propria pelle, insieme a D.B. Weiss e David Benioff, autori di Game of Thrones, che si sono visti attaccare costantemente per la dubbia qualità narrativa presentata nell'ottava e ultima stagione della serie, con tanto di petizione da parte dei fan che chiedevano di girare di nuovo tutta la stagione. Una petizione record, che in pochissimo tempo ha guadagnato così tante firme e consensi da sottolineare non solo la delusione per il finale, ma anche la libertà con cui i fan si sentono in diritto di mettere bocca su un lavoro che presumibilmente non conoscono e che loro dovrebbero solo "accogliere", come qualcosa che gli viene offerto, non come qualcosa su cui hanno investito, tanto per fare un esempio.

Impostazioni privacy