Il Primo Re - 5 Film sul rapporto fraterno
Il Primo Re - 5 Film sul rapporto fraterno

Il Primo Re – 5 Film sul rapporto fraterno


In occasione dell'uscita de 'Il Primo Re', il nuovo film di Matteo Rovere con Alessio Lapice e Alessandro Borghi, vi consigliamo cinque film incentrati sul rapporto fraterno.

E' uscito oggi nelle nostre sale Il Primo Re, il nuovo film di Matteo Rovere che cerca di raccontare la nascita della leggenda di Roma attraverso la messa in scena – quasi mastodontica – del rapporto fraterno per eccellenza dopo quello tra Caino e Abele. E' il rapporto che contrappone Romolo e Remo, interpretati da Alessio Lapice e Alessandro Borghi. Quest'ultimo, dopo essere stato Stefano Cucchi per Sulla mia pelle, presentato nella sezione orizzonti della 75a Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, si appresta a tornare sul grande schermo con un altro ruolo iconografico. Il Primo Re, che è recitato in un protolatino messo a punto da importanti linguisti, ha richiesto quasi due anni di lavoro e un budget fuori dagli standard italici, ed è un film (di genere) che punta alle grandi produzioni estere e che irretiranno il pubblico non solo per l'ottima interpretazione offerta dai due istrioni principali, ma anche per quel respiro internazionale che lo rende una vera e propria rarità nel nostro cinema.

Per accompagnare l'uscita di questa pellicola, allora, abbiamo deciso di parlarvi di altri cinque film che hanno incentrato la loro forza emotiva e narrativa anche (e soprattutto) sul rapporto tra due fratelli, che sia un rapporto di contrasto, di ribellione o di adorazione.

5. LA MASCHERA DI FERRO di Randall Wallace

Era il 1998 e Leonardo DiCaprio, che ancora probabilmente non sapeva che sarebbe diventato uno degli attori più talentuosi della sua generazione, stava ancora cavalcando l'onda del successo portata dal film Titanic, dove recitava al fianco dell'amica Kate Winslet. E probabilmente fu proprio per sfruttare quell'eccesso di fama e amore che Randall Wallace pensò al premio Oscar per Revenant per il suo film La Maschera di Ferro. Tratto dal romanzo Vent'anni dopo di Alexandre Dumas, seguito di quei Tre Moschettieri che, ancora oggi, è uno dei romanzi più belli che siano mai stati scritti, La Maschera di Ferro racconta una delle tante vicende che i tre moschettieri sono destinati ad affrontare nel corso di questo sequel ambientato vent'anni dopo gli accadimenti del capolavoro di Dumas. La storia è quella dei tre moschettieri Athos (John Malkovich), Porthos (Gerard Depardieu) e Aramis (Jeremy Irons) che stanchi dei soprusi portati avanti dal superficiale e crudele Luigi 14 (Leonardo DiCaprio) cercano di destituirlo dal trono e sostituirlo con Filippo (sempre DiCaprio), contro il volere di D'Artagnan (Gabriel Byrne).
Luigi e Filippo sono fratelli, uguali sotto ogni punto di vista, almeno all'esterno. Sono entrambi perfettamente in grado di restituire l'immagine di una Francia baciata dal sole, con il loro volto angelico, gli occhi chiari, i capelli lunghi e ondulati che potrebbero facilmente far pensare a quelli di un cherubino. Ma tanto Filippo è gentile e buono e caritatevole, tanto Luigi è viziato, arrogante, crudele e superficiale. Uno non perde occasione di ringraziare chiunque sia disposto a prendersi cura di lui, l'altro non si fa scrupoli a usare il prossimo, a mandare giovani alla guerra solo per soddisfare i più bassi piaceri della carne. Uguali nell'aspetto, dunque, i due fratelli rappresentano i due volti dell'essere umano, la luce e le tenebre, il bene e il male. Sono dunque due personaggi che, in chiara lettura Dumas, servono a raccontare la via da seguire e quella da cui stare lontano. Il loro è un rapporto basato sulla paura e sull'odio: Luigi odia suo fratello e lo cela dietro una maschera di ferro. Filippo, che invece è la bontà fatta persona, arriva anche a perdonare il fratello per il destino a cui lo ha legato, ma questo non cambia il fatto che il rapporto tra i due sia necessariamente rovinato dal carattere brutale di Luigi. Un plauso, naturalmente, va fatto alle grandissime doti istrioniche di DiCaprio – di cui torneremo a parlare poco più avanti – che riesce a dare un volto a due personaggi. Un volto che, pur essendo sempre lo stesso, riesce a rimandare con chiarezza la differenza d'animo che lo muove.

4. BUON COMPLEANNO MR. GRAPE di Lasse Hallstrom

Eccoci di nuovo pronti a parlare di Leonardo DiCaprio e della sua immensa bravura. Buon compleanno Mr. Grape rappresenta la prima volta in cui tutto il sistema dei premi dell'industria cinematografica di Hollywood ha fatto un buco nell'acqua, dal momento che l'interpretazione di DiCaprio era, senza ombra di dubbio alcuno e pure a distanza di più di venticinque anni, di quelle che meriterebbero ogni premio possibile e immaginabile. Il film di Lasse Hallstrom racconta la storia di Gilbert Grape (interpretato da un altrettanto carismatico Johnny Depp) che lamenta un'esistenza quotidiana fatta di ripetizioni e di doveri a cui non può rinunciare, come quello di assicurarsi che sua madre Bonnie (Darlene Cates) stia bene e, soprattutto, quello di prendersi cura del fratello minore Arnie (DiCaprio), ragazzo con un ritardo mentale e una spassione smisurata per una torretta su cui continua ad arrampicarsi. La vita di Gilbert cambia quando in città arriva Becky (Juliette Lewis) che rimescolerà le carte dell'esistenza di Gilbert, costringendolo a guardare in faccia le sue scelte e anche le sue priorità. Il rapporto tra Gilbert e Arnie rappresenta, in questo film, il vero punto nevralgico del racconto, più della storia d'amore con Becky, più con il percorso di presa coscienza da parte di Gilbert di chi è e di non è più disposto a fingere che sia. La parte più emotiva del film, e anche quella più empatica, passa attraverso lo sguardo amorevole di un fratello maggiore che cerca di prendersi cura del fratello minore, che lo protegge persino dalla cattiveria della gente e che è sempre disposto ad ascoltarlo, a giocare con lui, a condividere con Arnie tutto quello che ha, compreso il suo tempo libero. Ma, allo stesso tempo, il rapporto è un rapporto che ha del tossico, perché Arnie – suo malgrado – divora tutto ciò che Gilbert mette in mostra: il suo tempo, le sue speranze, la possibilità di un futuro diverso. E, allo stesso tempo, Gilbert è, per Arnie, migliore amico ma anche carnefice, perché quando sei "costretto" a portare sulle spalle l'esistenza e la felicità di una persona, al punto che essa dipende da te, non puoi neanche permetterti di fare un passo falso, perché da quel semplice passo falso può arrivare un seme di distruzione che rovina tutto.

3. THE ACCOUNTANT di Gavin O' Connor

Se c'è un regista che ha fatto dei rapporti fraterni il proprio marchio di fabbrica, quello è sicuramente Gavin O' Connor (e, spoiler alert, questa teoria verrà confermata anche più avanti in questa sorta di lista/classifica). The Accountant – film che è stato presentato alla Festa del Cinema di Roma, racconta la storia di Christian Wolff (Ben Affleck), un uomo affetto da una forma di autismo che è, anche, un genio dei numeri e della matematica, e che molto spesso viene assoldato da agenzie criminali per svolgere mansioni tutt'altro che legali, dietro la facciata del semplice lavoro di contabile (il the accountant del titolo). Tuttavia, quando Christian verrà assunto da una grande multinazionale per controllare i conti porterà alla luce una verità che metterà sulle sue tracce un sicario senza scrupoli (Jon Bernthal) i cui uomini sono pronti a far fuori sia Christian sia Dana (Anna Kendrick), una ragazza con cui Christian ha cominciato – con tantissime difficoltà, visto il suo disturbo – a fare amicizia.
Sarà difficile parlare del rapporto fraterno che questo film mette in scena senza correre il rischio di incappare in spoiler per chi ancora non ha visto questa pellicola (cosa state aspettando, esattamente?), ma tenteremo comunque di fare del nostro meglio. Come si diceva in apertura, Gavin O'Connor è un vero maestro nel portare in scena rapporti fraterni che sono fatti di rancore e risentimento, ma anche e soprattutto di vuoto e abbandoni. Anche in questo caso Christian è al centro di un rapporto con suo fratello che si basa essenzialmente sui silenzi, sull'essersene andati, sull'essere spariti insieme a un genitore e aver sprecato un'infanzia passata insieme, con un padre pronto ad addestrare il proprio figlio minore affinché sia sempre pronto a prendersi cura del più grande, con una mente geniale che, tuttavia, non è in grado di rapportarsi al mondo. The Accountant si dispiega allora su due piani narrativi, uno nel presente in cui vediamo Christian cercare di fuggire a chi lo vuole morto, dimostrando che ha imparato le lezioni del padre, e uno che scava invece nel passato, in cui si vede Christian piccolo, indifeso, e suo fratello pronto a picchiare chiunque gli faccia del male o sia tanto coraggioso da provarci. Il film di O'Connor non interessa tanto per la trama action, né per il destino legato a Christian: quello che fa breccia nell'empatia del pubblico è proprio questo rapporto fraterno, non del tutto normale, pieno di risentimento, ma così struggente da lasciarvi in lacrime alla fine del film.

2. THE FIGHTER di David O' Russell

Basato sulla vera storia del pugile Mickey Ward, The Fighter è stato il film che ha portato all'Oscar Christian Bale come miglior attore non protagonista per il ruolo di Dicky Ward, fratello maggiore di Mickey (uno straordinario quanto sottovalutato Mark Wahlberg), tossico da crack che, dopo un momento di gloria sul ring, ha subito un calo nella sua carriera, diventando tutto pelle e ossa e passando il suo tempo ad allenare il fratello minore nella sezione dei Pesi Medi. Nell'allenamento Mickey – che nel frattempo inizia una storia d'amore con Charlene (Amy Adams) – cerca di fare affidamento anche su sua madre Alice (Melissa Leo, premio Oscar come non protagonista) che fa da manager al figlio, sebbene sia evidente la sua predilezione per Dicky, a discapito di Mickey, che si vede sempre messo in secondo piano. Ma la bellezza di questo rapporto è che, nonostante la preferenza di Alice sia quanto mai ovvia, Mickey adora suo fratello maggiore, pur con tutti i suoi difetti e i suoi limiti. E anche quando il rapporto si incrina, quando Mickey comincia a vedere il suo sogno infrangersi contro l'egoismo del fratello, c'è tra i due uomini un legame che nessuno sembra capire, un rapporto in cui nessuno può mettere bocca e nel quale nessuno si può intromettere. Sono due uomini che si vogliono bene, nonostante tutto. Ed è proprio in quel nonostante tutto che si racchiude alla perfezione la bellezza di questo rapporto fraterno, perché racconta la verità che travalica lo schermo. Perché quando vuoi bene a qualcuno gli vuoi bene a prescindere da, nonostante; e il rapporto di Dickey e Mickey si basa proprio su queste locuzione, sugli eppure intorno a cui si possono costruire giustificazioni e perdoni. E Mickey non può combattere senza suo fratello e Dicky riesce ad essere la versione migliore di se stesso solo quando può prendersi cura di Mickey e della sua carriera di pugile.

1. WARRIOR di Gavin O' Connor

Dal momento che, come abbiamo scritto qualche riga più su, non c'è persona che sia in grado di raccontare i rapporti fraterni come Gavin O'Connor era impensabile non portare un suo film nella top di questa lista di consigli. Warrior è, senza dubbio alcuno, uno dei massimi esempi di come si dovrebbe raccontare una storia di lotta e riscatto, passando attravero il rapporto burrascoso tra due fratelli. Da una parte abbiamo Brendan (Joel Edgerton), insegnante e padre di famiglia che, per guadagnare qualche spicciolo in più, partecipa a degli incontri clandestini. Dall'altra parte c'è Tom (Tom Hardy) che torna in città dopo aver lasciato l'esercito e dopo anni in cui non vedeva il fratello e il padre (Nick Nolte), un ex alcolizzato che picchiava la madre dei due ragazzi e che ora sta cercando di rimettere in ordine la propria vita. Quando viene annunciato la creazione di un torneo di arti miste in cui il primo classificato vincerà ben cinque milioni di dollari, i due fratelli decidono di gareggiare: uno per salvare la propria casa, l'altro per dare i soldi della vincita alla moglie di un suo compagno d'armi morto in guerra. Il primo verrà allenato da un uomo che crede in Mozart e in Beethoven (Frank Grillo), il secondo verrà seguito dal padre che, mentre ascolta l'audiolibro di Moby Dick, cerca di ricostruire un rapporto con il figlio. Brendan è fatto per resistere, Tommy ha una forza quasi sovrumana: due personaggi che si scontrano e che, al tempo stesso, si completano. Sono entrambi pieni di rabbia, e mentre Brendan cerca in qualche modo di mediare e costruire il rapporto che crede di aver perso, Tommy non vuole sentire ragioni. Si è sentito abbandonato dal fratello, si è sentito tradito da chi gli aveva dato la sua parola che non lo avrebbe mai abbandonato. E Tommy mette quella rabbia sul ring, nei colpi che getta contro i corpi di avversari che non sono abbastanza forti da sopportare i colpi con cui l'uomo cerca di mettere a tacere i suoi demoni personali. Il rapporto tra Brendan e Tommy – supportato anche dalle note dei The National – è fatto di spigoli e bombe improvvise, di fantasmi che danzano negli spazi vuoti tra i corpi dei due fratelli, di tentativi di perdonare e perdonarsi e di una rabbia che bisogno di pugni e calci per essere sfogata come si conviene.

The AccountantLa maschera di ferro
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