La Cosa, confronto effetti speciali del film di Carpenter e van Heijningen
Mettiamo a confronto gli effetti speciali del film di John Carpenter del 1982, La Cosa, con l’omonima produzione del 2011 di Matthijs van Heijningen Jr.. Il prodotto del pioniere Rob Bottin rappresentarono una grande innovazione del genere poichè quegli effetti speciali rappresentano ancora un punto di riferimento. L’evoluzione della tecnologia ha permesso ai filmmaker di […]
di Redazione / 31.10.2011
Mettiamo a confronto gli effetti speciali del film di John Carpenter del 1982, La Cosa, con l’omonima produzione del 2011 di Matthijs van Heijningen Jr.. Il prodotto del pioniere Rob Bottin rappresentarono una grande innovazione del genere poichè quegli effetti speciali rappresentano ancora un punto di riferimento. L’evoluzione della tecnologia ha permesso ai filmmaker di scegliere tra l’uso esclusivo di CGI, e la combinazione tra CGI ed effetti speciali.
Per gli appassionati del genere e nello specifico di La Cosa , il timore era “Che avremmo dovuto fare uno spettacolo interamente in CGI“, secondo Newman. La decisione finale si rivelerà poi più semplice. “Avevamo l’obbligo di fare più che realmente potevamo per questo film“, dice Newman. “Tuttavia, in realtà l’esperienza e il CGI hanno funzionato molto bene insieme“: La fusione del lavoro di Bottin e l’uso della nuova tecnologia.
La tensione dell’attesa del mostro deve generare ancor più timore della vista del mostro stesso. Il regista van Heijningen dice:
“Oggi abbiamo la capacità di fare le trasformazioni in CG, ma il risultato finale migliore è sempre dato dalle protesi. Ho provato ad ottenere il miglior mix tra CGI e protesi. Il modo di girare è come quello usato da Bottin. Non vedi il dettaglio, e lasci che sia il pubblico ad immaginare il mostro“.
Tom Woodruff Jr ed Alec Gillis per Amalgamated Dynamics Inc (ADI), sono rispettivamente il co-designer e co-creator degli effetti speciali e make up. Abraham spiega quanto fosse importante che il loro lavoro fosse fatto bene. Dice:
“Per questi ragazzi, il film di Carpenter è come Quarto Potere, il loro Lawrence d’Arabia. Anche se provano una certa riverenza, morivano dalla voglia di dire “Anche noi sappiamo fare quel genere di cose!” Troppo tempo è passato, quasi 30 anni da quando è stato fatto il film di Carpenter. Per gente come Alec e Tom questa era l’occasione per rendere omaggio ad un film determinante nella loro vita. Non credo che avrebbero accettato questo lavoro se pensavano di non farcela“.
Woodruff dice:
“La concezione della creatura di Bottin e del suo team ha avuto un impatto molto forte su tutti noi, e che ha dato vita ad un’evoluzione in questo settore.Avere tra le mani il prequel è scoraggiante ma allo stesso tempo è un sogno“.
Gillis aggiunge:
“Abbiamo fatto in modo di essere più fedeli possibile all’originale, in quanto era già all’ora un film all’avanguardia. Vogliamo porre delle regole a questa creatura, su cosa può fare e soprattutto cosa non può fare. E’ lì che inizia il divertimento“.
Woodruff e Gillis sono d’accordo con van Heijningen che la creatura deve apparire in maniera fulminea, solo raramente per intero. Spiega Gillis:
“Questo è un film dell’orrore dove alcune cose sono oscure, non necessariamente tutto deve essere mostrato. Siamo stati attenti a come tirar fuori le sorprese. Ed è qui che entrano in gioco il trucco e gli effetti speciali. Forniamo un effetto illusorio molto vicino alla realtà, tattile, che invade il corpo fino a coinvolgerlo“.
Il processo creativo di Woodruff e Gillis inizia dall’idea dell’aspetto esterno della creatura, fino alla sua realizzazione. Così sono sempre loro a dover decidere dove l’animazione deve intervenire, dove i manichini o le protesi, o dove invece si necessitano tutte e tre le cose.
Essi hanno apprezzato che il regista è sempre stato in accordo con il loro punto di vista. Woodruff commenta:
“Matthijs ha capito che stavamo andando oltre al solo fatto di muovere creature e pupazzi sul set. Ha intuito che volevamo trovare il modo più efficace per far sì che fossero parte integrante della storia. Ha avuto le idee molto chiare su come svelare i vari aspetti della creatura all’interno del film”.
Il suo socio conclude:
“Abbiamo impiegato tutti i trucchi di nostra conoscenza. Avremmo potuto costruire il più sofisticato personaggio d’animazione, ma è sempre bene avere per le mani un pupazzo. Nessuna tecnica è da considerare obsoleta, né troppo all’avanguardia“.
Per completare gli effetti speciali ha contribuito un gruppo di prim’ordine specializzato in effetti visivi. Il produttore di effetti visivi Petra Holtorf-Stratton descrive l’approccio:
“Abbiamo puntato al realismo. Matthijs è rimasto molto impressionato dal lavoro di Image Engine in District 9 e dal realismo delle creature. Sono venuti con delle ottime idee. Ci siamo inoltre rivolti alla ADI per curare l’aspetto delle creature e gli effetti speciali. L’obiettivo è quello di dare l’aspetto migliore al film“.
Il regista fa un esempio pratico riguardo il suo interesse della fusione tra effetti artigianali e CGI:
“Ho pensato che se il mostro può trasformarsi e cambiare aspetto quando vuole, la sua struttura deve essere translucida. Perciò si possono notare le vene ed i muscoli che si modificano tra una trasformazione ed un’altra. E’ straordinario vedere questa trasformazione del corpo mediante l’utilizzo del CGI, mentre per effetti più grandi si utilizzano le protesi“.