La tribù del calcio
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La tribù del calcio, intervista a Paolo Pulici – 22 marzo 2013


Venerdì 22 marzo 2013 su Premium Calcio a La tribù del calcio intervista esclusiva a Paolo Pulici, l'ex attaccante del Torino, con cui vinse lo scudetto nel 1974-75.

Domani, venerdì 22 marzo 2013, in chiaro su Premium Calcio alle ore 23.00 ritorna La tribù del calcio, la rubrica curata da Paolo Ziliani per i veri appassionati di pallone, con un’intervista esclusiva a Paolo Pulici.

L’ex attaccante del Torino, con cui vinse uno storico scudetto nel 1974/75, sfoglia l’album dei ricordi, a cominciare dagli inizi in Serie A:

Esordii a 18 anni, in Torino-Cagliari. Ero nel sottopasso schiacciato dalla tensione quando sentii una mano sulla spalla: era la mano di Gigi Riva. Mi disse di stare tranquillo, che noi che arrivavamo dal Legnano non potevamo sbagliare. Quelle parole mi diedero una carica incredibile. Ero arrivato al Torino dopo un provino non andato bene all’Inter. Lo ricordo ancora. Facemmo il provino a Rogoredo e a vederci c’erano Helenio Herrera e Invernizzi. A fine partita confabularono un po’ tra loro e sentii Herrera dire che il numero 11, cioè io, era troppo veloce per giocare a calcio. Nientemeno. Infatti mi scartarono“.

A proposito delle 15 stagioni passate in maglia granata, Pulici dichiara:

Nel 1971/72 perdemmo lo Scudetto a scapito della Juventus per un solo punto: allora le vittorie valevano 2 punti. Ebbene, nel finale di campionato l’arbitro Barbaresco ci annullò due gol in due partite diverse a dir poco discussi: quello di Agroppi sul campo della Sampdoria e quello di Toschi a San Siro contro il Milan. Due punti che ci costarono lo scudetto. Ma ci siamo rifatti nel 1974/75, con la Juve che era avanti di 5 punti. Eravamo una squadra stupenda, impostata nel tempo da Giagnoni e Edmondo Fabbri e perfezionata poi da Gigi Radice. Giocavamo un calcio modernissimo: io e Graziani eravamo i primi a fare pressing sui difensori e quando rubavamo palla era sempre gol. E dietro c’erano Caporale e Mozzini che non facevano libero e stopper, ma giocavano in linea tenendo la posizione come i centrali di oggi. Insomma, eravamo avanti di 30 anni. Anche i tifosi erano fantastici: erano loro a farmi da radar e a darmi il senso della distanza dalla porta, per questo segnavo spesso spalle alla porta, non avevo bisogno di guardare. Anche se non finì benissimo la mia esperienza al Torino: quando Pianelli cedette il club a Sergio Rossi, Moggi disse ai giornali che Pulici non era più da Toro. Era l’estate del 1982. Io chiesi di poter fare la preparazione, per vedere se quel che diceva Moggi era vero: mi risposero di sì, poi invece mi cedettero. All’Udinese. In realtà il motivo era un altro: Pianelli aveva venduto la società ma non il mio cartellino, che volle regalarmi. Insomma, per Moggi io non rivestivo più alcun interesse, stando così le cose“.

Infine, a proposito dell’esperienza in Nazionale, l’ex attaccante del Torino dichiara:

Per me è sempre stato un tabù. Sono l’unico giocatore italiano ad aver vinto 3 volte la classifica cannonieri, ma in azzurro il solo record che posso vantare è quello di aver fatto due Mondiali in tribuna: nel 1974 e nel 1978. E per fortuna che Bearzot diceva di essere un tifoso del Toro! In realtà faceva giocare solo quelli della Juventus, senza alcun turn-over: come in Argentina, quando con l’Italia già qualificata mandò in campo tutti i titolari anche per il 3omatch del girone, proprio contro l’Argentina. l giorno prima dovevo giocare, la sera della partita mi ritrovai in tribuna! A fine Mondiale dissi a Bearzot che a queste condizioni era meglio se mi lasciava a casa. Così in azzurro non giocai più“.

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