Paulette Bernadette Lafont
Paulette Bernadette Lafont

Paulette: intervista Bernadette Lafont, protagonista del film


Intervista fatta a Bernadette Lafont, che interpreta Paulette nel film francese Paulette diretto da Jérome Enrico.

Vi proponiamo l'intervista fatta a Bernadette Lafont, che interpreta Paulette nel film francese Paulette.

Qual è stata la sua prima reazione leggendo la sceneggiatura di Paulette?
Ho iniziato a saltare di gioia sul divano! Mi è subito venuta voglia di fare questo film! Ero affascinata e mi sembrava di avere a che fare con una commedia all'italiana, dotata di un equilibrio perfetto tra ironia e sociale, ma soprattutto ero conquistata dall'originalità della scrittura, che non era comune e banale. In seguito, quando ho scoperto che Jérôme aveva realizzato la sceneggiatura assieme a una sua allieva durante un laboratorio di scrittura, non sono rimasta sorpresa. Che stile moderno!

Fin dall'inizio, era previsto che lei fosse la protagonista?
Credo che Jérôme Enrico abbia pensato a me, ma bisognava convincere i produttori, anche perché c'erano altre attrici disponibili. Io non conoscevo Alain Goldman, ma per la prima volta nella mia vita, ho superato la mia paura degli esami e gli ho telefonato, per esprimere il mio entusiasmo e la mia voglia di partecipare. Lui è stato molto gentile, ma mi ha fatto attendere molto prima di darmi una risposta. Un giorno, mi hanno convocato agli uffici della Légende. Ero sicura che mi avrebbero offerto un ruolo, ma sarebbe stato quello di Paulette o di una delle sue amiche? Who knows!

Tuttavia, all'inizio del film, Paulette è razzista e cattiva, sembra quasi una clochard… Non aveva paura di interpretare un personaggio simile?
Tutt'altro! Era il lato simpaticamente amorale del personaggio che mi ha sedotta. E anche se il film era una fiaba, esistono tante Paulette nella vita reale. A sua difesa, va detto che Paulette è una donna distrutta dalla vita, ma che conserva una grande forza vitale. La sua combattività e il suo coraggio fanno sì che lei si meriti che le cose vadano al posto giusto, anche se non lo fa in maniera legale!

Lei è odiosa con la sua famiglia, sleale con le amiche, maleducata con tutti quelli che incontra…
Certo, ma evolve molto nel corso della storia, e anche all'inizio ritengo che possegga un'energia e una vitalità promettente, nonostante la sua situazione economica disastrosa. E' la sua vita e dipende dalle sventure che le sono capitate, che la portano a essere schiava dell'odio verso gli altri, ma fin dall'inizio lei è molto orgogliosa, tanto da preferire rovistare tra i rifiuti piuttosto che andare alla mensa dei poveri. Inoltre, il suo amore incondizionato per il defunto marito la rende commovente. Mi piace il coraggio che mostra nel tentativo di cambiare il suo destino, nonostante essendo anziana, povera e sola, non ha nessuna carta da giocarsi. Certo, lei si ritrova coinvolta con la delinquenza, ma non ha scelta. Dopo aver letto la sceneggiatura, mi sono detta che Paulette aveva un legame con due dei film più importanti della mia carriera: l'eroina di Alla bella Serafina piaceva far l'amore sera e mattina di Nelly Kaplan e Mica scema la ragazza! di François Truffaut, anche loro dei personaggi al limite e trasgressivi. Se fossero invecchiate, sarebbero potute diventare delle Paulette!  

Le riprese sono state complicate?
Sì e no. Ho adorato girare il film, ma ci ho messo due mesi ad abbandonare il personaggio. Oltre alla scena di lotta, molto fisica, ho dovuto imparare a mollare tutto, in senso metaforico e letterale.

Che vuole dire?
Per usare un eufemismo, possiamo dire che Paulette non è viziata dal punto di vista fisico. A parte la parrucca, non abbiamo utilizzato nessun trucco. Ho dovuto allenarmi ad abbandonare il mio viso, senza cercare di essere vivace, puntando su un aspetto ordinario… da mantenere in qualsiasi momento. Avevo un po' paura del risultato, ma penso che le luci del direttore della fotografia, Bruno Privat, fossero fantastiche e permettessero di dimenticare un po' il 'muso' di Paulette! Prima delle riprese, abbiamo lavorato molto con il regista, sia sulla sceneggiatura che sulle caratteristiche del personaggio. Mi ricordo di aver pensato che il foulard sui capelli fosse eccessivo, ma Jérôme mi ha assicurato che molte donne della mia età ne portano ancora uno in periferia. Quando siamo arrivati a Bagnolet per le riprese, ho capito che aveva ragione: le strade erano piene di Paulette!

Quali sono state le scene che le è piaciuto maggiormente girare?
Le scene comiche mi hanno entusiasmato: quella di Paulette che si confessa al prete del Gabon e gli dice di "meritarsi di essere bianco" mi ha incantato. Le partite a carte con le amiche sono state l'occasione di lavorare con delle attrici che ammiro da molto tempo: Dominique Lavanant, Carmen Maura e Françoise Bertin sono eccezionali per precisione e simpatia. Ma soprattutto mi è piaciuto lavorare con i giovani attori: Paco Boublard, che interpreta Vito, il capo degli spacciatori, mi ha stupito per come pronunciava sempre delle frasi rozze, mentre poi appena si smetteva di girare diventava adorabile ed educato. E anche Axelle Laffont, che interpreta mia figlia in maniera profonda e trattenuta… Mio Dio, bisognerebbe citarli tutti, hanno fornito un contributo importante al film. Lavorare con degli attori così bravi, ti costringe a superarti e, in un certo senso, è una dimostrazione di coraggio.  

Il film ha una patina di amarezza. Anche lei pensa che la nostra società abbandoni gli anziani?  
Io ovviamente non mi trovo nella stessa situazione economica di Paulette. Tuttavia, credo che al di là degli ambienti sociali differenti, c'è una costante quando si invecchia: un sentimento di inutilità e anche di abbandono. Per un'attrice della mia età, ottenere il ruolo da protagonista in un film del genere è un regalo inatteso! Se Paulette riuscirà a far passare il messaggio: "non scoraggiatevi, possiamo ancora essere utili", sarebbe un'ottima cosa! (risate).

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