A Giffoni 2018 Ferzan Ozpetek, Cristiano Caccamo e Anna Valle


Per Ferzan Ozpetek 'ci vorrebbe un Giffoni Film Festival in ogni paese del mondo', Cristiano Caccamo suggerisce ai giurati che 'nella vita niente è impossibile' mentre Anna Valle ai giffoners consiglia di 'guardare alle difficoltà come opportunità'.

Nella giornata di sabato 21 luglio 2018, ospiti al Giffoni Film Festival anche Anna Valle, Ferzan Özpetek e Cristiano Caccamo.

Anna Valle a Giffoni 2018

Anna Valle  ai giurati del Giffoni Film Festival presenta "L'età imperfetta", progetto che le è caro, che ha prodotto e interpretato in un lavoro di squadra con il marito Ulisse Lendaro, al suo debutto come regista. Il film ha girato per mesi tra arene, scuole e manifestazioni culturali per portare ai ragazzi un messaggio forte.

La storia, ambientata nel mondo della danza, vede protagoniste le adolescenti Sara e Camilla, due amiche molto diverse che diventano antagoniste quando un provino le mette una contro l'altra. Il film, in programma sabato 21 luglio, è il frutto del desiderio dell'attrice di raccontare un momento della vita che le è particolarmente caro, quello dell'adolescenza:

"Ripenso spesso a quel periodo perché mi sembra molto vicino. Ho vissuto le debolezze di Camilla e la finta sicurezza di Sara, vivendo in bianco e nero come fanno tutti i ragazzi che non vedono spesso le sfumature e mostrano una felicità che a volte non provano. All'epoca tutto mi sembrava possibile, vedevo tante porte aperte davanti a me. E anche ora è così perché non faccio bilanci e non programmo i prossimi vent'anni. Mi piace guardare persino alle difficoltà come fossero opportunità e anche i 'no' ai provini li ho usati come stimolo per guardare oltre". – Anna Valle 

L'ex Miss Italia ha appena ultimato le riprese della nuova fiction di Ivan Cotroneo, "La compagnia del cigno", che la vede protagonista nei panni di un'insegnante di pianoforte delusa dalla vita.

Dopo un dramma abbandona tutto, anche il suo grande amore, Luca (interpretato Alessio Boni), ma piano piano si riavvicina a lui. Con questa serie Ivan dimostra ancora una volta la sua grande capacità di prenderti per mano e portarti in volo, facendoti sognare". – Anna Valle 

Ferzan Özpetek a Giffoni 2018

"Giffoni è importantissimo: educa al cinema, al bello, all'altro", dice Ferzan Özpetek, ospite della seconda giornata della 48esima edizione del Giffoni Film Festival  per una lezione sulla cinematografia riservata ai masterclasser Classic.

"Sono tornato con piacere perché Giffoni è importantissimo. Quando son venuto, due anni fa, son rimasto stupito dalle domande dei giovanissimi, che credevo lontani dai miei film. Ma qui si responsabilizzano i ragazzi al giudizio, qui crescono con l'odore del cinema, con l'amore per il confronto. (…) So che quest'anno ci sono 5600 giurati Ecco, vorrei fossero 50.000, vorrei ci fosse un Giffoni in ogni Paese del mondo. Sarebbe fantastico. Vorrebbe dire avere un'intera generazione che amerà andare al cinema, che amerà e amerà il prossimo".

Giffoni si conferma, dunque, un'oasi di 'resistenza' al clima di chiusura e di diffidenza nei confronti dell'altro che si respira nel mondo:

"C'è qualcosa di strano nell'aria. Si percepisce una sorta di complotto mondiale che alimenta la paura. All'epoca de 'Le Fate Ignoranti' c'era una generale tendenza alla globalizzazione, oggi è il contrario: tutti vogliono la sicurezza della propria cultura. C'è una crisi di identità a livello mondiale" sottolinea Özpetek, non senza preoccupazione.

I giffoners, invece, hanno un'identità precisa, data dal condividere l'esperienza del Festival. E la condivisione è il cuore dell'opera di Ozpetek:

 "Scrivo libri, faccio post su Instagram, giro film per condividere quel che vivo. Si racconta quel che si vive, è quella la fonte"

Özpetek ha annunciato un suo ritorno a Napoli per dirigere Madama Butterfly al San Carlo, dopo La Traviata che ha debuttato lo scorso anno. Tra i suoi progetti c'è quello di un nuovo film: "Sto sviluppando un'idea, ma è ancora presto per parlarne".

Özpetek è inoltre in contatto con Netflix per un progetto seriale: "Ci sono stati due incontri, ma tutto è ancora di là da venire: c'è bisogno di tempo perché si trovi un accordo e poi ne ho bisogno io in questo momento. La cosa più importante per me è il film", su cui però non ci sono dettagli.

La continua ricerca si conferma una caratteristica di Özpetek, che a Giffoni ha parlato anche di Whatastar!, un'app a cui si dedica da un anno per scovare nuovi talenti sul web:

"Molti giovani mi scrivono sui social proponendosi come artisti e così ho pensato a questa app che permette a chi vuole di registrare una clip di un minuto per mostrare le proprie doti di cantanti o di attori. Chi riceve più like potrà diventare l'artista del mese".

Per Özpetek, che quasi confessa di essere un 'addicted' di Instagram, il web è croce e delizia, occasione per svelare talenti nascosti, ma anche 'rovina' dei rapporti interpersonali:

"Ormai guardiamo più gli schermi che i volti. Penso succederà, prima o poi, qualcosa che ribalterà la situazione".

Cristiano Caccamo a Giffoni 2018

Per il giovane attore Cristiano Caccamo a breve termine c'è il sogno di una serie per Netflix e a lungo termine quello dell'Oscar perché, dice lui incontrando gli Elements +10 del Giffoni 2018, "niente nella vita va considerato come impossibile".

Cristiano Caccamo, il Giovanni dell'ultima stagione dell'amatissima serie "Don Matteo", impegnato a settembre sugli schermi di Raiuno nella fiction "La vita promessa" al fianco di Luisa Ranieri, è stato insignito nella sala Sordi della Cittadella del Cinema di Giffoni, dell'Explosive Talent Award 2018, un riconoscimento per un pezzo di carriera già esaltante e un auspicio per nuovi e blasonatissimi traguardi.

Rispondendo alle domande dei giovani giurati, Cristiano Caccamo si racconta:

"L'incontro con il teatro ed il cinema è stato quasi casuale. Ho iniziato tardi rispetto alla media. Avevo 21 anni. Studiavo lingue all'università. E' stato mio padre a consigliarmi di seguire un corso di teatro. E così ho fatto. Poi dopo un anno ho deciso di frequentare il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma".

Prima lo studio, è il suggerimento di Caccamo, perché il mestiere dell'attore non si improvvisa e poi la lunga trafila dei provini:

"Della prima volta sul set ricordo l'ansia. Ma è un'ansia che non finisce mai. Paura mai, ma ansia. Credo sia giusto, sia normale".

Nasce in Calabria, si trasferisce in Umbria all'età di 15 anni e poi l'approdo a Roma per il percorso di studi:

"Ho un rapporto difficile con la mia terra d'origine. Sono stato in Umbria dai 15 ai 18 anni. Ammetto che ho avuto qualche difficoltà: è giusto sentirsi legati con la terra dove si nasce, lì abbiamo le nostre radici, ma ad un certo punto bisogna staccarsi per vedere cosa succede fuori da casa tua".

Cristiano Caccamo ha 29 anni, ma un bagaglio di esperienze già molto ampio:

"Da ciascuna persona con cui lavoro prendo il buono. Ognuno ha qualcosa da insegnare. Certo, non puoi trovarti bene con tutti, ma ognuno può darti qualcosa. Il bello di questo lavoro è che puoi interpretare ruoli che sono molto lontani da come sei nella realtà. Mi è successo con 'Che Dio ci aiuti' dove interpreto un cardiochirurgo. Avevo il timore di non riuscire ad essere credibile. Non riuscivo a trovare la cifra stilistica giusta. Poi però ho incrociato una chiave d'accesso al personaggio ed è andata bene".

Stesso discorso per il ruolo del film "Può baciare lo sposo" in coppia con Salvatore Esposito, il Genny Savastano di Gomorra- La Serie:

"Inizialmente credevo di incontrare difficoltà nell'interpretare il ruolo di una persona omosessuale. Poi mi sono concentrato sul sentimento, sull'amore. E mi è venuto semplice perché l'amore non ha differenze legate alla determinazione sessuale"

I riferimenti di Cristiano Caccamo sono Giancarlo Giannini e Leonardo Di Caprio, mentre il ruolo che avrebbe voluto interpretare è quello di Jack Sparrow, il pirata caraibico di Johnny Depp. Poi il sogno dell'Oscar: "Non so se lo prenderò mai – dice sorridendo – ma sognare non costa nulla e nella vita nulla è impossibile".

Se non avesse fatto l'attore, Caccamo confessa che non sarebbe mai diventato avvocato o medico, ma avrebbe volentieri fatto il cuoco, anzi il pasticciere: "Avrei aperto un posto – dice ribadendo la sua celebre golosità, spesso rivelata sui social – dove si preparano solo soufflé al cioccolato". E se i social oggi sono imprescindibili per chi fa spettacolo, Cristiano Caccamo non fa eccezione. Anzi, i suoi canali sono seguitissimi e l'incontro di Giffoni non poteva non concludersi con un'Instagram stories che il giovane Cristiano ha personalmente realizzato e dedicato a tutti i giffoners. 

Impostazioni privacy