

Per quale motivo si utilizza il termine ‘Ciak’ prima dell’inizio di una ripresa?
Il ciak è uno dei simboli della cinematografia mondiale, ma ben pochi sanno cosa indichi realmente il termine. Scopriamolo insieme.
di Amanda Merli / 23.09.2023
Tra le frasi più ricorrenti che si sentono spesso dire sul set di un film o una fiction, c’è «Buona la prima» o «Pronti per un altro ciak». Un termine che è entrato nell’uso comune e che ha dato anche il nome a una famosa rivista specializzata proprio, non a caso, in cinematografia. Usato dai professionisti del settore, è in uso ormai da decenni, fin dagli albori di quella che sarebbe diventata la Settima Arte, ma ben pochi conoscono tutti i suoi segreti e il modo in cui viene utilizzato.
Ciak, ecco perché viene usato questo termine quando si gira una scena di un film
Il ciak è un termine onomatopeico che sta ad indicare di solito una lavagnetta o tavoletta sulla quale sono scritti i dati relativi alla scena che si sta girando. La funzione è facilmente intuibile da comprendere: si tratta di un modo per, una volta in fase di montaggio, riuscire con più facilità ad assemblare le scene nel corretto ordine. In inglese è chiamato anche clapperboard, in tedesco FilmKlappe, in spagnolo claqueta e in francese clap. Ciak indica il caratteristico rumore dell’asticella che picchia contro la lavagna, producendo una sorta di “schiocco”.
Si pensa che sia stato inventato intorno agli anni Venti del Novecento da Frank Thring, attore e regista australiano. L’asticella del ciak è manovrata da un macchinista apposito, non a caso chiamato ciacchista. Di solito funziona in tal modo: il regista della produzione esclama «Motore!», quindi il tecnico del suono risponde con «Partito», quindi l’operatore fa partire la macchina da presa e grida «Ciak!». È a quel punto che il ciacchista, che nel frattempo si è posizionato tra l’obbiettivo e la scena, ovvero nell’inquadratura, con il ciak aperto e bene in vista, pronuncia il numero della scena, quello dell’inquadratura e quello della ripresa o take, sbattendo poi l’asticella che va a produrre il caratteristico suono. Se tutto va come deve, a quel punto il regista esclama «Azione!» e dà il via alle riprese, per poi finirle con «Stop».
Quanto scritto sul ciak risulterà essere fondamentale per il montatore, che dovrà capire bene quale ripresa (o ciak, appunto) dover montare in fase di post produzione. Durante la parte di sincronizzazione audio, il rumore dell’asticella che scende sta ad indicare, di solito, l’esatto fotogramma al quale agganciare la seguente traccia audio.
I ciak in uso oggi e la differenza tra quelli americani e italiani
Inizialmente venivano usate lavagne facilmente cancellabili e riscrivibili con i gessetti, ma con l’avvento della tecnologia sono subentrati anche ciak in plexiglass o superfici cancellabili con più semplicità e quelli elettronici dotati di display, anche se questi ultimi vengono utilizzati per lo più se si usa la telecamera e meno con il cinema in pellicola.
Nella storia del cinema si sono utilizzati due tipi di ciak, quello americano e quello italiano. Quest’ultimo ha l’asticella in basso anziché in alto. Inoltre, di solito, ha un supporto per le mani in modo da essere utilizzato più agevolmente e non permettere agli operatori di coprire con le mani le scritte.