Safe House
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Safe House, intervista al regista Daniel Espinosa e produttore Scott Stuber


Ryan Reynolds e il premio Oscar Denzel Washington sono protagonisti dal prossimo 2 marzo di Safe House – Nessuno e’ al sicuro, una storia incentrata sulla figura del custode di una casa segrta adoperata dalla C.I.A. per nascondere i testimoni. Dopo averne letto solo poche pagine, il produttore Scott Stuber era intrigato dalla sceneggiatura di […]

Ryan Reynolds e il premio Oscar Denzel Washington sono protagonisti dal prossimo 2 marzo di Safe House – Nessuno e’ al sicuro, una storia incentrata sulla figura del custode di una casa segrta adoperata dalla C.I.A. per nascondere i testimoni.

Dopo averne letto solo poche pagine, il produttore Scott Stuber era intrigato dalla sceneggiatura di David Guggenheim. Cosciente della scoperta, Stuber ha preventivamente comprato l’opera, mesi prima che questa diventasse un caso nell’industria dell’intrattenimento e approdasse nell’infame “Lista Nera” delle migliori sceneggiature non prodotte in circolazione.

“In questo lavoro, si leggono tante cose – articoli, libri, copioni – e solo talvolta scopri una perla, un’idea che pensi potrebbe diventare un film. Quello che era fantastico nella sceneggiatura di David per Safe House – Nessuno è al sicuro è che si leggeva perfettamente già dal primo abbozzo come un film. Ho visto il film e i personaggi, e siamo stati fortunate ad averla.”

è quanto ha dichiarato Stuber. 

In passato, Guggenheim aveva scritto altri spec script ma nessuno aveva sfondato. Lo scrittore dice:

“Ho lavorato per Us Weekly per circa 10 anni e scritto spec per circa 12. Ero arrivato il più vicino possibile a vendere delle sceneggiature, ma poi ogni singola volta che pensavo che una sarebbe stata comprata, alla fine non vendevo. Safe House – Nessuno è al sicuro è stata la prima a sfondare. Da fare il mio lavoro mi sono ritrovato in un anno a lavorare sul set del film.” 

Lo sceneggiatore è stato contentissimo di sapere che Safe House – Nessuno è al sicuro aveva trovato casa e ricorda:

“Ho tentato di scrivere una storia di spionaggio soddisfacente, qualcosa che io avrei voluto vedere. All’inizio volevo finirla prima che nascesse il mio primo figlio, perché sapevo che dopo sarebbe stato difficile. Fortunatamente l’abbiamo venduta intorno alla prima settimana di Febbraio e mia figlia è nata il 24 Febbraio… appena in tempo.”

Guggenheim ci accompagna attraverso le fasi della creazione della storia:

“Si è sentita menzionare una Safe House in molti film, ma non è mai stata il punto di partenza di nessuno. Ho cominciato con l’idea di esaminare una persona che lavora in una Safe House, un custode, e questa si è evoluta nell’idea di mettere insieme un custode inesperto e idealista con un veterano cinico. In qualche modo è un road movie, perché parla di questi due uomini che cercano di arrivare dal punto A al punto B, da una Safe House a un’altra. Questa è la spina dorsale del film, all’interno della quale giocare poi con questi due testoni.  I personaggi hanno punti di vista completamente diversi e si trovano in punti differenti della loro carriera.”

Stuber ha trovato che questa dinamica fosse un approccio originale al genere e ricorda:

“E’ un grande thriller d’azione ma quello che io ho trovato interessante è l’emblematicità di questi due personaggi: la spia veterana e la recluta. Quello che ci è piaciuto di Tobin Frost è che il suo personaggio è multidimensionale: ha molti strati e un’anima scura. Ha abbandonato la sua ideologia, la sua nazione ed è diventato cinico perché crede che il mondo sia cinico. Non segue più alcuna regola. “

Daniel Espinosa spiega la sua attrazione verso Safe House – Nessuno è al sicuro:

“Il mio background è più nella tradizione europea. Snabba Cash per me è stata una prova perché volevo vedere come il mio interesse per i personaggi e il loro sviluppo interiore avrebbe contrastato con un film con un ritmo forte e veloce. […] Dopo questo film cercavo qualcosa che avesse un viaggio archetipico dei personaggi e un ritmo serrato. Quando ho letto Safe House – Nessuno è al sicuro, mi è sembrato in molti modi il contrario de Gli spietati: c’è il vecchio guerriero che sa che il mondo è corrotto e il giovane pistolero che crede che, in qualche modo, la sua idea romantica del Bene prevarrà.”

Il regista spiega che ha apprezzato la narrazione lineare della storia di Guggenheim:

“Comincia con un singolo evento, simile ad avere il criminale più ricercato che improvvisamente entra in una stazione di polizia. La domanda non è come l’abbiamo preso; la domanda è che cosa fuori da quelle mura lo ha costretto a entrare lì. Mentre questi personaggi vengono inseguiti iniziano lentamente a conoscersi l’un l’altro e a creare un legame – non un’amicizia, ma un rapporto mentore/protetto, prigioniero/poliziotto.”

Espinosa riporta poi la sua motivazione su un piano piuttosto elementare e riflette:

“Questo film mi ha dato la possibilità di conoscere alcuni dei più grandi talenti di questo mondo del cinema e di lavorare fianco a fianco con loro. Per un ragazzo svedese, questo è piuttosto straordinario.”

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