Si vive una volta sola: interviste a Carlo Verdone e agli altri protagonisti del film
Si vive una volta sola: interviste a Carlo Verdone e agli altri protagonisti del film

Si vive una volta sola: interviste a Carlo Verdone e agli altri protagonisti del film


Carlo Verdone, Anna Foglietta, Max Tortora e Rocco Papaleo sono i protagonisti di 'Si vive una volta sola', scritto da Carlo Verdone insieme a Giovanni Veronesi e Pasquale Plastino.

È stato presentato a Roma il nuovo film di Carlo Verdone, dal titolo Si vive una volta sola, in uscita nelle sale italiane il 27 Febbraio 2020. La nuova commedia dell'attore e regista romano vede al centro della storia una équipe di medici, celebrati e stimati nel loro lavoro e irrimediabilmente burloni al di fuori della sala operatoria, che si troveranno a rimettere in discussione il loro rapporto grazie a una serie di eventi inaspettati. 

In occasione dell'uscita del film, abbiamo incontrato Carlo Verdone insieme agli altri protagonisti del film, cioè Anna Foglietta, Rocco Papaleo, Max Tortora, e gli sceneggiatori Giovanni Veronesi e Pasquale Plastino, che ci hanno raccontato retroscena e curiosità dal set e non solo. Carlo Verdone ha risposto così a chi vedeva nella storia un omaggio ad Amici miei: "Nella nostra intenzione non volevamo assolutamente fare un omaggio ad Amici miei, c'è il tema degli scherzi, sì, che va avanti soprattutto nella prima parte, poi il film prende un'altra direzione. Non ritengo di potermi accostare a quel film così importante ma aveva tutta un'altra struttura. Tutti i personaggi del mio film hanno problemi diversi, ma alla fine mi piaceva questa alternanza tra l'essere bravi nel lavoro e smarriti nel privato. Questo era un film molto delicato da girare perché sulla carta poteva anche essere molto semplice, però poteva anche diventare una storiellina, quindi necessitava ogni tanto di una qualche iniezione di spessore in qualche scena. E questo spessore gli è stato dato sia in alcune cose che abbiamo corretto, sempre in sintonia con gli sceneggiatori mentre stavamo girando, sia nella bella recitazione che c'è stata tra di noi: ci sono dei pezzi nel film dei quali sono veramente molto molto contento, sono molto intensi."  L'idea iniziale del film si deve a Giovanni Veronesi, regista che aveva diretto più volte Verdone e con questo film continua, così, il loro sodalizio artistico: "Giovanni è venuto ad abitare a 3 minuti da casa mia, organizza cene per gli attori, è una specie di pigmalione. Lui ha una comicità toscana: cinica, divertente e un po' cattivella. La mia comicità è diversa, insieme facciamo uno strano corto circuito però creativo, che alla fine mi sta bene, perché lui mi fa trovare il coraggio di fare certe cose che io riporto in maniera più blanda e meno aspra, però andiamo molto d'accordo. È uno dei pochi veri amici che ho e me lo tengo stretto." Aggiunge l'altro sceneggiatore del film, Pasquale Plastino: "Io sono un po' l'arbitro, il punto mediano: se mi piace quello che sta dicendo Giovanni, appoggio anche una certa radicalità delle cose che a lui spaventano, mentre altre volte lo incito a correggere la cosa perché mi sembra più adatta per quello che lui riesce a esprimere al meglio." 

Verdone si è dimostrato particolarmente entusiasta dei suoi colleghi del cast: "Avevo bisogno di fare un film corale dopo due film con un co-protagonista, e credo che sarà il comun denominatore dei miei prossimi film. Devo dire che raramente ho avuto un cast con cui ho lavorato così bene, con una sintonia perfetta, e siamo diventati ancora più amici dopo le riprese: ci telefoniamo spesso solo per chiedere "Come stai?" cosa che ormai non fa più nessuno. Vi ringrazio di avermi seguito, ho cercato di esaltarvi al massimo, però anche voi eravate talmente preparati che non ho faticato molto a dirigervi: eravate super concentrati e soprattutto motivati." Anna Foglietta racconta così la collaborazione con l'attore-regista: "Carlo ci ha raccontato questo soggetto a casa sua, sul divano, c'eravamo io, Rocco, Giovanni, Pasquale, ed è stato bello sentirsi parte di un progetto che era agli inizi, e sentire che questo progetto avrebbe preso forma anche pensando a degli attori precisi, che secondo me è anche la chiave per una commedia vincente. Carlo mi conosceva per un po' di cose, ha visto Un giorno all'improvviso, l'ho invitato a teatro. L'esperienza fuori dal set è stata ancora più fortunata, cene insieme con bicchieri di vino e sigarette, come in quei mitici racconti su Ettore Scola e Suso Cecchi d'Amico, e nel film si respira una grande sincerità nei rapporti tra i quattro personaggi." Questa invece l'esperienza di Max Tortora: "Con Carlo regista siamo stati liberi e protetti, abbiamo potuto aggiungere del nostro fidandoci delle nostre intuizioni e nel rispetto della sceneggiatura e in più protetti perché c'era sempre la sua supervisione forte, presente, autorevole, quindi io ho amato questo film per la misura, l'equilibrio che c'era già nella scrittura e che ho cercato di mantenere nella recitazione e credo di esserci riuscito."

Carlo Verdone, noto appassionato di medicina, in questo film interpreta un chirurgo, anche se precisa che la professione del suo personaggio è stata un'idea di Veronesi, ma per le riprese è comunque entrato a stretto contatto con la categoria: "Siamo stati molto attenti, abbiamo avuto davanti a noi un vero, giovanissimo, chirurgo. Ho assistito a qualche intervento di routine e la cosa bella è che i medici mentre operano commentano le partite di calcio, si chiedono dove andare a mangiare, avendo comunque tutto sotto controllo. Ne conosco tanti che, come il mio personaggio, sono realizzati nel lavoro ma non nella vita privata."

Parte del film si svolge in Puglia, un elemento importante per la storia, secondo Verdone: "Io amo tantissimo Roma, ogni tanto mi arrabbio perché meriterebbe di più, è il biglietto da visita del Paese. Però Roma è sempre co-protagonista di un film, e dopo 40 anni rischi non dico di fare sempre lo stesso film, ma di stare negli stessi rioni, con le stesse comparse. Io credo di aver fatto i miei migliori film quando sono andato fuori: Maledetto il giorno che t'ho incontrato, Io e mia sorella, Sono pazzo di Iris Blond, Viaggi di nozze. In questa storia meno male che il viaggio era già insito nel racconto iniziale, e la Puglia mi ha dato una suggestione importante. Non sono il primo regista che fa film in Puglia, se ne fanno tanti, però dovevo fare qualcosa di particolare, c'erano grosse aspettative. Questa regione mi ha dato molta energia, colori diversi, mi ha fatto scoprire grande solidarietà, premura, abbiamo avuto una piccola Cinecittà, la gente si muoveva perfettamente a livello produttivo. Mi sono trovato molto bene e mi auguro che il film piaccia ai pugliesi."

Verdone ha poi commentato con sincerità e lucidità l'attuale stato positivo del cinema italiano: " La verità è che si fanno meglio i film, c'è poco da fare, ci siamo rimboccati le maniche. Io l'ho sempre detto, ormai ci sono le serie televisive, c'è tanto calcio in tv, che portano via tanto pubblico, che dobbiamo fare noi? Scrivere meglio i film. Non tutti saranno stati dei capolavori però c'è stato sicuramente uno scatto importante, i risultati parlano chiaro: quando c'è un film che interessa, il pubblico comincia a ritornare, soprattutto un pubblico di giovani che s'era perso. Bisogna fare commedie intelligenti che lascino qualcosa, non intrattenimento e basta. È un bel momento, speriamo che continui, io ho buone sensazioni." Aggiunge Giovanni Veronesi "Ci sono stati bei film ma non li ha visti nessuno perché la gente non andava a vedere il cinema italiano. Io ho visto film piccoli molto belli, come Manuel, nemmeno candidato ai premi. Anche quando si vota per i premi  bisogna stare attenti, perché questi film ci sono, vanno tirati fuori. Forse la fiducia del pubblico che ritorna al cinema porterà anche a vedere questi film più piccoli che sono dei piccoli gioielli. Quest'anno ci sono stati dei film di richiamo e all'altezza e la gente è tornata al cinema."

E, per finire, come il suo personaggio nel film, Carlo Verdone nella vita è stato un grande amante degli scherzi, ma ne ricorda in particolare uno, per cui continua a scusarsi ancora oggi: "Mio figlio aveva 7-8 anni, giocava a calcio ed era bravo. Un giorno l'ho chiamato fingendo di essere il segretario di Francesco Totti, dicendogli che volevano incontrarlo di persona. Quando gli ho confessato la verità non mi ha parlato per un mese e mezzo!"

Impostazioni privacy