12 Anni Schiavo
12 Anni Schiavo

12 anni schiavo, la recensione


Il nuovo film di Steve McQueen, favorito tra le pellicole che concorrono ai prossimi premi Oscar, è un'opera eticamente importante, che racconta una soprusi e sofferenza, privazione della libertà e ingiustizie, in modo maturo senza colpire a fondo, almeno non nel modo in cui il regista inglese ci aveva abituato.
Voto: 7/10

Il tanto aspettato nuovo film di Steve McQueen, che si è fatto amare e conoscere per i suoi due lavori precedenti (Shame soprattutto), esce finalmente anche nelle sale italiane. Stiamo parlando di 12 anni schiavo, la pellicola che ha già conquistato il pubblico internazionale, oltre che la critica e ha vinto svariati premi, accingendosi a concorrere ai prossimi premi oscar, dove ha ben nove nomination e se la gioca come favorito per la statuetta più ambita, quella di Miglior Film. Se tutto ciò non basta per capire l'importanza della pellicola, possiamo dire che, oltre al protagonista Chiwetel Ejiofor e all'esordiente sul grande schermo Lupita Nyong'o, entrambi nominati agli oscar, il cast è composto da grandi nomi e da grandi attori come Michael Fassbender, alla sua terza collaborazione con McQueen, Benedict Cumberbatch, Paul Dano, Paul Giamatti e Brad Pitt, anche in veste di produttore con la sua Plan B.

1841. Prima della guerra di secessione, Solomon Northup (Chiwetel Ejiofor) è un talentuoso musicista nero che vive libero con la sua famiglia nello Stato di New York. Un giorno viene rapito da due imbroglioni, derubato di tutti i documenti e portato in Louisiana per essere venduto come schiavo. Da quel giorno inizia la sua terribile esperienza, fatta di sofferenza mentale e fisica, di lontananza dalla propria casa e dalla propria famiglia, ma soprattutto di perdita della libertà. Una detenzione lunga dodici anni, nei quali è passato per vari padroni, cercando i tutti i modi di obbedire per sopravvivere ma senza perdere la sua dignità. Fino a quando l'incontro con Samuel Bass (Brad Pitt), un uomo gentile e contro la schiavitù, lo aiuterà ad un uscire da quell'incubo.

12 anni schiavo narra una storia vera raccontata dallo stesso protagonista in un libro scritto nel 1853, dopo essere stato liberato dalla tortura della schiavitù. Una storia tipicamente americana, di denuncia e di riscatto, un episodio che era molto comune nel sud degli Stati Uniti negli anni che precedettero la guerra di secessione. È un film importante dal punto di vista storico e sociale, una di quelle vicende che meritano di essere raccontate e di essere viste da tutti. Ma lasciando da parte la rilevanza della storia dal punto di vista morale e parlando solo di cinema vero e proprio, forse, conoscendo Steve McQueen, ci si aspettava un film diverso. Sia Hunger che Shame sono pellicole più intense, più viscerali, più d'impatto. Raccontano storie altrettanto forti ma più intensamente, sono un pugno nello stomaco. In una storia che parla di schiavitù fatta da McQueen forse si pensava ad un film diverso; non mancano di certo le scene forti ma non colpiscono fino in fondo.

Questo non vuol dire che 12 anni schiavo sia un brutto film o che non sia riuscito, vuol solo dire che forse c'è un McQueen più maturo ma allo stesso tempo più standardizzato. Ne viene fuori una pellicola perfetta per i premi oscar ma forse meno per tutti coloro che amano un cinema più personale e più di pancia. Non deludono assolutamente gli attori coinvolti, tutti molto intensi.

Valutazione di Giorgia Tropiano: 7 su 10
12 Anni Schiavo
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