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A Very British Scandal, recensione della miniserie con Claire Foy e Paul Bettany

La serie ricostruisce un'incredibile storia vera, lo scandaloso divorzio dei duchi di Argyll, Margaret e Ian Campbell, in un processo che evidenziò la misoginia istituzionale dell'epoca.

A Very British Scandal è la miniserie che ricostruisce il matrimonio e successivo divorzio fra Margaret (Claire Foy) e Ian Campbell (Paul Bettany), duchi di Argyll, al centro di una tormentata relazione che, quando arrivò alla separazione, fece discutere opinione pubblica e stampa per le reciproche accuse di bugie e tradimenti, accompagnate da dettagli scandalosi fra cui foto, lettere e diari dal contenuto esplicito.

La serie, ideale "seguito antologico" di A Very English Scandal (2018) con Hugh Grant, è ambientata tra gli anni '50 e '60, e inizia dalla fine, con l'ormai ex coppia già in fase di divorzio, per poi ripercorrere in flashback le tappe della loro relazione: lei, personaggio di punta nella scena mondana della sua epoca, icona di stile, acclamata per la sua bellezza ed eleganza, e molto discussa per le sue numerose relazioni, vere o presunte, con divi del cinema, membri della nobiltà inglese e uomini d'affari; lui, discendente di un antico clan scozzese, ex prigioniero di guerra, erede del titolo di Duca; entrambi hanno già alle spalle uno o più divorzi quando si conoscono, la loro è un'attrazione reciproca che scatta fin dal primo incontro a colpi di avances audaci e provocatorie, preludio di un corteggiamento che culmina poi nelle nozze, ma già poco dopo la cerimonia si comincia a intuire che per la coppia non saranno tutte rose e fiori. Alla dipendenza da alcool e anfetamine di Ian si sommano anche difficoltà economiche, e Margaret imbastisce a modo suo la propria vendetta.

Sono donne sia la sceneggiatrice Sarah Phelps (responsabile dell'adattamento tv di diverse opere di Agatha Christie) che la regista, la norvegese Anne Sewitsky, e non a caso la serie si focalizza sulla protagonista femminile, in una storia che sottolinea, specialmente nell'ultima parte, la misoginia dell'epoca: Margaret è ritenuta una donna scandalosa per alcuni suoi atteggiamenti libertini che sfidano la morale e le convenzioni del suo tempo, tanto nel privato, con le critiche non troppo velate di amici e conoscenti, quanto da un punto di vista anche giuridico, quando il divorzio della coppia arriva in tribunale. 

La vicenda è concentrata in tre episodi, il che da una parte permette di evitare prolissità e ripetizioni, ma dall'altra si ha l'impressione che la trama termini quando ancora ci sarebbe molto da raccontare: non vediamo davvero la risonanza e le ripercussioni, soprattutto a livello mediatico, seguite al processo, e quindi l'aspetto dello "scandalo" ha meno impatto; anche la ricostruzione del contesto dell'epoca, che di solito è motivo di fascino nei prodotti in costume, talvolta fin quasi a diventare un personaggio nella storia, è visibile naturalmente nelle ambientazioni (tra cui il castello di Inveraray in Scozia che ha un ruolo nella vicenda), nei costumi, e così via, ma rimane comunque un po' in secondo piano. 

La cronaca di questa unione infelice somiglia ad altre storie di relazioni tormentate e abusive, fittizie e non, fatte di alti e bassi emotivi, materiale per un mélo che qui però mantiene comunque una certa freddezza di fondo. 

La serie dunque può contare sulle interpretazioni dei protagonisti, specialmente la Foy (già regina d'Inghilterra nelle prime due stagioni di The Crown) in uno di quei casi in cui una vicenda incredibilmente reale e dal forte potenziale drammatico non riesce a diventare materia altrettanto incandescente per il piccolo schermo, restando un racconto rigoroso, che porta alla luce tematiche importanti ma senza indagarle a fondo.

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