Angry Indian Goddesses
Angry Indian Goddesses

Angry Indian Goddesses, la recensione


'Angry Indian Goddesses' è un film che parte come una commedia sull'amicizia tutta al femminile, ma che pian piano comincia a far emergere la voce inascoltata di tutte quelle donne che subiscono quotidianamente della violenza, e non solo fisica. Allora la pellicola in qualche modo si trasforma, impugna la spada e colpisce la coscienza dello spettatore
Voto: 7/10

Se si sentisse il bisogno di cercare un filo conduttore di questa decima edizione del Festival del Film di Roma – rinominato più semplicemente Festa del Cinema – allora sarebbe indubbio ammettere che il vero fil rouge della kermesse è stata la femminilità, con tutte le sue sfaccettature e tutte le problematiche che è costretta ad affrontare. Nei nove giorni dell'evento romano sono passati sullo schermo volti femminili: volti che combattevano per la propria individualità e per la propria sessualità, che combattevano per un senso di famiglia sempre più disperso in una società moderna frammentata e dispersa. Abbiamo assistito soprattutto al modo in cui spesso le donne vengono umiliate, colpite, fatte a pezzi da società e culture ancora ancorate al passato, a quel medioevo buio in cui l'essere femminile non era altro che un bell'oggetto da tenere in mostra quando non era semplicemente occupato a sfornare bambini con la cadenza precisa di una macchina. Forse è proprio per questo background femminile, per questo desiderio di analizzare i molti volti di un universo troppo spesso sottovalutato, che è stato proprio Angry Indian Goddesses di Pan Nalin a vincere il premio del pubblico.

La storia ruota intorno ad un gruppo di sette donne che si riunisce perchè una di loro sta per sposarsi; ognuna delle ragazze porta sulle spalle il peso dei propri sogni e delle proprie aspirazioni, scontrandosi con una società che non sempre sembra prendersi cura di loro. Un mondo in cui vengono prese sul serio solo a seconda della sinuosità dei loro corpi o della loro capacità di strappare un buon matrimonio con un buon partito. Ma le protagoniste di Angry Indian Goddesses sono ragazze che vogliono rispetto, che vogliono seguire il proprio cuore e che proprio non ci stanno ad abbassarsi ad una società maschilista e retrograda. Per questo cantano a squarciagola, ballano e ridono come se non ci fosse un solo problema ad adombrare il loro futuro; sono amiche che scherzano, che sognano e che non si aspettano che il volto infausto della tragedia le sta seguendo da vicino.

La recensione di Angry Indian Goddesses non si può non aprire con un dato statistico spaventoso: ogni venti minuti, in India, una donna viene stuprata. Ogni venti minuti, in India, c'è una donna che umiliata, spinta nella terra, privata dei suoi diritti, senza che si faccia niente per mettere fine a questo orrore. Sono donne che denunciano il crimine subito, che urlano invocando giustizia, che si sentono impotenti davanti ad un governo che non le sa proteggere e che, peggio ancora, spesso le addita ancora come colpevoli, come false vittime, come sciocche che "se la sono andata a cercare". Donne che non possono fare picnic, che non possono passeggiare sulla spiaggia, che non possono mettersi pantaloncini corti, perché altrimenti si rendono complici del crimine che quasi le deumanizza. Tutto questo sconcerto e questa rabbia vengono inserite da Pan Nalin all'interno del suo film, dove tratteggia sette ritratti di sette donne che combattono contro lo status quo. Sette donne che sono arrabbiate, infuriate per la loro condizione. Donne che non si arrendono, divinità proprio per il non voler mai abbassare la testa, per non voler mai smettere di guardare.

Angry Indian Goddesses è un film che parte come una commedia sull'amicizia tutta al femminile, ma che pian piano comincia a far emergere la voce inascoltata di tutte quelle donne che subiscono quotidianamente della violenza, e non solo fisica. Allora la pellicola in qualche modo si trasforma, impugna la spada e colpisce la coscienza dello spettatore, risvegliando anche in lui la rabbia e il disprezzo, e quel senso di impotenza che si nasconde in ogni angolo del film e che le protagoniste combattono con ogni arma a loro disposizione: un matrimonio, un divorzio, una carriera brillante o anche solo una canzone detta intorno alle volute di un fuoco acceso contro l'avanzata delle tenebre. Pieno e travolgente, Angry Indian Goddesses presenta qualche momento più lento, in cui l'attenzione del pubblico rischia di cadere; ma il regista sa sempre quando riprendere le redini in mano e continuare il suo discorso d'arte e di denuncia.

Valutazione di Erika Pomella: 7 su 10
Angry Indian GoddessesFesta del Cinema di Roma 2015
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