Annette
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Annette, la recensione del visionario musical con Adam Driver e Marion Cotillard


Da un regista di culto, una tragica storia d'amore raccontata a ritmo di musica, per un film visionario, folle, ambizioso e originale.
Voto: 7/10

Presentato in apertura all'ultimo Festival del Cinema di Cannes, dove ha conquistato il premio per la regia, Annette è il debutto in lingua inglese del regista francese Leos Carax, che torna a dirigere un lungometraggio a nove anni da Holy motors, oggetto di culto per i cinefili, cimentandosi con un musical da lui scritto insieme ai fratelli Ron e Russell Mael, più noti come il duo pop-rock Sparks, autori delle musiche del film.

Al centro della storia c'è la coppia formata da Henry McHenry (Adam Driver), attore comico famoso per i suoi monologhi teatrali, e Ann Defrasnoux (Marion Cotillard), cantante d'opera, la cui storia d'amore viene ben presto suggellata dalle nozze e dalla nascita di una bambina, Annette. Quando in famiglia sorgono tensioni, però, causate anche dal declino della carriera di Henry, si arriva a un tragico evento che segna irreversibilmente il destino di tutti i personaggi, compresa proprio la piccola Annette, che proprio da lì rivelerà qualità inaspettate.

Un autore per cui si usa spesso l'aggettivo visionario qui si cimenta con il musical, un genere che tradizionalmente rinuncia spesso alla pretesa del realismo: questo è chiaro fin dall'inizio metacinematografico, in cui lo stesso regista, insieme ai fratelli Mael, affianca i personaggi principali nel numero d'apertura, al grido di So may we start (speculare all'esibizione finale sui titoli di coda). 

Annette infatti è una fiaba dark, a partire proprio dai riferimenti iconografici ad alcune delle favole più famose, ambientata in un contesto contemporaneo (anche se mancano espliciti riferimenti temporali) e che ha come sfondo non un regno incantato ma il mondo dello spettacolo: i protagonisti fanno entrambi un mestiere che li porta ad esibirsi davanti a un pubblico, che li può acclamare o criticare, ma che può a sua volta essere sottilmente manipolato, facendolo ora ridere, ora piangere; una vita quindi sempre sull'orlo della performance, per cui ci si cala nei panni di personaggi fittizi oppure si recita se stessi, costruendosi un'identità di scena in cui può diventare difficile separare realtà e finzione. Il film così tocca anche l'aspetto mediatico della fama e del successo (le scene in cui una fittizia testata di gossip commenta la vita privata della coppia), con riferimenti agli scandali sessuali e alla cosiddetta cancel culture

Tutto questo è messo in scena con stile iperbolico e magniloquente anche nella durata (140 minuti), crudo e allo stesso tempo poetico, dai toni spesso volutamente surreali e grotteschi, con grande cura ed eleganza formale, con il risultato di generare un racconto capace di parlare per immagini: un esempio è la suggestiva scena (che vediamo già nella locandina), con la coppia che danza su una nave in mezzo a un mare in tempesta che sembra uscito da un dipinto, oppure nella raffigurazione della stessa Annette, una sorta di Pinocchio dei nostri giorni, una scelta stilistica che all'inizio può lasciare perplessi, ma con l'avanzare della storia assume un senso, con un volto in legno che è allo stesso tempo espressivo e inquietante, un ruolo che sarebbe difficilmente stato possibile con una neonata in carne e ossa.

Poi ci sono gli aspetti meno riusciti, quelli che avrebbero necessitato di una costruzione drammaturgica più solida e convenzionale, a partire proprio dal personaggio della Cotillard, che seppur centrale rimane piuttosto debole narrativamente; la trama poggia così soprattutto sul carisma e l'intensità di Adam Driver, che del film è anche produttore, attore che continua a dimostrare la sua versatilità in quello che è un anno denso di lavoro e collaborazioni importanti (The Last Duel e l'atteso House of Gucci, entrambi diretti da Ridley Scott).

Per quanto riguarda la colonna sonora, troviamo alcuni numeri musicali riusciti e sorprendenti, in cui la melodia e le parole si accompagnano alle immagini in modo originale e coinvolgente, ma ci sono anche momenti cruciali per la storia in cui le emozioni e i sentimenti sono affidati ai brani che però risultano invece poco trascinanti, sia per quanto riguarda le musiche che i testi.

Annette è quindi un'opera rock in cui si fondono amore e morte, il melodramma e la tragedia, ed è soprattutto un inno alla potenza visiva del cinema, capace di generare momenti che non lasciano indifferenti, con una forza espressiva innegabile anche se imperfetta.

Valutazione di Matilde Capozio: 7 su 10
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