Black Mirror
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Black Mirror, recensione della 6a stagione


'Black Mirror' è tornata su Netflix con una sesta stagione sperimentale e fedele al tempo stesso, che ci mostra il nostro fallimento.
Voto: 7/10

Era il 2011 quando Black Mirror fece la sua prima apparizione, regalando agli spettatori una serie di incubi su un futuro prossimo venturo. Serie antologica in cui ogni episodio poteva essere visto come se fosse un film a sé stante, Black Mirror è stata creata da Charlie Brooker per Endemol Shine Group: dopo il debutto sulla tv britannica la serie è stata poi distribuita in altri paesi, approdando anche in Italia grazie a Sky. Dalla terza stagione in poi, però, i diritti di distribuzione internazionali sono passati a Netflix, che lo scorso giovedì ha rilasciato gli episodi che compongono la sesta, attesissima stagione.

Black Mirror, la serie che anticipa il futuro

Sin dal suo debutto, Black Mirror è stata una serie che ha spinto il pubblico ad interrogarsi sul dilagare della tecnologia e su come l’essere umano si stia deumanizzando sempre di più per partecipare a riti collettivi legati proprio al progresso tecnologico che, molto spesso, diventa una trappola dalla quale l’uomo non può più uscire. Le prime stagioni di Black Mirror, tra le cose migliori viste nel primo ventennio degli anni Duemila, avevano proprio questa forza di descrivere un futuro prossimo venturo con le venature nerissime che qualsiasi distopia degna di questo nome dovrebbe portare in scena. Venature che si fanno ancora più cupe se si pensa che alcuni scenari che Black Mirror ha ideato per i suoi episodi somigliano davvero tanto a quello che noi, a soli undici anni di distanza, stiamo vivendo. La corsa al progresso che in Black Mirror si è sempre tramutata in un incubo è diventato in realtà uno stallo, perché le società di oggi sono immerse fino al collo in quella tecnologia e in quell’intelligenza artificiale che potrebbe cancellare l’utilità dell’essere umano, ma anche la sua capacità di provare empatia per un proprio simile. Con questa lunga premessa è dunque lecito domandarsi se ha ancora un senso produrre una serie come Black Mirror. Ora che quel futuro è il nostro presente, abbiamo ancora desiderio, voglia o bisogno di vedere una serie di questo tipo?

La stagione 6 riavvia la serie, senza ripetersi

I tre episodi della quinta stagione – arrivati nel 2019 – non erano stati in grado di convincere il pubblico fino in fondo. Era come se Black Mirror non avesse più niente da dire, come se si fosse riproposto solo per mero automatismo, un esercizio di stile privo di quell’anima cinica che aveva reso le stagioni precedenti dei veri e propri capolavori. Memorie di questo “inciampo”, la sesta stagione di Black Mirror ha deciso di cambiare il passo e, anche, di spostare il focus del suo racconto.

Composto da cinque episodi – Joan è terribile, Loch Henry, Beyond the sea, Mazey Day Demone 79 – il sesto arco narrativo sapeva di non poter inventare qualcosa che fosse più spaventoso del nostro presente, dove gli incubi tecnologici sono all’ordine del giorno. Perciò la scelta è stata quella di concentrarsi non sul progresso che divora l’essere umano, ma su un’umanità già divorata e sconfitta, un’umanità che rincorre qualcosa senza sapergli dare un nome e che molto spesso finisce con l’utilizzare la tecnologia per esserci, per sentire di avere una concretezza in un mondo che corre sempre troppo veloce. Dal voyeurismo morboso dei true crime – che, in effetti, ha un suo riscontro anche nella realtà – al bisogno di cibarsi delle proprie ossessioni, passando persino per un racconto quasi ucronico, Black Mirror decide di non ripetere se stessa, di non forzare una struttura vincente ma ormai esausta. La serie stessa progredisce e punta la sua lente nerissima su protagonisti spesso orribili, detestabili, che non servono a dimostrare il peso della tecnologia, ma a metterci davanti al fatto che la tecnologia ha già vinto e che noi ci troviamo quasi in una terra post-apocalittica, dove rimangono solo pochi brandelli d’umanità. Basta pensare ai titoli di giornale, a youtuber che causano un incidente mentre sono alla ricerca dei like, per capire che Black Mirror non ha bisogno di mostrare i lati neri del progresso, perché li abbiamo già davanti agli occhi. In effetti, se le prime stagioni volevano guardare al futuro per “spaventarci”, la nuova stagione è impelagata nel presente e ci trova già terrorizzati. Già sconfitti. Già meno umani. Da questo punto di vista, dunque, la sesta stagione è davvero interessante perché non somiglia a quello che abbiamo visto in passato, ma, allo stesso tempo, non tradisce l’anima dello show, che è sempre stata quella di mettere l’umanità davanti ai suoi limiti, alle sue paure e, appunto, i suoi fallimenti.

Valutazione di Erika Pomella: 7 su 10
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