Blackhat
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Blackhat, la recensione


Il ritorno di Michael Mann sul grande schermo con Blackhat, un thriller cospirativo interpretato da Chris Hemsworth, è più che positivo. Mann riesce come sempre a unire gli standard del genere con quello che è il suo stile personale e la sua poetica cinematografica.
Voto: 7/10

Blackhat segna il ritorno sul grande schermo, dopo ben sei anni di assenza (il suo ultimo film era Nemico pubblico – Public Enemies del 2009), del grande regista Michael Mann. Abbandonato il racconto delle vicende di un uomo realmente esistito anni fa, Mann scrive, dirige e produce una pellicola immersa nel contemporaneo e sceglie come sue protagonista l'attore australiano Chris Hemsworth.

Un cyber-criminale sta attaccando diversi obiettivi cercando di portare avanti un piano cospirativo e i servizi speciali americani e cinesi collaborano insieme per catturare l'uomo e fermare i suoi attacchi. Quando però si scopre che il criminale realizza i suoi colpi basandosi su un codice creato anni prima dall'ex haker Nicholas Hathaway (Chris Hemsworth), ora in prigione per scontare una pena di quindici anni, le autorità capiscono che hanno bisogno del suo aiuto per fermare l'artefice di tutto ciò. Inizia così una pericolosa caccia all'uomo che porterà la squadra di ricerca a spostarsi tra Hong Kong, Indonesia e Malesia e a rischiare anche la propria vita in una pericolosa corsa contro il tempo.

Chiunque leggesse la trama e poi scoprisse che il protagonista ha il nome di Chris Hemsworth penserebbe a un film d'azione, un thriller come se ne vedono tanti in giro, con sparatorie, combattimenti, scontri finali, cose tipicamente hollywoodiane insomma. Tutto questo c'è ma se poi si scoprisse che è Michael Mann che scrive e dirige il film tutto forse acquisirebbe un senso diverso e da quello che si potrebbe pensare essere un classico prodotto confezionato per il puro intrattenimento con fini puramente economici, si passerebbe a pensare: forse però sarà un bel film dopotutto. Ecco, se anche voi vi siete ritrovati all'interno di questo ragionamento vi possiamo dire che sarà esattamente così. Perché i meccanismi tipici del genere ci sono tutti ma in più c'è il tocco di un autore e questo fa tutto. Lo fa innanzitutto per quanto riguarda la scrittura dei personaggi che non sono buttati lì, senza spessore e bidimenzionali ma nelle sapienti mani di Mann diventano più profondi e umani, Chris Hemsworth diventa l'attore perfetto per il ruolo, cosa che forse non avremmo mai pensato, con una presenza fisica mostruosa, cosa ben nota, ma che, forse per la prima volta, è accompagnata anche da altro.

In Blackhat c'è spazio per le emozioni tra le sparatorie, c'è spazio per la profondità tra i combattimenti. Mann riesce a fare tutto ciò portando avanti il suo stile registico, fatto di macchina a mano, di forte senso dello spazio visivo, una presenza costante ed evidente della regia che però non eccede mai e riesce a restare nei limiti. È un thriller cospirativo che esce dallo standard hollywoodiano degli ultimi anni, più banale e sempre uguale, proponendo comunque tutti quegli elementi che formano il genere. 

Valutazione di Giorgia Tropiano: 7 su 10
Blackhat
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