Caccia all'agente Freegard - foto dal set [credit: Nick Briggs/Prime Video]
Caccia all'agente Freegard - foto dal set [credit: Nick Briggs/Prime Video]
C: Nick Briggs/Prime Video

Caccia all’agente Freegard, recensione del thriller con Gemma Arterton e James Norton


Un'incredibile storia vera è alla base di questo film che mescola una storia d'amore con segreti e inganni al thriller di spionaggio.
Voto: 7/10

C’è un’impressionante storia vera alla base del film Caccia all’agente Freegard, tra le uscite inedite disponibili su Prime Video.

Inghilterra, primi anni Duemila: Alice (Gemma Arterton), avvocato di successo in un prestigioso studio, conosce Robert (James Norton), venditore presso una concessionaria d’automobili, lui la conquista rapidamente con il suo fascino, e i due cominciano a uscire insieme. Robert però ha degli atteggiamenti elusivi e ambigui che spingono Alice a temere che non le abbia detto tutta la verità su di sé; quando decide di affrontarlo, lui rivela di essere in realtà un agente segreto, a volte costretto a mentire perché coinvolto in operazioni sotto copertura. Questo è solo l’inizio di una serie di scoperte sempre più sconcertanti, che spingono Alice a indagare per arrivare fino alla verità.

Il film è diretto da Adam Patterson e Declan Lawn, che lo hanno anche scritto insieme a Michael Bronner, autore dell’articolo su cui si basa il copione, e ricostruisce parzialmente quella che nella realtà è stata una vicenda ancora più lunga e intricata, in uno di quei casi in cui la verità è più strana della finzione, a cui infatti erano già stati dedicati un paio di documentari.

Caccia all’agente Freegard segue così alcuni meccanismi dello spy-thriller, costruendo un clima di ambiguità e tensione fin dal prologo, ambientato nel 1993, che riporta agli anni in cui (così è spiegato nelle scritte in apertura) i servizi segreti reclutavano agenti freelance per fornire informazioni su potenziali membri dell’IRA: questo porta a chiedersi se Robert abbia una motivazione per il suo comportamento a volte enigmatico, così come il film sottolinea i suoi modi accattivanti e comprensivi che spingono le persone a fidarsi di lui; si potrebbe anche pensare di trovarsi di fronte al ritratto di uno di quei seducenti e impenitenti truffatori come ne abbiamo visti spesso sullo schermo, però quest’impressione, man mano che spuntano nuove rivelazioni, svanisce gradualmente per lasciare il posto a un’atmosfera che va a farsi sempre più cupa e inquietante.

È un film che dunque non punta su classiche sparatorie o inseguimenti, ma si basa più su una tensione di tipo psicologico, che fa leva su concetti come fiducia e persuasione, plagio e suggestione della mente, che rimanda a un bisogno di sentirsi apprezzati, o addirittura prescelti come meritevoli di un ruolo speciale, tanto sul piano sentimentale che lavorativo.

La trama fa montare la tensione in modo quieto, e questo si riflette anche nell’elemento cruciale della performance dei due protagonisti, entrambi intensi ma allo stesso tempo un po’ trattenuti.

Stessa cosa vale per le location del film, inedite e non banali, dalle ambientazioni urbane ai cottage di campagna, sempre presenti e visibili ma in maniera discreta.

Caccia all’agente Freegard è dunque un film che ripercorre una storia senza dubbio interessante, cercando un proprio approccio che, anche se non è perfetto fin dei minimi dettagli, riesce a catturare l’attenzione e a coinvolgere lo spettatore.

Valutazione di Matilde Capozio: 7 su 10
Caccia all’agente Freegard
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