Chi è senza colpa
Chi è senza colpa

Chi è senza colpa, la recensione


Con 'Chi è senza colpa' Michael R. Roskam dirige un thriller-noir perfettamente riuscito, pieno di una tensione latente e, al tempo stesso, incalzante, che poggia soprattutto sulle spalle rassicuranti di un Tom Hardy sempre più convincente.
Voto: 9/10

A Brooklyn esiste un movimento sotterraneo di soldi sporchi, soldi che la criminalità del luogo fa passare di mano in mano, non visti dalla gente comune, che vanno a finire nei cosiddetti drop bar, piccoli locali dove la mano avida della mafia nasconde i suoi tesori. Il cousin's Marv bar sta per diventare un drop bar: la situazione sembra mettere a disagio il direttore Marv (James Gandolfini), mentre il suo socio e cugino Bob (Tom Hardy) sembra stranamente tranquillo. Questo perchè Bob è un uomo dal cuore d'oro: va a messa ogni domenica, offre giri di bevute gratis e proprio non riesce a cacciare dal bar una vecchietta incapace di saldare il conto. La vita di quest'uomo docile e gentile cambia quando una sera, dentro ad un cassonetto, trova un cucciolo di pitbull, che decide di adottare e curare grazie all'aiuto di Nadia (Noomi Rapace), una ragazza appena conosciuta. Quando, però, in città torna Eric (Mathias Schoenaerts) le cose cominciano a complicarsi, proprio quando il bar viene scelto come snodo centrale dell'attività illecita della sera del superbowl.

Chi è senza colpa è l'opera seconda del regista Michael R. Roskam che, a quattro anni dall'ottimo Bullhead, torna dietro la macchina da presa con un'altra storia incentrata su un personaggio dall'anima soffusa, dall'ambiguità seducente, che ormai ha confuso i limiti tra il bene e il male. Proprio per questo sarebbe quasi opportuno aggiungere un punto interrogativo alla traduzione italiana del titolo: chi è senza colpa? Esiste davvero qualcuno che può dirsi innocente nell'universo freddo e oscuro creato da Roskam? Tutti i personaggi si muovono in una sorta di girone infernale volontariamente auto-imposto: non sembrano esserci costrizioni, ne storie tristi a giustificare determinate situazioni. I personaggi sono, semplicemente, quello che sono. Sono nati e cresciuti così, e per tale motivo hanno accettato e abbracciato la loro condizione esistenziale, perpetuando vecchi stilemi di una vita passata al fianco dell'illecito e della criminalità. Ed è proprio nella consapevolezza di questo status quo che forse va ricercata la colpa originale, quel peccato infamante che impedisce a tutti di allontanarsi da una realtà fatta di soprusi, menzogne e rapine. Eppure c'è Bob, un Tom Hardy sempre più convincente nella rappresentazione del suo immenso talento: mettendo da parte la sua apparenza fatta di muscoli e solidità, l'attore britannico dà volto, corpo e voce ad un personaggio buono, gentile, dolcissimo. Un personaggio che parla con dei sussurri e con il tono calmo di chi sa di avere la coscienza pulita. Un uomo solo, ma dal sorriso sempre pronto ad emergere, che non si tira indietro davanti alle responsabilità, che sembra mantenere un'aura di innocenza anche se circondato da un male sempre serpeggiante. Un protagonista, dunque, nel quale lo spettatore sente di potersi immedesimare senza sforzo. Grazie anche alla sua inaspettata amicizia con Rocco, il cucciolo di Pitbull che salva: un cucciolo tutto da coccolare che, ben presto, diventa una sorta di McGuffin hitchcockiano per dare vita ad una giostra di situazioni da cui non si può tornare indietro.

La bravura del regista Michael R. Roskam sta proprio nell'aver saputo dipingere alla perfezione il personaggio di Bob, creato dalla mano sapiente di Dennis Lehane (già creatore di storie di successo come Mystic River Shutter Island). Il regista, infatti, crea intorno a questo protagonista assolutamente adorabile una tensione latente, che cresce fotogramma dopo fotogramma, che spinge lo spettatore a tremare in poltrona, ad avere il proverbiale cuore in gola. La fotografia, quasi sempre ammantata dall'oscurità delle notti periferiche o stretta nell'utilizzo di toni freddi che rendono persino il sole vagamente sinistro, si sposa alla perfezione con questa costruzione diegetica che sembra sempre sul punto di esplodere. The Drop è un thriller-noir che sembra prendere spunto dalla vecchia scuola, riuscendo tuttavia ad apparire completamente nuovo, originale e inaspettato. Il mondo che viene disegnato intorno a Tom Hardy è di quelli capaci di irretire il pubblico a tal punto da spingerlo a soffrire come se fosse in scena, come se fosse sua la vita in pericolo. Nel raggiungimento di questo risultato eccellente il regista è senza dubbio aiutato dal cast, che oltre al già citato Hardy può fare affidamento anche su Mathias Schoenaerts, pupillo del regista dai tempi di Bullhead, che qui interpreta un criminale fuori di testa, dal quoziente intellettivo non troppo alto e che, proprio per questo, rappresenta un pericolo costante. Senza dimenticare che The Drop rappresenta anche l'ultimo lavoro del compianto James Gandolfini.

Valutazione di Erika Pomella: 9 su 10
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