Creature di Dio, frame dal trailer del film con Emily Watson e Paul Mescal
Creature di Dio, frame dal trailer del film con Emily Watson e Paul Mescal

Creature di Dio, recensione del dramma con Emily Watson e Paul Mescal


Creature di Dio è un dramma familiare con toni da tragedia greca, che ritrae anche l'atmosfera di una piccola comunità percorsa da violenza e segreti, con i toni freddi e aspri della costa irlandese a fare da sfondo; la veterana Emily Watson è affiancata dalla giovane promessa Paul Mescal e dall'italo-irlandese Aisling Franciosi.
Voto: 7/10

In un piccolo e remoto villaggio sulla costa irlandese, Aileen (Emily Watson) è una delle donne che lavorano nella fabbrica di pesce locale, oltre a prendersi cura della casa e della famiglia, con il marito, il suocero gravemente malato, la figlia che ha da poco avuto un bambino senza un compagno. Un giorno, a sorpresa, Brian (Paul Mescal), l’altro figlio di Aileen, torna a casa dopo un’assenza di molti anni. L’arrivo del ragazzo innesca alcune situazioni per cui sua madre, inizialmente mossa dall’istintivo desiderio di proteggerlo e aiutarlo, si troverà a riflettere sul peso che possono avere segreti e bugie, specialmente dopo aver osservato le sofferenze e le difficoltà di Sarah (Aisling Franciosi), una giovane donna e collega, vittima di violenza.

Creature di Dio è diretto da due registe, Saela Davis e Anna Rose Holmer, ed è un dramma che fa perno su temi e interrogativi da tragedia greca, collocandoli all’interno del ritratto di un territorio che è a sua volta un archetipo: la storia si svolge in un luogo di cui non conosciamo il nome (sappiamo che le location sono state trovate in diverse aree della contea di Donegal), dalla collocazione temporale indefinita, e che possiede elementi immutabili, come abitudini e tradizioni che sono dure a morire, così come i sentimenti ancestrali affrontati dalla trama.

Quella rappresentata nel film è una società in cui la donna può avere un ruolo attivo e importante anche sul lavoro ma resta comunque il nucleo dell’ambiente domestico, in cui è chiamata ad accudire, sostenere, mediare, laddove invece la controparte maschile sembra sempre più incline a prevaricare, esigere, senza scendere facilmente a compromessi, e quindi un certo grado di violenza, che può essere verbale ma anche fisica, sembra spesso tacitamente implicito (‘i maschi fanno i maschi’ dice una dei personaggi). A questo si unisce anche il ritratto di una piccola comunità, dove bisogna fare i conti con l’omertà e la paura, e il rischio di venire ostracizzati per chi prova a cambiare le cose.

La storia è pervasa fin dall’inizio da un’atmosfera tesa, cupa, di tragedia imminente, e anche l’introduzione del personaggio di Brian è accompagnata da un alone di ambiguità, il che forse fa perdere un eventuale effetto sorpresa legato ad alcuni eventi successivi; questo, oltre ad alcune ellissi e omissioni nella trama, toglie in parte dimensione e rende alcuni sviluppi più prevedibili, così che la vicenda arriva alla sua conclusione in maniera efficace ma un po’ programmatica. Inoltre il personaggio di Sarah poteva essere approfondito di più, soprattutto data l’importanza del suo ruolo specialmente nella seconda metà del film, che offre anche lo spunto per un confronto generazionale al femminile.

Nel ruolo del protagonista troviamo una intensa ma misurata Emily Watson, volto legato al cinema d’autore e di qualità fin dai tempi degli esordi con Le onde del destino, mentre al suo fianco troviamo un Paul Mescal ormai davvero lanciatissimo sebbene questo sia appena il suo terzo film, e che qui si cala con disinvoltura in un ruolo dalle sfumature più cupe ed enigmatiche. A fare non solo da sfondo alle vicende e ai personaggi, ma rispecchiandone gli umori, c’è il paesaggio irlandese fatto di cieli plumbei, aspre scogliere, l’acqua scura e minacciosa che circonda il luogo, fonte di sostentamento grazie alla pesca, ma anche pericolo reale per chi vi si addentra.

Creature di Dio è quindi, per stile e tematiche, un tipico esempio di cinema autoriale europeo e che allunga le fila delle registe donne, ed è inoltre un’altra voce che va ad arricchire il curriculum della A24, la casa di produzione che negli ultimi anni si è affermata sempre di più come una potenza nell’ambito del cinema indipendente (basti pensare al recente trionfo agli Oscar di Everything everywhere all at once e The Whale, solo per citare due nomi).

Valutazione di Matilde Capozio: 7 su 10
Creature di Dio
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