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Dispatches from Elsewhere disponibile su Prime Video

Arriva oggi su Amazon Prime Video la serie targata AMC creata dal Jason Segel di 'How I Met Your Mother': una serie folle e visionaria, sorretta da un ottimo cast

Arriva oggi sulla piattaforma di video on demand Amazon Prime Video la serie Dispatches from Elsewhere, creata dall'attore Jason Segel, diventato famoso al grande pubblico per aver interpretato Marshall nella fortunata serie How I Met Your Mother ( Alla fine arriva mamma è il titolo in italiano).

La serie Dispatches from Elsewhere è composta da 10 episodi che si aggirano tutti intorno ai 50 minuti di durata e si presenta agli occhi dello spettatore come una serie antologica. La trama ruota intorno ad un timido ed introverso impiegato (Segel, per l'appunto), che vede la sua vita cambiare quando si imbatte in un volantino che lo porta davanti al Jejune Institute, dove entrerà a far parte di un gioco che, tuttavia, somiglia ad una missione di salvataggio. Il nostro protagonista, dunque, si lascerà andare a questa avventura, senza sapere molto e scoprendo così un mondo che sembra sprovvisto di regole, dove l'ago della bussola non punta al Nord, ma ad un personaggio misterioso di nome Clara.

Va detto subito che Dispatches from Elsewhere non è una serie per tutti: per gli spettatori che amano la linearità, la chiarezza narrativa sin dalle prime battute e un racconto che segue pedissequamente gli stilemi del linguaggio televisivo, la serie creata da Jason Segel con Richard E. Grant e il premio Oscar Sally Field rappresenta qualcosa da cui tenersi alla lontana. Questo perché la serie è un'esplosione di stranezze ed eccentricità, che appaiono evidenti sin dai primi secondi. La serie, infatti, si apre con un piano americano di Richard E. Grant (memorabile in Copia Conforme) che rimane immobile e in silenzio per i primi venti secondi, guardando dritto in macchina. Allo spettatore, addirittura, può venire il dubbio che l'episodio non sia partito, che ci sia qualche problema di connessione, perché l'attore è davvero immobile. Poi, d'improvviso, l'interprete comincia a parlare, raccontando una storia. E lo fa rivolgendosi direttamente allo spettatore.

Decade del tutto l'idea di quarta parete, quella finzione e insieme quel contratto di illusione, per cui chi è sullo schermo finge di non sapere che si sta esponendo per qualcun altro, che sta recitando per occhi che vorranno lasciarsi sopraffare da quello che accade sul piccolo schermo. Ecco, con Dispatches From Elsewhere le due realtà che compongono l'esperienza spettatoriale – quella diegetica e quella extradiegetica – si fondano in una nuova versione ibrida, dove la finzione cerca di apparire realtà attraverso una realtà che è a sua volta fittizia. Una sorta di mise en abyme stilistica e soprattutto narrativa che fa sì che Dispatches from Elsewhere sia una serie strana, che procede a piccoli passi e che per questo potrebbe far sembrare difficile seguire il racconto basandosi solo sul primo episodio, che sembra quasi il folle sogno di un David Lynch particolarmente ispirato.

Non che Dispatches from Elsewhere sia esente da difetti: a volte la superficialità del racconto penalizza invece la grande intuizione narrativa che è alla base del racconto, così come alcuni sviluppi e alcune risoluzioni sono esagerate anche per una serie che fa proprio dell'esagerazione il suo marchio di fabbrica. Ma lo spettatore avrà comunque il piacere di trovarsi davanti un'esperienza folle, piena di passione e di partecipazione, ottimamente interpretata e che dalla sua ha anche il merito di essere riuscita a inserirsi bene nel contesto sociale che il mondo sta vivendo in questo preciso periodo storico.

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