Favolacce dei fratelli d'Innocenzo
Favolacce dei fratelli d'Innocenzo

Favolacce, recensione del film dei Fratelli D’Innocenzo


Dai registi di 'La terra dell'abbastanza', una favola nera premiata al Festival di Berlino che vede tra i protagonisti Elio Germano.
Voto: 7/10

"C'era una volta, in un regno lontano lontano…" è così che di solito iniziano le favole che siamo abituati ad ascoltare da bambini; è invece in un quartiere periferico di Roma, durante una calda estate, che si svolge Favolacce, il nuovo film dei fratelli Damiano e Fabio D'Innocenzo, che è stato presentato alla 70esima edizione della Berlinale, dove ha vinto l'Orso d'argento per la sceneggiatura, prima di uscire da noi direttamente in digitale, a causa della chiusura delle sale.
Il film racconta la quotidianità di un piccolo gruppo di famiglie, genitori e i loro figli preadolescenti, una comunità in cui la vita scorre apparentemente monotona e tranquilla, ma che sotto la superficie nasconde un profondo disagio e malessere pronti a deflagrare da un momento all'altro.

I fratelli D'Innocenzo, che avevano già riscosso ampi consensi con il loro esordio, La terra dell'abbastanza, con questo secondo film compiono un deciso passo verso un vero e proprio cinema d'autore, dove la forma è imprescindibile dal contenuto. In questa fiaba dark tutto è sospeso tra un realismo crudo e brutale e un'atmosfera quasi surreale, trasfigurata, a partire dall'ambientazione: un luogo che, benché abbia una precisa collocazione geografica, risulta al tempo stesso fuori dallo spazio e dal tempo, una sorta di bolla a sé stante, a cui il resto della società arriva come richiamo esterno, ma non sempre facilmente raggiungibile. È un luogo che diventa a tutti gli effetti un personaggio del film, dove un'immagine, un oggetto, una festa nascondono un lato oscuro, che ne ribalta il significato, sotto l'aspetto allegro e colorato.

Al centro di queste Favolacce c'è anche il rapporto tra i bambini e gli adulti, questi ultimi osservati, nei loro difetti, debolezze e perversioni, dagli occhi dei loro figli, due mondi che spesso non riescono a comunicare, incomprensibili l'uno all'altro, ciascuno regolato dalle proprie leggi e abitudini.

I registi realizzano così un'opera insolita, dall'impianto frammentario, che a una trama sottile accompagna un elaborato stile di regia, alternando primissimi piani sui volti degli attori a scene in campo lungo, quasi a osservare i personaggi di nascosto, o anche lasciando del tutto l'azione fuori campo; lavorano in sottrazione, a volte quasi troppo, mettendo da parte alcuni personaggi o nel caso del diario-voce narrante che fa da filo conduttore al film. Il volto più noto del cast è quello di Elio Germano, ma sono ben scelti e utilizzati tutti gli attori, compresi gli interpreti più giovani.

Favolacce è un film che colpisce dal punto di vista narrativo e da quello visivo, confezionato con maestria che mostra uno sguardo originale e conferma i fratelli D'Innocenzo come giovani autori da tenere d'occhio.

Valutazione di Matilde Capozio: 7 su 10
Favolacce
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