Estratto poster Five Nights at Freddy's
Estratto poster Five Nights at Freddy's

Five Nights at Freddy’s: un modo di fare horror retrò con gli animatronic


Five Nights at Freddy's dell'esordiente Emma Tammi è un horror dalle tinte vintage che potrebbe ricordare i primi 'Terminator', tutto condito da un genere New wave.
Voto: 6/10

In un’ex pizzeria degli anni ’80, un guardiano notturno deve sopravvivere per cinque notti, circondato da animatronic posseduti da spiriti maligni.
Se dovessi scrivere un film horror dalle tinte Anni ’80, probabilmente lo metterei in piedi sul modello di Five Nights at Freddy’s. Il film, diretto dall’esordiente Emma Tammi, ci riporta in quella dimensione dell’orrore vintage, con personaggi magari non più al passo coi tempi, ma che allo stesso tempo rievocano una suspense o emozioni di vario genere nello spettatore.

La storia intorno al Five Nights at Freddy’s

Il film ruota intorno alla figura di Mike (Josh Hutcherson di “Hunger Games“), un ragazzo che soffre di disturbi comportamentali per un grave trauma vissuto in età adolescenziale. Nonostante la fragilità della sua psiche, che lo porta a essere assente davanti agli eventi, deve crescere la propria sorellina Abbey. Proprio per mantenere la bimba con lui, Mike è costretto ad accettare un lavoro notturno presso l’angusto locale del Freddy Fazbear’s, un’ex pizzeria cult negli Anni ’80 per dei simpatici pupazzi meccanici. Ma dietro la natura di queste macchine, si cela un segreto terribile.

Le intuizioni cinematografiche attorno al FnaF

Nel suo complesso, il film mostra di avere delle ottime intuizioni su cui lavorare. Cerca anzitutto di seguire il filone della narrazione a cui si ispira, ovvero il survival horror del videogame “Five Nights at Freddy’s” (FnaF) del 2014. La pellicola riesce ad incarnare perfettamente lo spirito del gioco, riprendendo aree di grande buio e dove vige la regola del “vedo non vedo” nelle comparse dei villain o nei fotogrammi legati all’uccisione di personaggi.

Mike (Josh Hutcherson) e Abby (Piper Rubio) in Five Nights at Freddy's [credit: Patti Perret/Universal Pictures; Copyright 2023 Universal Studios. All Rights Reserved]
Mike (Josh Hutcherson) e Abby (Piper Rubio) in Five Nights at Freddy's [credit: Patti Perret/Universal Pictures; Copyright 2023 Universal Studios. All Rights Reserved]

La rappresentazione del videogioco sul grande schermo

La Tammi prova a percorrere una strada che, almeno fino a oggi, non si è mostrata mai ampiamente fortunata al cinema: riproporre un videogame all’interno del grande schermo. Almeno qui, dopo numerosi esperimenti cinematografici fallimentari, sembra si raggiunga un buon prodotto con questa chiave di lettura. Nel 2014, il videogame si presentava con questo preambolo: “Durante il giorno è un posto gioioso. Ma tu non ci sei durante il giorno. Tu sei il guardiano notturno. Energia limitata. Visibilità limitata. Tempo limitato“. Peccando forse solo sulla concezione del tempo, sul resto troveremo un film che ci catapulta perfettamente in quella dimensione visiva.

La dimensione psicologica dei personaggi

Meritevole di attenzione la psicologia dei personaggi, che viaggia sulla leggera linea di confine che divide lo stato traumatico dall’evento paranormale. Mike viene descritto eccellentemente, in un personaggio cui viene ben delineato il suo essere “assente” agli occhi della società che lo circonda, ma allo stesso tempo rivelarsi anche una persona logorata nell’anima per determinati motivi. Un modus di fare narrazione ripreso anche coi personaggi di Abby e la poliziotta Vanessa (Elizabeth Lail di You).

(S-D) Foxy, Chica, Freddy Fazbear e Bonnie in Five Nights at Freddy's [credit: Patti Perret/Universal Pictures; Copyright 2023 Universal Studios. All Rights Reserved]
(S-D) Foxy, Chica, Freddy Fazbear e Bonnie in Five Nights at Freddy's [credit: Patti Perret/Universal Pictures; Copyright 2023 Universal Studios. All Rights Reserved]

Il ritorno degli animatronic nell’horror

Serve fare una menzione a parte per i veri protagonisti della scena: gli animatronic. Pur con un aspetto antiquato e forse inusuale per il cinema horror odierno, piacciono proprio per la ventata di vintage che si portano dietro. Niente effetti speciali, ma si ritorna alle vecchie macchine robot da scena, che non creano paura però ci piace ugualmente vedere all’interno di questa tipologia di film. Con il loro particolare disegno, la goffaggine e dei personaggi che riprendono a pieno le sembianze del videogioco.

Il tono vintage del film

Il film, al netto di tutto, si attesta su un “6”, delineando anche a quale platea potersi rivolgere. Un horror dalle tonalità molto vintage, che con la testa potrebbe portarci all’esperienza dei primi “Terminator”, tutto condito da un genere New wave che potrebbe far molto piacere a chi, negli Anni Ottanta, era solo un giovincello che passava i pomeriggi in sala giochi.

Five Nights at Freddy's - foto dal set [credit: Patti Perret/Universal Pictures; Copyright 2023 Universal Studios. All Rights Reserved]
Five Nights at Freddy's - foto dal set [credit: Patti Perret/Universal Pictures; Copyright 2023 Universal Studios. All Rights Reserved]

Valutazione di Andrea Rapisarda: 6 su 10
Five Nights at Freddy’s
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