Game of Thrones 4x10
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Recensione Game of Thrones 4×10 [Season Finale] – The Children


Season Finale un po' sottotono per Game Of Thrones, che, con 'The Children', offre uno spettacolo di 66 minuti con molti momenti importanti, ma pochi veramente intensi.
Voto: 7/10

Dove eravamo rimasti: The Watchers on the Wall

Il fantomatico episodio 9 di Game of Thronesquello che, da che mondo e mondo, accompagna momenti cruciali in grado di cambiare il corso degli eventi, in questa quarta stagione si caratterizza per l'attacco che i Bruti perpetuano ai danni dei Guardiani della Notte alla Barriera. In The Watchers on the Wall abbiamo perciò assistito alle prime offensive degli uomini di Mance Ryder, la cui conseguenza più importante era stata la caduta di Ygritte, la ragazza baciata dal fuoco. La ragazza muore proprio davanti agli occhi di Jon Snow, il bastardo di Ned Stark che aveva abbozzato un sorriso non appena si era trovato davanti la donna che amava, nonostante il giuramento fatto davanti all'albero degli dei. L'episodio in sè, sebbene ricco di azioni e di alcuni virtuosismi stilistici da segnalare, era apparso comunque privo di mordente, tanto da finire con l'annoiare.

Cosa vedremo: The Children

Il season finale di questa quarta stagione torna ad utilizzare la struttura corale che gli è propria e che era stata accantonata nell'episodio precedente. In The Children assistiamo a molti eventi importanti. A Nord Jon Snow è andato a parlare con il Re oltre la Barriera, Mance Ryder. Proprio quando l'ex Guardiano della Notte comincia ad avanzare le sue non tanto velate minacce un aiuto insperato arriva per i Night Watchers. A Sud, invece, mentre la Montagna sta lottando tra la vita e la morte a causa del veleno utilizzato dalla Vipera Rossa durante il duello, Cersei annuncia a suo padre la sua volontà di non sposare Loras Tyrell e spostarsi, così, ad Alto Giardino, lontana da suo figlio Tommen. La donna, per sottolineare la sua decisione, minaccia suo padre di proclamare davanti al mondo che le infamie di Stannis – che, lo ricordiamo, aveva divulgato per Westeros l'incesto tra Jaime e la regina reggente – sono vere. Tyrion, intanto, è in attesa della sua esecuzione, non sapendo di avere alcuni alleati che non lo vogliono morto. Oltre la Barriera, intanto, Bran, insieme ai suoi accompagnatori Hodor, il metalupo Estate, e i fratelli Reed, è arrivato ai piedi del grande albero che aveva visto in una visione. L'avanzata verso di esso, tuttavia, si mostra più difficile del previsto: scheletri animati da una strana magia riemergono dalla neve, ferendo a morte Jojen. Solo l'intervento di una bambina permette agli altri di mettersi in salvo. La ragazzina dice di far parte di un popolo che i Primi Uomini avevano battezzato The Children. Infine Arya e il Mastino si imbattono in Brienne, che non riesce a credere alla propria fortuna, quando capisce he la ragazzina che ha davanti è la figlia di Catelyn Stark. Quando cerca di spiegarle del giuramento fatto a sua madre, il Mastino si mette in mezzo, riconoscendo l'oro dei Lannister nella spada che Brienne stringe. Tra i due scoppia un duello, nel quale il Mastino resta ferito. A questo punto Arya dimostra la sua coerenza e la sua determinazione: nonostante il rapporto con Sandor abbia molteplici sfumature che potrebbero far pensare ad una sorta di amicizia, l'erede Stark non ha dimenticato i peccati del mastino. Non ha dimenticato il piccolo garzone Micah, né l'abbandono di Nymeria sul Tridente. Così, mentre il Mastino invoca pietà, Arya decide di abbandonarlo ad una morte lenta e dolorosa, prima di imbarcarsi su una nave diretta a Bravoos.

Un Season Finale sottotono

Nel recensire l'ultimo episodio di questa quarta stagione di Game of Thrones, bisogna fare una premessa. Qualche settimana fa avevamo dichiarato che un episodio sottotono di Il trono di spade è comunque qualcosa di alto livello, facilmente fruibile e godibile. Questo è senz'altro vero, ma il fatto è che da un season finale noi ci aspettiamo molto di più. Gli eventi messi in scena sono moltissimi – la morte di Tywin Lannister e Shae, la fuga di Tyrion, l'arrivo di Stannis alla Barriera, la fuga di Arya verso la città libera … – ma sembra che i sessantasei minuti di durata non siano stati sufficienti a rendere onore a tutti questi spunti. La vendetta di Tyrion, per esempio, manca della ferocia e, insieme, dell'ironia che gli sono caratteristiche e che era lecito aspettarci. Specie per quel che riguarda l'assassinio di Shae: la donna combatte e Tyrion se ne rimane in silenzio, con una lacrima che gli rotola sul volto offeso. Per quanto sia inopportuno lasciarsi andare a paragoni tra serie tv e libro, non possiamo fare a meno di rimpiangere la bellissima scena che Martin aveva descritto nelle sue pagine, dove era il furore e il risentimento a muovere la mano del Folletto, davanti ad una Shae non solo conscia del proprio destino, ma pronta anche a supplicare. Il destino toccato al personaggio di Tyrion è l'esempio più lampante di quello che manca in questo episodio (come in quello che l'ha preceduto): l'anima, il cuore, lo stomaco. Tutto viene messo in scena con uno stile impeccabile, ma non emerge mai nessun uncino pronto ad arpionare i nostri sentimenti. Ancora una volta questa stagione paga il prezzo di essere il risultato di una spaccatura; la scelta di dividere il terzo libro della saga (di sicuro il migliore!) in due stagioni ha mostrato ben presto i propri punti deboli, con episodi pieni di scene pressoché inutili (la ship tra Gilly e Sam?), rallentate (l'attacco dei Bruti è stato rimandando così a lungo che, alla fine, quando è avvenuto, gli spettatori erano pressoché disorientati) e, dunque, impoverite. Rimane però la consolazione di assistere a scene veramente potenti, capaci di riscattare, da sole, l'andamento di un intero episodio. In The Children, ad esempio, assistiamo alla scena bellissima che si svolge a Meereen, dove Daenerys deve affrontare due questioni spinose. La prima è quella di uno schiavo liberato che chiede di poter essere venduto nuovamente. Daenerys, la distruttrice di catene, capisce così che la sua guerra è piena di controsensi e ipocrisie e scelte che lei difficilmente comprende. Il secondo problema che la Regina dei draghi è costretta ad affrontare è da brividi. Un uomo in lacrime si presenta al suo cospetto, con un fagotto stretto tra le mani. Qualche passo e lo sconosciuto mostra alla sua Regina le ossa annerite di una bambina, uccisa dalle fiamme di Drogon. A Daenerys, allora, non resta altro da fare che recarsi nelle catacombe e, in lacrime, imprigionare i due draghi rimasti dopo la fuga dell'immenso drago nero. La scena è meravigliosa, anche grazie alla scenografia utilizzata; ed aiuta a comprendere perchè Daenerys sia uno dei personaggi più amati di sempre.

Il caos a Westeros.

E con The Children si chiude questa quarta stagione di Game of Thrones: la stagione dei record per la HBO che, pur con tutti i suoi difetti (non poi così tanti) è riuscita a tenere incollati allo schermo un numero esorbitante di spettatori. In attesa che i 365 giorni che ci separano dalla quinta stagione passino, e nella speranza che George R.R. Martin si decida a pubblicare il sesto libro, possiamo cercare di tirare le fila. Quello che The Children ci lascia è un paese in subbuglio. Joffrey Baratheon è morto, così come suo nonno Tywin, il Leone dei Lannister. Sul trono ora sedie il bambino Tommen, troppo giovane e buono per resistere alle macchinazioni che Cersei e Margaery Tyrell potrebbero architettare. Come se non bastasse, Myrcella Baratheon è a Lancia del Sole, sotto la custodia di Doran Martell, fratello di Oberyn; per la legge Dorniana ora il trono toccherebbe proprio a Myrcella, più grande di Tommen. Ma a Westeros il trono si eredita per linea maschile: elemento, questo, che da sempre infastidisce Cersei. Esiste dunque la possibilità che, per vendicarsi della morte di Oberyn, i dorniani scelgano di incoronare Myrcella, lanciando così di fatto una sfida ad Approdo del Re. In questa guerra di Re non bisogna dimenticare Stannis: ora che si è appostato al Nord, con la Donna Rossa Melisandre che in lui continua a vedere il guerriero della luce che salverà il mondo dall'oscurità, Stannis sembra più che mai deciso a riprendersi ciò che pensa gli appartenga di diritto. Lasciamo Sansa nelle grinfie di Petyr Baelish, mentre Arya e Tyrion sono in fuga: una verso Bravoos, l'altro verso un luogo imprecisato al di là del Mare Stretto. Westeros è nel caos più totale, e dovremmo aspettare ancora a lungo prima di conoscerne il destino.

Cosa ci è piaciuto:

•  La morte di Shae e Tywin Lannister. Sebbene entrambi gli omicidi manchino dell'epicità del libro, dà comunque soddisfazione vedere che, ogni tanto, la ruota gira.
• Il rapporto tra Jaime e Tyrion.
• Tutta la sequenza su Bran. Per una volta uno dei personaggi più noiosi della saga è stato protagonista di una scena d'azione e molto bella.
• Lo sguardo che Arya lancia al Mastino prima di abbandonarlo

Cosa non ci è piaciuto:

• La confessione che Cersei fa a suo padre sulla sua relazione con Jaime. Una confessione che stona incredibilmente con il personaggio tratteggiato fino a questo momento.

Valutazione di Erika Pomella: 7 su 10
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