Il Trono di Spade
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Recensione Game of Thrones 5×09 – The Dance of Dragons


'The Dance of Dragons' è un episodio cardine, disturbante, che vi rivolterà lo stomaco come solo 'Game of Thrones' riesce a fare.
Voto: 8/10

Dove eravamo rimasti: Hardhome

L'inverno sta – finalmente – arrivando. Atteso dalla prima stagione, quando il compianto Ned Stark ha reso universalmente noto il motto di casa Stark Winter is Coming ora l'inverno sembra davvero alle porte. Ne è ben consapevole Jon Snow che, dopo aver lasciato di nuovo la barriera, si avventura nelle terre dei bruti per cercare un'alleanza utile a far fronte alla sempre presente minaccia degli Estranei. Una minaccia che solo in pochi sentono impellente: e per questo non sono in molti a seguire Jon Snow verso la Barriera. Meglio pochi che niente. Eppure le cose non vanno affatto come il Bastardo di Casa Stark aveva immaginato: ad Hardhome, pronti ad imbarcarsi per tornare a casa, Guardiani e Bruti vengono attaccati dagli Estranei, in una lotta che appare senza fine, specie quando il leader della fazione opposta mette in mostra la sua capacità di richiamare i morti dall'oltretomba. Intanto, poco più a Sud, a Grande Inverno, Sansa scopre la verità sui suoi fratelli: in un alito di coraggio, Theon ammette che i corpicini messi in bella mostra al suo arrivo a Winterfell non erano affatto quelli di Bran e Rickon, che sono ancora vivi da qualche parte. Ad Approdo del Re Cersei è costretta ad abbassare il suo capo regale, quando capisce che le sue minacce, il suo cognome e il suo status non servono a niente contro un fanatismo che lei stessa ha armato. Vittima di se stessa, Cersei è costretta alla sporcizia, obbligata a raccogliere dal suolo qualche goccia d'acqua. Ci fa pena? Forse. Ci dispiace? No. A Meereen, intanto, Daenerys caccia di nuovo Jorah Mormont, dando prova di non voler avere niente a che fare con lui. Tiene vicino a sè Tyrion, però, promuovendolo a suo consigliere.

Cosa vedremo: The Dance of Dragons

Il nono episodio di questa quinta stagione di Game Of Thrones porta il titolo di The Dance of Dragons, proprio come il libro da cui è (ahinoi) liberamente ispirato. E sono proprio i draghi a giocare un ruolo importante: Daenerys riapre le fosse di combattimento per cercare di placare gli animi dei dissidenti del suo governo. Alle fosse partecipa anche Jorah, che preferisce rimanere come schiavo vicino alla sua Regina piuttosto che come uomo libero da qualsiasi altra parte. L'evento però prende una brutta piega quando i figli dell'arpia appaiono dal nulla e cominciano a mietere vittime. Jorah riesce a salvare la sua regina e, anche per questo, viene riammesso all'interno della sua scorta privata. Ben presto però i "buoni" si trovano circondati da una fiumana umana che vuole il sangue di Khaleesi: è a quel punto però che dal cielo arriva la speranza, la morte e la salvezza. Drogon plana sull'arena e uccie molti nemici, prima di riaccettare sua madre e portarla via con la forza delle sue ali. Una scena magnifica. Intanto a Dorne le cose cominciano a ritrovare un proprio ordine: Jamie va a colloquio con Doran, Trystane e la stessa Myrcella. L'uomo Lannister vuol salvare Bronn e si prende tutte le responsabilità, spiegando che il mercenario agiva per suo conto: Trystane, che un giorno potrebbe essere Re, viene chiamato a prendere una decisione e si mostra piuttosto misericordioso, facendo liberare Bronn con il solo prezzo di un pugno. Intanto Jamie e Doran capiscono che i due ragazzi sono innamorati e Doran sembra accettare l'idea che Trystane possa seguire Myrcella ad Approdo del Re. L'uomo è sempre determinato a non far scoppiare una guerra e per niente al mondo vuol mettersi contro i Lannister. In questa ottica affronta anche Ellaria, che rimette al proprio posto, facendo aleggiare sulla sua testa una minaccia di morte se oserà di nuovo sfidare la sua autorità. A Bravoos Arya continua i suoi esercizi per diventare qualcun'altro, ma quando nella città arriva Lord Tyrell accompagnato da Ser Meryn, Arya ritrova tutta la rabbia per quell'uomo il cui nome è vargato nella sua lista dell'odio. E le cose non migliorano quando la ragazzina vede il "cavaliere" chiedere una prostituta bambina. A Nord, intanto, le cose non vanno molto bene per Stannis e il suo esercito, che non riescono ad avanzare e non hanno risorse sufficienti. Stannis ordina allora a Ser Devos di tornare a Castle Black, alla Barriera, a fare rifornimento: con il cavaliere delle cipolle lontano Stannis prende la decisione che rovina di fatto il suo personaggio. Accetta il consiglio di Melisandre (che, a questo punto, speriamo di veder morire il più presto possibile) e uccide Shireen, il sangue del suo sangue.

 

Stannis, perchè?

Da cinque stagioni a questa parte ci siamo abituati al fatto che la nona puntata di Game of Thrones deve contenere elementi disturbanti, traumatici o dolorosi. Ad ogni costo. Una necessità così di moda che, nella passata stagione, ha portato a due episodi di una lentezza disarmante, con una lungaggine che si spiegò solo con il chiaro intento di far morire uno dei personaggi nella nona, fantomatica puntata. Quest'anno l'episodio nove si è mostrato all'altezza delle aspettative, ma non possiamo non notare come la scelta di fondo sia assolutamente forzata. Non sappiamo se Martin aveva intenzione di fare qualcosa del genere anche nei libri – stando a quanto ha dichiarato, comunque, pare di sì – ma dal momento che ci sanguinano le mani a forza di dire che libro e serie tv sono ormai su strade diverse, il volere dello scrittore importa fino a un certo punto. Il fatto è che la scelta di questo episodio snatura completamente il personaggio di Stannis. Pur con tutti i suoi limiti, fino a questo punto Stannis è sempre apparso un Re con una sua morale, una sua razionalità. Un uomo duro, certo, ma sempre ligio al dovere e alla legge, contrario alle amoralità e alla corruzione di Westeros. Ha ceduto alle lusinghe di Melisandre, che gli ha fatto credere di essere il Guerriero della Luce che caccerà l'oscurità dal mondo e qualsiasi ego maschile è facile a una tale seduzione. Eppure mai, fino a questo momeno, l'ambizione di Stannis lo aveva reso cieco fino a tal punto. Un'ambizione che non è neanche tale: da come avevamo interpretato il carattere di Stannis sapevam che voleva salire sul Trono di Spade non tanto perchè era quello che desiderava, ma soprattutto perchè era suo dovere. Ovviamente c'è sempre stata una certa debolezza verso il potere, ma a muovere i suoi passi era sempre e soprattutto la volontà di fare la cosa giusta. In The Dance of the Dragons lo Stannis che conoscevamo smette completamente di esistere. Diventa un uomo gretto, assetato talmente tanto di potere da fare quello che credevamo impossibile: uccidere sua figlia. E davvero non serve a niente mostrarsi la scena in cui Shireen si offre di aiutare suo padre alla vittoria. Niente potrebbe giustificare quello che segue: una bambina sopravvissuta al morbo grigio che viene condotta da due guardie verso il patibolo dove viene arsa viva e perchè? Perchè questo è quello che la stramaledetta Melisandre ha suggerito ad un inebetito Stannis. Quest'ultimo, inoltre, rimane a guardare mentre sua figlia muore, con un ipocrita "perdonami" che gli aleggia sulle labbra. La scena è una delle più disturbanti mai viste in Game of Thrones –il che è tutto dire – ed ha una tale portata da farci speare che tutti quelli coinvolti in questa vigliaccata muoiano presto, tra atroci sofferenze che, in confronto, quello che ha subito Theon dovrà apparire una passeggiata.

Cosa ci è piaciuto:

• La scena finale di Daenerys e Drogon
• Lo sguardo allucinato di Tyrion quando vede il drago

Cosa non ci è piaciuto:

• Il veder snaturato completamente Stannis.
• Melisandre. Uccidetela al più presto.
• La scena del combattimento nelle fosse era un po' una scopiazzatura mal riuscita di quelle viste in Spartacus
• Tira una brutta aria alla Barriera

Valutazione di Erika Pomella: 8 su 10
Il Trono di SpadeIl Trono di Spade (stagione 5)
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