Game of Thrones 8x03
Game of Thrones 8x03

Game of Thrones 8×03, la recensione


Il terzo episodio di Game of Thrones è un episodio confuso in fase di narrazione, che lascia aperte voragini di sceneggiatura, basandosi su effetti visivi mai così mediocri. Pochi momenti illuminano questo terzo capitolo del canto finale di Westeros. Adesso, però, attendiamo la vera battaglia: quella per il trono
Voto: 6/10

ATTENZIONE: COME SEMPRE VI RICORDIAMO CHE L'ARTICOLO CHE SEGUE CONTIENE SPOILER, QUINDI ANDATE AVANTI CON LA LETTURA SOLO SE SIETE IN PARI CON LA MESSA IN ONDA STATUNITENSE E AVETE GIA' VISTO IL TERZO EPISODIO.

Con il terzo episodio dell'ottava e ultima stagione, Game of Thrones si appresta a fare il suo proverbiale giro di boa: mancano solo tre episodi alla fine defitiniva della battaglia dei Sette Regni e tutti i personaggi sono pronti a conoscere il proprio destino in quel di Westeros. La scorsa settimana ci eravamo accomiatati con un episodio, A Knight of the Seven Kingdoms, in cui il motore principale era l'attesa. Gli Estranei avevano lasciato Ultimo Focolare e si stavano indirizzaendo verso Grande Inverno, per lanciare il loro attacco alla prima vera difesa del mondo occidentale, quel Nord che abbiamo imparato ad amare sin da quando Eddard Stark insegnò, nel primo episodio della prima stagione, il senso di giustizia che avrebbe dovuto muovere le decisioni dei propri eredi. E nell'attesa della minaccia evidente avevamo assistito al modo in cui ognuno dei personaggi decideva di prendersi le ore di quell'ultima notte, l'ultima di un mondo che fino a quel momento era stato familiare e che, di colpo, non lo era più. Così abbiamo visto Jamie investire Brienne del titolo di cavaliere, in una delle scene più commoventi di tutte le otto stagioni. Abbiamo visto Arya decidere di scoprire cosa si prova nell'abbandonare il proprio corpo in quello di un altro, perdendo la verginità con Gendry, in un fanservice che sebbene abbia sconvolto il puritano popolo americano (che non si scomoda per stupri e omicidi, ma è sempre pronto a salire in cattedra quando sullo schermo viene mostrata una giovane donna che decide liberamente del proprio corpo), non ha fatto altro che rimanere coerente e fedele a quello che Martin ci aveva promesso nei suoi libri. Abbiamo inoltre scoperto che il Re della Notte sta andando a Grande Inverno anche per seguire il Corvo dai Tre Occhi che, qualora vi siate persi le dodicimila volte in cui lo ripete, è nascosto in quello che fu Bran Stark. Il ragazzo, allora, si troverà a fare da esca, protetto da quel Theon Greyjoy che è tornato a Winterfell per redimersi dagli orrori perpetrati quando Robb Stark era ancora in vita e che cerca il perdono in un abbraccio straziante con Sansa. Infine, ma non meno importante, abbiamo assistito al momento in cui Jon Snow rivela a Daenerys la sua vera identità: figlio di Rhaegar Targaryen e Lyanna Stark è lui il vero erede al trono. La qual cosa, naturalmente, non piace alla madre dei draghi che se aveva dichiarato di amare perdutamente Jon, di colpo mostra quali sono le sue vere priorità: il trono di spade vale molto più di qualsiasi sentimento.

Questo era quello che ci eravamo lasciati alle spalle: davanti a noi, ora, ci sono le distese di un esercito che punta a cancellare il mondo e a fare a pezzi l'idea stessa di vita. Un esercito di non morti che cavalca le onde sinuose della notte, nascondendosi nella nebbia che il gelo porta con sé. Sembra molto lontano il prologo dei libri di George Martin, quando leggevamo di personaggi sconosciuti che venivano uccisi da creature che popolavano tenebre e incubi. Un tempo in cui le leggende venivano archiviate come storie dell'orrore che le Septe raccontavano ai bambini più discoli. Ma, infine, eccolì qua. Occhi gelidi e membra del colore delle ossa, gli Estranei sono venuti a chiedere dazio, portando con sé quella Lunga Notte che rende tutto più cupo e spaventoso. L'attesa di questa grande guerra è stata ripagata? Nì. Ma in realtà si tratta di un Nì che è molto più vicino al no. Forse è proprio questo il grande problema con serie che hanno una portata tale come quella di Game of Thrones: tra anticipazioni, attese e dichiarazioni si crea un hype che molto spesso è troppo grande per quello che poi viene effettivamente mostrato. Questo terzo episodio ci era stato presentato come un episodio che avrebbe avuto venature horror, che avrebbe tenuto tutti col fiato sospeso e che avrebbe rappresentato la più grande strage della serie. Di tutto questo c'è veramente poco. E non importa quanto siamo affezionati ai personaggi, quanto non vedevamo l'ora di vedere questo episodio o quanto siamo contenti che i nostri eroi sono sopravvissuti: questo terzo episodio è comunque una delusione, che raggiunge a stento la sufficienza. 

Alcuni dei momenti che avrebbero dovuto creare più ansia e inquietudine sono stati tirati così per le lunghe che l'unico effetto che sono riusciti ad ottenere è spingere lo spettatore a guardare l'orologio per sincerarsi del tempo passato. Quali che siano i sentimenti con cui ognuno di noi si è approcciato alla visione il risultato è un episodio che è obiettivamente fatto male, non solo dal punto di vista narrativo ma anche (e cosa assai più grave) da quello tecnico. Nell'episodio ci sono state, nsomma, cose che hanno funzionato ed emozionato, altre che invece hanno compromesso la riuscita di uno degli episodi più attesi di sempre. L'unica cosa certa è che non vediamo l'ora che sia la prossima settimana, quando probabilmente vedremo Cersei Lannister combattere per il suo trono. Abbiamo disperatamente bisogno di un vero villain, visto che almeno per il momento il Re della Notte è stato alquando deludente. E speriamo anche che la prossima settimana i settantotto minuti di durata siano gestiti meglio degli 82 di questa settimana: un episodio a cui sono stati aggiunti ben 22 minuti rispetto al piano iniziale avrebe dovuto essere un episodio da fuochi d'artificio.

Ecco, a grandi linee, quello che è accaduto:

I PORTATORI DELLA LUCE

Il problema fondamentale di questo episodio è stata la gestione della luminosità. Alcuni utenti, su Twitter, si sono lamentati che la fotografia fosse simile a quella di uno studente di cinema al primo anno. L'intento, chiaro, è quello di restituire un senso di verosimiglianza, costringendo lo spettatore a provare la stessa sensazione dei personaggi, che osservano una landa oscura senza essere sicuri di dove verrà il pericolo. Tuttavia lo spettatore non è davvero sul campo di battaglia e dovrebbe avere la possibilità quanto meno di indovinare quello che avviene lo schermo. Invece è tutto così buio, cupo e con una realizzazione visiva talmente scarsa che il risultato che si ottiene è solo fastidio o, peggio ancora, la convinzione che nel buio non si nasconda tanto il pericolo che avanza, quanto il desiderio di non doversi impegnare troppo nelle scene di guerra. In questa oscurità imperante la perfezione non serve, perché niente si vede. E a questo si aggiungono anche gli scarsi effetti visivi legati a Jon e Dany. Tutto il loro (troppo lungo) tempo a vagare coi draghi tra la nebbia di Viseryon, come in una versione oscura di Dragon Trainer 3, è reso talmente male, con effetti talmente scarsi, che viene da domandarsi cosa sia successo alla crew di Game of Thrones. Inoltre ci hanno fatto preparare a questa battaglia creandoci delle grandiosi aspettative sull'apporto che avrebbe dato Daenerys allo scontro. Addirittura nelle cripte Missandei sbeffeggia Sansa, dicendole che se non fosse stato per la regina dei draghi loro sarebbero tutti morti. Speriamo che presto gli Stark possano confutare questa dichiarazione, dal momento che Daenerys è riuscita a perdere un altro drago e a non far niente se non rimanere a guardare mentre Jorah dava la vita per lei, in un chiaro rimando alla morte di Boromir ne Il Signore degli Anelli. E se dobbiamo basarci sui paragoni con il capolavoro di Tolkien, allora per quel che riguarda le battaglie ci teniamo quella al fosso di Elm, a cui questa chiaramente si ispira. Ma dove nel primo esempio c'era ordine e narrazione (e una buona fotografia), qui non c'è altro che caos, scene buttate alla rinfusa come se fosse il piano di un folle e il risultato è stato quello di spingere lo spettatore ad annoiarsi quando invece avrebbe dovuto saltare sul letto per l'ansia (presente sono nel lungo prologo) e l'esaltazione di una battaglia epica, di quelle mai viste prima. E che invece in questo caso pesca da tantissimi materiali: non solo il già citato Lord of The Rings, ma anche World War Z: la scena degli Estranei che si arrampicano sulle mura è un omaggio che rasenta il plagio.

PROVACI ANCORA JON

Altro personaggio che avrebbe dovuto avere tantissimo peso in questa battaglia epocale era Jon Snow, destinato per nascita e percorso ad essere uno degli eroi che avrebbe potuto mettere un freno al caos che era caduto su Westeros. Invece non solo abbandona Spettro come se non gliene potesse importare di meno, ma il suo apporto è quello di smarrirsi insieme a Daenerys senza motivo apparente, senza riuscire a tornare a Grande Inverno, dove ci sarebbe davvero un disperato bisogno dei draghi e del loro fuoco. Tornato a terra, dopo essersi lanciato uno sguardo truce con il re della notte di cui, tutto sommato, non sentivamo il bisogno, Jon si mette a correre in direzione della sua casa natale con l'intento di salvare Bran – il cui unico  compito in questo episodio è rimanere seduto, in trance, senza motivo apparente. Pensate che Jon Snow ci sarà riuscito? Mentre si decideva il destino del mondo lui era intrappolato in una partita molto difficile di nascondino con Viseryon.

LA REDENZIONE DI THEON

Si conclude con questo episodio il lungo e periglioso percorso fatto da Theon: da quando era un amico/ostaggio di Ned Stark, riconosciuto quasi come figlio aggiuntivo, fino al tentativo di riscattarsi agli occhi del padre che lo aveva "venduto" come se non valesse nente passando per la presa di Grande Inverno, fino agli orrori subiti per mano di Ramsey Bolton. Theon ha pagato per i suoi gravissimi errori di vanità e orgoglio ed è tornato in prima fila a combattere per quella che è la sua vera casa. Cosa che gli sottolinea Bran,alla fine, quando gli dice che è un brav'uomo e che è finalmente tornato a casa. La morte di Theon è forse quella che tutti si aspettavano con maggior certezza, ma anche quella che, a ben guardare, era più giusta. Theon non aveva altro scopo che farsi perdonare da quei fratelli e quegli amici che aveva tradito. Il suo percorso mirava proprio qui, a questa redenzione ultima, che lo eleva tra i personaggi con un'evoluzione migliore, disperso tra gli alti e i bassi di un'esistenza colma di errori, ma anche di soprusi e rivincite. Dispiace – più per un gusto personale che altro – non aver potuto vedere altre scene con Sansa, ma tra la neve di Grande Inverno, sotto un ultimo afflato di coraggio, la vita di Theon si spegne con la consapevolezza di aver, finalmente, agito per il bene.

NOT TODAY

Not Today cantavano gli Imagine Dragons. Not Today. Non oggi, il messaggio che Melisandre ricorda ad Arya di indirizzare alla morte venuta a chiedere un prezzo alto. Arya è il vero cuore pulsante di questo episodio, l'unica che riesce a salvarlo da una mediocrità che, giunti a questo punto, è del tutto imperdonabile. Ma Arya Stark prende sulle sue piccole spalle il peso di una guerra che rischia di distruggere la sua casa. La vediamo combattere come se la sua mano fosse guidata da Satana in persona: diventa un esempio di resistenza e coraggio, una combattente che spinge il Mastino a uscire dal suo stato di trance, dalla sua incapacità di accettare l'idea di star combattendo contro la morte stessa. Ma Arya è lì che danza sul filo dell'annientamento, che si nasconde nei silenzi e negli angoli di buio. Diventa il motivo per cui Dondarrion è stato riportato in vita tante volte dal potere di R'hllor, il dio della luce: se nei libri la morte del guerriero avviene per permettere a Lady Stoneheart di vivere, nella serie la sua vita è al servizio della figlia della Lady, il guerriero che Melisandre aveva tanto cercato e aspettato, quel guerriero per cui aveva fatto bruciare la figlia di Stannis e rapire Gendry. Che sia il principe che fu promesso o Azor Ahai, Arya diventa l'incarnazione del guerriero che con la forza della sua lama riesce a scacciare le tenebre dal mondo. E' sua la mano che accoltella e uccide il Re della Notte – che era sopravvissuto al fuoco di drago, sebbene non ci sia stata data nessuna indicazione sul perché. E' la mano di Arya che porta la morte nel mondo degli Estranei, quei Night Walkers che cadono a pezzi, come frammenti di ghiaccio, quando il loro leader cade. E anche se è un tantino frustrante veder morire in questo modo il villain che seguivamo da anni, senza sapere (ancora) nulla sulla sua storia e le sue motivazioni, vedere la prova incontrovertibile che il Nord non ha bisogno di inginocchiarsi davanti a nessun sovrano è bastato, da solo, a risollevare il destino di un episodio altrimenti troppo scialbo nella narrazione e infimo nella realizzazione. Il Nord, dopotutto, non dimentica.

COSA CI E' PIACIUTO:

• Arya. E' così che si scrive un personaggio femminile.
• Tutte le volte che Jamie, durante il combattimento, si girava per assicurarsi che Brienne stesse bene.
• Lyanna Stark: incredibile fino al suo ultimo respiro, una vera Lady del Nord, che ha protetto le sue terre lettaralmente fino alla fine.
• Il rapporto tra Arya e il Mastino. Da brividi.
• La scena iniziale in cui Melisandre accende con il fuoco di R'hollor tutte le spade dell'esercito.
• Lo scambio di battute tra Sansa e Tyrion, quando Sansa dice che lui, dopotutto, era stato il migliore dei mariti.
• La morte di Theon: dolorosissima, ma giusta.

COSA NON CI E' PIACIUTO:

• La pessima gestione della fotografia e degli effetti visivi
• Missandei che si sente in diritto di fare l'arrogante con Sansa, difendendo la sua regina come se fosse l'eroe sceso in terra, quando in realtà è stata completamente inutile.
• Il modo in cui Spettro è stato fatto sparire nella folla del primo assalto.
• L'inutilità (di nuovo!) di Jon Snow.
• I moltissimi buchi di sceneggiatura
• Il caos con cui è stata gestita la battaglia
• L'inutilità di Bran; anche se almeno, questa volta, non lo abbiamo sentito ripetere di nuovo che lui era il corvo dai tre occhi e bla bla bla.

Valutazione di Erika Pomella: 6 su 10
Il Trono di SpadeIl Trono di Spade (stagione 8)
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