Gemini Man
Gemini Man

Gemini Man, la recensione


Gemini Man e' un film riuscito dal punto di vista della sperimentazione tecnologica ma che cade rovinosamente per quanto riguarda la sceneggiatura.
Voto: 5/10

Gemini Man, nuovo lavoro del regista taiwanese Ang Lee, ha avuto uno sviluppo molto lungo nel tempo. L'idea è nata a Darren Lemke nel lontano 1997 e la pellicola sarebbe dovuta essere prodotta da Walt Disney Pictures, sotto la regia di Tony Scott. Purtroppo però all'epoca la tecnologia non era abbastanza sviluppata da garantire un risultato soddisfacente per la creazione di un clone ringiovanito del protagonista e di conseguenza il progetto venne abbandonato. Quasi venti anni dopo la Skydance acquista i diritti dalla Disney e il famoso produttore Jerry Bruckheimer entra nel progetto. E' così che prende vita il film, che vede protagonista un doppio Will Smith, versione odierna e versione giovane, accompagnato nella recitazione da Mary Elizabeth Winstead e Clive Owen.

Henry Brogan (Will Smith) è un killer professionista che lavora per il governo, risolvendo per loro i casi più spinosi, uccidendo bersagli che gli vengono commissionati, senza fare domande o pretendendo motivazioni. E' il migliore nel suo lavoro ma arriva a cinquant'anni rendendosi conto di essere stanco di fare quella vita, per la quale non riesce più a guardarsi allo specchio e non ha potuto costruire nulla di personale. Così decide di ritirarsi, di lasciare tutto ma il suo ex capo, Clay Varris (Clive Owen), non accetta di lasciarlo andare dopo che Henry scopre che dietro al suo lavoro c'era un sistema corrotto. Si trova così a doversi confrontare con la sua versione giovane, che vuole ucciderlo e che riesce ad anticipare ogni sua mossa.

Gemini Man è senza dubbio un prodotto molto interessante dal punto di vista tecnologico e visivo. Ang Lee svolge un lavoro egregio nello sfruttare le tecnologie messe in campo, utilizzando la High Frame Rate (ovvero i frame vengono proiettati non più secondo la regola dei classici 24 fotogrammi al secondo ma diventano molti di più) combinata con il 3D, nonché con la simulazione in CGI di una grande star come Will Smith. Il risultato è uno spettacolo visivo che riesce a sorprendere lo spettatore che è messo davanti ad uno spettatolo a cui sicuramente non è abituato nella sala cinematografica, riuscendo così ad ampliare le sue abitudini visive. Bisogna anche dire però che se da una parte c'è questo spettacolo per gli occhi innovativo che dà il meglio di sè nelle spettacolari scene d'azione, dall'altra l'effetto che ne fuoriesce è un pò troppo finto, tanto da dare l'impressione, a tratti, di star guardando un videogioco e non un film.

Se quindi il reparto tecnico è senza dubbio l'aspetto migliore della pellicola, c'è però da dire che tutto il resto è molto debole. La sceneggiatura è la parte peggiore, una storia un pò banale e superficiale, che sa di già visto, con colui che deve difendersi da un sistema corrotto che vuole ucciderlo, con l'aggiunta originale del proprio clone giovane ma che non viene sfruttata al meglio, rimane sul superficiale, non c'è emotività o approfondimento psicologico. Un sfida riuscita solo in parte.

Valutazione di Giorgia Tropiano: 5 su 10
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