I Am Not Him
I Am Not Him

I Am Not Him, la recensione


Apre il concorso del Festival internazionale del film di Roma I Am Not Him, film discusso che attraverso un apparente non-sense parla della perdita e della ricerca dell'dentità
Voto: 6/10

È la Turchia quest'anno ad aprire il concorso dell'ottava edizione del Festival internazionale del film di Roma con Ben o Değilim – I Am Not Him di Tayfun Pirselimoglu proiettato in prima mondiale nella Sala Petrassi dell'Auditorium – Parco della musica. Film che fin da subito ha suscitato pareri discordanti: chi lo ha amato, chi lo ha odiato, chi sbadigliando lo ha giudicato con mediocrità e chi a formulare un giudizio non ci è proprio arrivato avendo abbandonando la sala con largo anticipo.

In effetti Pirselimoglu sottopone allo spettatore una pellicola di non facile fruizione: più di 2 ore di durata, dialoghi ridotti all'osso, regia stazionaria e una macchina da presa che stenta a muoversi offrendo più che altro quadri fissi che nella loro immobilità da istantanea congelano i personaggi. Ma soprattutto una trama enigmatica che intreccia le vite di Nihat (Ercan Kesal), impiegato di una mensa d'ospedale, e della lavapiatti Ayşe (Maryam Zaree), incontro da cui nasce una strana frequentazione che diventa man mano sempre più assidua finché l'uomo scopre di somigliare in maniera impressionante al marito della donna. Da quel momento la narrazione si complica, le ragioni dell'azione divengono nebulose ed è inevitabile per chi assiste dall'esterno perdersi nel grande non-sense che intesse il regista.

I Am Not Him è un film sull'identità, sulla perdita della propria e sull'appropriazione di quella altrui, un tema di fondo che viene snocciolato dall'inizio alla fine per risolversi apparentemente in un nulla. Sia Nihat che Ayşe finiscono per avere due identità in quando prima lei rincorre lui perché le ricorda il marito e poi lui rincorre una prostituta perché le ricorda Ayşe, o queste almeno sembrano essere le motivazioni. Perché il merito (o la pecca) di Pirselimoglu è quella di fuggire un'interpretazione univoca eliminando totalmente qualsiasi tipo di tonalità o inclinazione emotiva. È tutto piatto, freddo, privo di sentimenti, disumano, tutto semplicemente succede ed è come se la storia venisse letta dalla voce automatica di un computer. Perfino la colonna sonora arriva tardi, oltre la metà della pellicola, e si stenta a percepirla nello stato di semi ipnosi a cui induce il silenzio che fino a quel momento ha regnato sovrano.

Nel corso della conferenza stampa l'attrice Maryam Zaree ha dichiarato di non essere sicura nemmeno lei che le due donne che interpreta siano la stessa persona. L'impressione che si ha è che più che raccontare una storia o analizzare la tematica dell'identità, I Am Not Him sia un gioco di abilità, un labirinto che non ha una sola uscita e alla fine del quale ciò che si trova non è una risposta ma semplicemente un varco da oltrepassare. Un'operazione criticabile, ma pur sempre un'operazione, una scelta, un modo diverso di fare cinema che predilige la struttura al contenuto che di per sé conta davvero poco.  

Valutazione di redazione: 6 su 10
Ben O DegilimFestival del Cinema di Roma 2013
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