I morti non muoiono
I morti non muoiono

I morti non muoiono, la recensione


Una efficace denuncia sulla società contemporanea ricorrendo a generi, cliché, canzoni ed effetti passati di moda ma che, uniti da una sceneggiatura fresca e ben scritta, puntano direttamente allo spettatore, regalando divertimento ma anche malinconia.
Voto: 7/10

In questi ultimi anni la produzione del cinema dell'orrore è andata incontro a un grandissimo aumento; le pratiche del remake, reboot e spin-off, molto diffuse nel nuovo millennio, stanno generando una quantità smisurata di prodotti tutti molto simili tra loro, soprattutto se consideriamo il genere cui stiamo facendo riferimento. Ma cosa succede se un autore e regista come Jim Jarmusch si avvicina al cinema dell'orrore in questo preciso momento storico? La risposta è interamente rappresentata dal suo ultimo film I morti non muoiono (The Dead Don't Die).

Presentato allo scorso festival del cinema di Cannes, ne I morti non muoiono Jarmusch rappresenta quello che è il comportamento della società contemporanea nei confronti di oggetti o pratiche che creano dipendenza ma che culturalmente ormai ci appartengono. Tre agenti di polizia di Centreville, un piccolo paese degli Stati Uniti, devono affrontare l'arrivo di un'orda di non-morti, risvegliati dopo che un'operazione di fracking nel Polo Nord ha spostato la Terra dal suo asse, squilibrando l'intero ecosistema. È così che i vecchi abitanti del piccolo centro cittadino si risvegliano dal loro sonno "eterno" invadendo la città nel tentativo di recuperare le dipendenze che avevano in vita. I tre poliziotti dovranno vedersela con gli zombi per cercare di riuscire a salvare il più possibile la loro amata cittadina.

Nello scrivere I morti non muoiono Jarmusch ha subito fatto riferimento a quelli che sono considerati dei capisaldi del genere horror (come La notte dei morti viventi di George Romero, 1968 e il sequel L'alba dei morti viventi) e, prendendo quelle che sono le convenzioni caratteristiche del genere, li ha sfruttati per deridere le assurde dipendenze che la società contemporanea sta covando negli ultimi tempi. Dall'elaborazione dei cliché del cinema horror, Jarmusch fa del suo film una commedia arricchita da uno strato, non troppo sottile, di denuncia socio-politica tinta di un raffinato black humor che, oltre che a far sorridere, riflette sulla situazione contemporanea.

I morti non muoiono è un film corale che vede come protagonisti sia molti volti ricorrenti nella filmografia di Jarmusch sia delle new entry che il regista ha personalmente cercato per fargli interpretare dei ruoli ben definiti. Da una parte troviamo Bill Murray (Coffee and Cigarettes, The Limits of Control), Adam Driver (Paterson), Tilda Swinton (Solo gli amanti sopravvivono), Steve Buscemi (Mystery Train), Chloe Sevigny (Broken Flowers) e dall'altra Selena Gomez, Austin Butler e tutti gli altri "giovani" interpreti del film che colorano e raffigurano una generazione molto incline all'accettazione di tutti questi "vizi" e che, anche se avvisati e redarguiti, non riescono a fuggire dal caos e dal disordine che si portano dietro.

Il cast è sicuramente uno dei punti di forza di questo film che, pur essendo ambientato quasi interamente al buio (ma è stato girato con la tecnica day for night) si colora di una sceneggiatura forte e quasi perfetta, capace di tenere l'attenzione del pubblico per quasi due ore e in grado di far suscitare grandi risate e riflessioni. Due sono i punti che rendono I morti non muoiono un film non perfettamente calibrato e riuscito: il primo è rappresentato dall'inserimento poco convincente delle storie dei protagonisti giovani, specificatamente le parti ambientate nel carcere minorile e quelle con protagonisti Selena Gomez e Austin Butler, che, rispetto a tutti gli altri personaggi, sembrano fuori contesto e poco studiati; il secondo grande difetto del film di Jarmusch è il finale iper-didascalico che rende l'intero messaggio del film addirittura banale e scontato, quando invece, seguendo la trama con attenzione, si riusciva ad intuire benissimo l'intento del regista. Da apprezzare invece il solito minimalismo di cui si circonda Jarmusch che, anche in questo caso e pur avendo a che fare con zombie in carne ed ossa, riesce ad essere convincente grazie alla perfetta integrazione tra effetti speciali elaborati in post-produzione e il trucco realizzato da esperti del settore.

I morti non muoiono è un'efficace denuncia sulla società contemporanea realizzata ricorrendo a generi, cliché, canzoni ed effetti tipicamente demodé ma che, uniti da una sceneggiatura fresca e ben scritta, puntano direttamente allo spettatore, regalando quasi due ore di sorrisi, riflessioni, nostalgia, divertimento ma anche di un po' di malinconia.

I morti non muoiono è in sala dal 13 giugno.

Valutazione di redazione: 7 su 10
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