Il mondo di Arthur Newman
Il mondo di Arthur Newman

Il mondo di Arthur Newman, la recensione


Il mondo di Arthur Newman con Emily Blunt e Colin Firth è un buon film, con personaggi appena sopra le righe ma affascinanti e in cui potersi riconoscere. Di rilievo la bravura del cast e le musiche della colonna sonora.
Voto: 7/10

So no one told you life was gonna be this way: nessuno ti ha detto che la vita sarebbe andata in questo modo, cantavano i The Rembrandts, in quella che poi è diventata famosa come sigla della serie tv Friends. Una frase, questa, che ben si sposa con Wallace Avery (il sempre incredibile Colin Firth): quali che fossero i suoi sogni da bambino, ora Wallace deve vedersela con un divorzio, un figlio che lo odia svisceratamente e un lavoro che lo lascia continuamente insoddisfatto. L'uomo arriva così al punto di volersi cancellare dalla faccia della terra, reinventandosi nei panni di Arthur Newman, giocatore di golf sicuro di sè. La sua nuova identità lo porta a Terre Haute, nell'Indiana, dove conosce Michaela (Emily Blunt), con la quale Arthur condividerà il suo segreto.

Il mondo di Arthur Newman sancisce l'esordio dietro la macchina da presa di Dante Ariola, un vero e proprio talento della pubblicità che, per il suo debutto in ambito cinematografico, sceglie una storia a metà strada tra Il fu Mattia Pascal Uno nessuno e centomila, entrambi di pirandelliana memoria. L'idea che sta alla base dell'operazione filmica – la cui sceneggiatura è curata da Becky Johnston – appare senz'altro interessante, specie se vista nell'ottica dell'epoca sociale in cui ci troviamo a vivere. Un'epoca in cui il digitale e la tecnologia ci inseguono a tal punto da schiacciarci e, in qualche modo, controllarci. Mentre, infatti, la Apple propone un riconoscimento non più tramite password bensì attraverso le impronti digitali, Dante Ariola scrive di un uomo che vuol scomparire, cancellare ciò che è stato, e avere una seconda occasione per costruirsi una vita nuova.

Newman è il cognome che Wallace Avery si cuce addosso: uomo nuovo. Vita nuova, nuova città: Colin Firth dona il suo volto british a quest'eroe coraggioso, che decide di abbandonare tutto, compresi i suoi sbagli, scegliendo di credere in quello che una volta sognava e che forse non ha avuto il coraggio di inseguire fino in fondo. Al suo fianco Emily Blunt è una donna fragile e probabilmente un po' spaventata, che nasconde le sue crepe dietro la maschera di pink lady versione dark. Tra i due protagonisti, allora, si instaura un rapporto di fiducia che poggia le sue basi nella consapevolezza del passato abbandonato e del futuro ancora da costruire.

Sebbene la storia possa apparire in più di un punto tanto inverosimile da costringere lo spettatore al proverbiale salto della fede, Il mondo di Arthur Newman porta il pubblico dalla propria parte, proprio grazie a quei personaggi appena sopra le righe ma indiscutibilmente affascinanti, stretti come sono nelle loro nuove convinzioni e nel loro costante desiderio di reinventarsi, di crearsi un volto nel quale, finalmente, potersi riconoscere. Il tutto condito non solo dalle buone prove istrioniche offerte dal cast, ma anche dall'ottimo utilizzo della musica, a cura di Nick Urata.

Valutazione di Erika Pomella: 7 su 10
Il mondo di Arthur Newman
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