The Unlikely Pilgrimage of Harold Fry - foto dal set [credit: David Gennard/Embankment Films]
The Unlikely Pilgrimage of Harold Fry - foto dal set [credit: David Gennard/Embankment Films]
C: David Gennard/Embankment Films

L’imprevedibile viaggio di Harold Fry, recensione del film con Jim Broadbent


Dall'omonimo best-seller di Rachel Joyce, 'L'imprevedibile viaggio di Harold Fry' è un film dalla premessa un po' surreale che racconta la bizzarra camminata di un uomo alle prese con il proprio passato, dominato dall'interpretazione del veterano Jim Broadbent.
Voto: 6/10

Arriva dall’Inghilterra nelle sale italiane, a partire dal 5 ottobre, il film L’imprevedibile viaggio di Harold Fry: il protagonista (interpretato da Jim Broadbent) è un anziano pensionato che vive in un villaggio del Devon, in Inghilterra, con la moglie Maureen (Penelope Wilton, nota come la Isobel Crawley di Downton Abbey); la sua vita sembra scorrere lenta e placida, senza alcun evento degno di nota, quando un giorno Harold riceve una lettera da parte di una sua vecchia amica ed ex collega, Queenie Hennessy, la quale lo informa di essere ricoverata in un hospice, affetta quindi da una malattia in fase terminale, a Berwick-upon-Tweed, cittadina situata quasi al confine con la Scozia, estremo nord dell’Inghilterra. Molto rattristato dalla notizia, che sembra risvegliare in lui vecchi ricordi di un dolore antico e mai sopito, Harold vorrebbe inizialmente rispondere alla lettera con un biglietto ma poi, spinto anche da una conversazione casuale con una ragazza alla cassa di un negozio, cambia idea: si metterà in cammino per raggiungere, a piedi, la struttura in cui è ricoverata Queenie, sperando che questo le dia la forza di sopravvivere quel tanto che basterà a incontrarsi e parlarsi di persona un’ultima volta. Così Harold, decisamente male equipaggiato per un’impresa del genere, parte per un viaggio che dovrà coprire all’incirca ottocento chilometri, suscitando le prevedibili ire di Maureen; si intuisce da subito, però, che nel passato dell’anziano uomo si celano sofferenze e rimpianti, un qualcosa di irrisolto che lui ha ancora bisogno di elaborare per ritrovare, forse, un nuovo sguardo sulla vita.

Un film dalla premessa vagamente bizzarra e surreale, tratto dall’omonimo best-seller

L’imprevedibile viaggio di Harold Fry è diretto da Hettie MacDonald, regista di provenienza soprattutto teatrale e televisiva (ha diretto, tra le altre cose, episodi di Doctor Who, Il commissario Wallander, Fortitude, Casa Howard e Normal People), ed è tratto dall’omonimo romanzo best-seller di debutto della scrittrice inglese Rachel Joyce, la quale firma anche la sceneggiatura del film.
Si tratta quindi di una di quelle storie dalla premessa bizzarra, quasi surreale, che diventa un modo per esplorare gli angoli dell’animo umano, anche se forse il titolo potrebbe far pensare a un film più comico; invece ci si trova di fronte ad una vicenda dai toni piuttosto malinconici, che contiene anche tocchi di ironia anche se molto pacati e asciutti.
Durante il suo viaggio (che, nel titolo originale inglese, è in realtà definito un “pellegrinaggio”) Harold Fry incontra una serie di persone che costituiscono un piccolo spaccato di umanità, ciascuno con le proprie tribolazioni personali, così come il protagonista, e la storia si accende di più quindi nella seconda metà del film, quando la lunga camminata di Harold comincia a fare notizia, scatenando addirittura un movimento di seguaci, un po’ come succedeva al Tom Hanks di Forrest Gump.
Con quel minimalismo e pudore tipicamente british, il film, sebbene non rinunci ai momenti di commozione, sembra spesso volersi mantenere a una rispettosa distanza, senza andare sopra le righe o abusare della retorica: questo però, oltre alla struttura della storia, fa sì che molti ruoli restino comunque appena abbozzati, lasciando lo spettatore con la voglia di sapere qualcosa di più sulle loro vite, così come anche nel caso dei flashback, che sono fondamentali alla trama, ma non sempre del tutto efficaci dal punto di vista visivo e narrativo, trasmettendo così la sensazione di qualcosa di parzialmente incompiuto.

The Unlikely Pilgrimage of Harold Fry - foto dal set [credit: David Gennard/Embankment Films]
The Unlikely Pilgrimage of Harold Fry - foto dal set [credit: David Gennard/Embankment Films]

Un film incentrato sui rapporti umani, dominato dall’interpretazione di Jim Broadbent

La pellicola, comunque, è naturalmente dominata dall’interpretazione di Jim Broadbent, il grande attore inglese, premiato con un Oscar per Iris-Un amore vero nel 2002, ma che ricordiamo anche per tanti film importanti, da Moulin Rouge! alla saga di Harry Potter, qui impegnato in un ruolo che ricorda vagamente il suo personaggio in L’altra metà della storia (2017), altro uomo che si ritrovava a dover fare i conti con errori e rimpianti del proprio passato, una di quelle parti in cui l’attore sfoggia la sua umanità fatta di tenerezza, malinconia e un pizzico di goffaggine.
L’imprevedibile viaggio di Harold Fry è dunque uno di quei film che va a esplorare sentimenti e sensazioni di un’età matura, che tocca temi universali mettendo in primo piano la famiglia, adatto agli amanti di un cinema garbato e delicato, dallo stile senza tempo.

The Unlikely Pilgrimage of Harold Fry - foto dal set [credit: David Gennard/Embankment Films]
The Unlikely Pilgrimage of Harold Fry - foto dal set [credit: David Gennard/Embankment Films]

Valutazione di Matilde Capozio: 6 su 10
L’imprevedibile viaggio di Harold Fry
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