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La mafia uccide solo d’estate, la recensione

La mafia uccide solo d'estate, primo film di Pierfrancesco Diliberto (Pif), a tratti commedia a tratti documentario, è una perla del cinema italiano contemporaneo che, con ironia satirica, umanizza gli eroi antimafia. Il film riesce a strappare un sorriso prima ed una riflessione poi.

La mafia uccide solo d'estate è i primo lungometraggio di Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif. Il film è un racconto lungo vent'anni visto dagli occhi di un bambino, Arturo (Pif), il quale prova in ogni modo a conquistare Flora (Cristiana Capotondi), una sua compagna di classe di cui si era perdutamente innamorato sin dalle elementari. Sullo sfondo di questa storia romantica, scorrono inesorabili i fatti di cronaca accaduti nella Sicilia degli anni '70 e '90, fatti tragici legati alla mafia e ai continui omicidi e attentati. 

Pierfrancesco Diliberto, meglio conosciuto come Pif, esordì giovanissimo come aiuto regista di Zeffirelli per poi continuare la sua carriera in televisione. Memorabili i suoi servizi de Le Iene fino al suo programma in onda su MTV, Il testimone, in cui mostra la quotidianità del Bel Paese in ogni sua forma. Aiutato dai sceneggiatori d'esperienza quali Michele Astori (scrittore del documentario diretto da Salvatores 1960) e Marco Martani (sceneggiatore di gran parte dei film di Fausto Brizzi), Pif riesce a sfornare un prodotto più che ottimo.

Si può ridere di un qualcosa di estremamente tragico e spaventoso come la mafia? Pirandello prima, Chaplin poi e più recentemente Benigni ci dicono che si può fare. Si può ridere di eventi tragici grazie all'espediente dell'umorismo. I due capolavori del cinema quali Il Grande Dittatore e La Vita è Bella, ci mostrano come attraverso la satira e l'umorismo, qualsiasi cosa può strapparci un sorriso prima ed una riflessione poi. 

Lo stile con cui è girato il film lo rende difficile da categorizzare. A tratti commedia a tratti documentario, La Mafia uccide solo d'estate riesce ad oscillare costantemente tra i generi sopracitati anche grazie all'utilizzo costante di filmati di repertorio che lo trasformano talvolta in un semplice e puro documento storico. Virtuosismo degno di nota è l'inserimento dei due protagonisti verso la fine in questi filmati d'archivio, rendendoli difatti perfettamente diegetici e per nulla estranianti. Ottima la scelta di girare l'ultima scena con una telecamera Beta del '92, la stessa con cui la RAI realizzò le riprese del funerale di Borsellino.

La Mafia uccide solo d'estate è una vera e propria perla del cinema italiano contemporaneo che grazie alla sua ironia satirica riesce perfettamente ad umanizzare gli eroi antimafia.

L'anteprima per la stampa è stata inoltre impreziosita da una conferenza stampa in cui erano presenti l'attrice Cristiana Capotondi, il regista-protagonista Pif e i produttori.

Pif ci spiega che questo film è frutto del sacrificio e del lavoro di tutte quelle persone che hanno combattuto la mafia, da Peppino Impastato fino al generale Carlo Alberto Dalla Chiesa; e inoltre lo scopo di questo film è quello di far capire la storia, quella storia che non si studia ancora sui banchi di scuola, nel modo più semplice e diretto possibile affinché tutto ciò non accada più.

L'intento di Pif, infine, è quello di raccontare anche l'altra mafia, quella di cui nessuno è a conoscenza perché "Se una persona pensa alla mafia, pensa ad un contadinotto sovrappeso in manette, Totò Riina. Ma la mafia è anche altro, è anche quella in giacca e cravatta della Palermo bene", ci spiega Pif.

L'Italia e soprattutto il cinema italiano ha fortemente bisogno di opere che non facciano mai dimenticare ciò che è accaduto e tutti quegli eroi che hanno dato la propria vita per un paese migliore.

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