La Regina degli Scacchi
La Regina degli Scacchi

La Regina degli Scacchi, la miniserie evento con Anya Taylor-Joy


'La Regina degli Scacchi' è la nuova miniserie di Netflix, con Anya Taylor-Joy nei panni di una campionessa di scacchi che deve affrontare droga, pregiudizi e sessismo
Voto: 8/10

Anya Taylor-Joy l'abbiamo vista recentemente, proprio quest'anno, nelle vesti di Emma Woodhouse, il personaggio nato dalla penna di Jane Austen, uscito direttamente in digitale per via della pandemia che, ad oggi, ha portato altre regioni d'Italia a un nuovo lockdown. E se il film Emma ha catturato l'attenzione degli spettatori che ancora non conoscevano questa giovane attrice, è senza dubbio che con La Regina degli Scacchi la Taylor-Joy è riuscita a irretire una fetta ancora maggiore di spettatori, anche grazie al fatto che la miniserie è disponibile su Netflix, il colosso dello streaming.

Tratto dall'omonimo romanzo di Walter Tevis, La Regina degli Scacchi è una miniserie composta da sette episodi, con una media di cinquanta minuti ognuno. La storia – che non è vera, sebbene possa smembrarlo – segue la vita della giovane Beth Harmon (Anya Taylor-Joy). Rimasta orfana in tenera età a causa del suicidio della madre, la ragazzina viene portata in orfanotrofio dove, ben presto, scopre l'amore per gli scacchi e un talento che attira velocemente l'attenzione. la sua vita, però, cambia quando a quindici anni – spinta a mentire sulla sua età – viene adottata. Lasciato l'orfanotrofio alle spalle, Beth Harmon non ha altro scopo che giocare a scacchi, studiare e partecipare ai campionati. Un percorso che verrà poi supportato dalla madre adottiva che, lasciata dal marito, all'inizio spinge la figlia a seguire quel percorso perché il talento di Beth porta con sé anche dei soldi. Ben presto Beth mostrerà di essere davvero un fenomeno degli scacchi e comincerà a viaggiare per il mondo, mentre aumenta la sua dipendenza da sostanze stupefacenti.

Per chi non è appassionato al mondo degli scacchi sembra impensabile accettare che una materia proverbialmente statica come gli scacchi possa essere al centro di una serie che invece sta spopolando sempre di più, avvicinando a sé schiere sempre maggiori di spettatori. Eppure è questo che La Regina degli Scacchi è riuscita a fare: ha preso un soggetto molto raro sul piccolo schermo e lo ha reso un piccolo gioiello, con il ritmo e la tensione che al massimo ci si potrebbe aspettare da un thriller o un giallo. Ed è proprio il ritmo la parte più riuscita de La Regina degli Scacchi. Nel raccontare la vita di un'orfana e anche della sua ascesa in un modo di competizioni prettamente maschili, la miniserie riesce a creare un universo narrativo dove l'attenzione dello spettatore non viene mai meno. Dove chi guarda è spinto a provare la stessa tensione del protagonista ogni volta che viene mosso un pezzo sulla scacchiera. Questo fa sì che l'esperienza di visione sia sempre molto piacevole, rendendo La Regina degli Scacchi un prodotto da divorare.

Il plauso, però, non va fatto solo al comparto meramente narrativo – bei personaggi, ottima scrittura – ma anche al reparto tecnico. Nel descrivere la vita di una ragazza a cavallo tra anni '50 e '60, La Regina degli Scacchi non si distingue solo per la grande attenzione data anche al più piccolo dettaglio, ma proprio per la capacità di creare un universo diegetico in un cui perdersi, che da una sensazione di costante tridimensionalità, anche grazie ad una regia sempre molto attenta e la cui presenza costante non interferisce con la storia, ma anzi la eleva su un altro livello, al punto che in molti – dopo aver visto la serie – si sono chiesti se La Regina degli Scacchi fosse una storia vera o meno.

Infine, per ultimo – ma non meno importante – un plauso va fatto al cast artistico, su cui torreggia la figura di un'Anya Taylor-Joy sempre molto convincente e in linea con il personaggio. Nelle sue mani, Beth diventa una silfide, una creatura misteriosa e affascinante dalla quale lo spettatore – così come gran parte dei personaggi – non riescono a distogliere troppo lo sguardo.

Valutazione di Erika Pomella: 8 su 10
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