Love and Mercy
Love and Mercy

Recensione Love and Mercy


La vita straordinaria, tra alti e bassi, di Brian Wilson, cantante dei Beach Boys, in un anticonvenzionale biopic riuscito a metà.
Voto: 6/10

"Love and mercy, that's what you need tonight, so love and mercy to you and your friends tonight" (Amore e misericordia, ecco di cosa hai bisogno stanotte, quindi amore e misericordia a te e ai tuoi amici stanotte):

così cantava Brian Wilson, leader dei Beach Boys, nel brano che apriva il suo album di debutto come solista, nel 1988; verrebbe proprio da pensare che il testo fosse quasi una preghiera rivolta, prima di tutto, a se stesso.

Artista tra i più noti e celebrati della storia della musica, autore con la sua band di classici intramontabili, Brian Wilson ha però vissuto un'esistenza tormentata, segnata da gravissimi problemi di salute, tra cui depressione, dipendenza da alcool e droghe, abusi psico-fisici che lo hanno messo a dura prova.

Se il musicista era già stato soggetto di due documentari, Love & Mercy è il primo film di fiction basato sulla sua vita, per la regia di Bill Pohlad, che ha alle spalle prevalentemente una carriera da produttore di successo (Brokeback Mountain, Into the wild, 12 anni schiavo, tra gli altri); co-sceneggiatore del film è invece Oren Moverman, autore di Io non sono qui, ispirato alla vita e all'opera di Bob Dylan.

E anche Love & Mercy è un biopic non convenzionale, in quanto si concentra essenzialmente su due fasi nella vita di Brian Wilson: gli anni '60, in cui il giovane Brian (interpretato in questa fase da Paul Dano) e i suoi Beach Boys sono una band di successo, e la fama porta con sé sia crisi che fermenti creativi; ritroviamo poi, negli anni '80, un Brian di mezza età (qui ha il volto di John Cusack), uomo tormentato e problematico, nel momento dell'incontro con la sua futura moglie Melinda Ledbetter (Elizabeth Banks), relazione complicata perché Wilson è succube del suo psichiatra, Eugene Landy (Paul Giamatti).

Affidandosi alla fotografia di Robert Yeoman (collaboratore abituale di Wes Anderson) il regista separa anche esteticamente le due epoche del film, che si intrecciano in un'alternanza continua: le scene ambientate negli anni '60, in particolare quelle che ricostruiscono i momenti in studio di registrazione, in 16mm, rimandano visivamente al documentario, mentre gli anni '80 sono fotografati in 35mm dai toni più freddi.

A livello narrativo, invece, Love & Mercy contrappone vita privata e carriera del suo protagonista, mostrando come il successo professionale abbia avuto un prezzo molto alto: le estati infinite cantate dai Beach Boys, fatte di sole, mare e tavole da surf, erano anche un'epoca di sperimentazioni con le droghe pesanti; da qui la presenza di immaginarie voci nella mente di Wilson, che in studio di registrazione si trasformavano in brillanti intuizioni creative, fino a dar vita a quelle canzoni ancora oggi così amate, geniali e innovative per l'epoca. Anni dopo, vediamo però come quelle voci abbiano preso il sopravvento nell'esistenza di Brian, rendendolo schiavo di psicofarmaci e facilmente plagiabile dal dottor Landy.

Le due epoche sono raffigurate con toni diversi: se le scene ambientate negli anni '60 hanno un'impronta che si accosta maggiormente a un tipico film biografico, gli eventi di vent'anni dopo sono narrati con uno stile che in certi momenti rimanda quasi a un thriller; si esalta il clima di terrore, quasi prigionia, in cui vive Wilson, e la disperata lotta da parte di Melinda per venirne a capo.

Love & Mercy non riesce sempre a conciliare alla perfezione le sue due anime, andando a perdere un po' in continuità e ritmo; inoltre, il vero Wilson e soprattutto la moglie Melinda sono stati coinvolti nella realizzazione del film, e forse per questo la storia privilegia il ruolo "salvifico" della donna, mentre è un po' sacrificata la parte musicale (con un Paul Dano che si rivela una scelta molto azzeccata); gli appassionati dei Beach Boys potranno scoprire lati inediti del protagonista, mentre i neofiti avranno un assaggio di una band e di un'epoca, ma soprattutto un viaggio in una vita ricca di contraddizioni, magari sempre alla ricerca delle good vibrations.

Valutazione di Matilde Capozio: 6 su 10
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