Mary Shelley - Un amore immortale
Mary Shelley - Un amore immortale

Mary Shelley – Un amore immortale, la Recensione


La vita della scrittrice Mary Shelley che, giovanissima, trovò l'ispirazione per scrivere 'Frankenstein, quello che è ancora oggi considerato il suo capolavoro. Un biopic al femminile con protagonista Elle Fanning.
Voto: 7/10

Tutti conoscono Frankenstein, il romanzo in cui un giovane scienziato tenta un esperimento sfidando le leggi della natura fino a dar vita alla sua "creatura", ma forse in pochi sanno qualcosa in più su colei che quella storia la scrisse, quando aveva appena diciotto anni. Mary Shelley-Un amore immortale racconta così la vita della giovanissima scrittrice, fino alla pubblicazione del romanzo che diventerà un classico, ancora oggi letto e studiato nelle scuole, nonché precursore della letteratura di fantascienza.

Mary Wollstonecraft Godwin (Elle Fanning) cresce fin da subito in un ambiente intriso di letteratura, poesia e filosofia, figlia lei stessa di due scrittori, sebbene rimasta orfana di madre a pochi giorni dalla nascita. Quando Mary, appena sedicenne, conosce il poeta Percy Bysshe Shelley (Douglas Booth) ne rimane conquistata e i due iniziano una relazione appassionata e tormentata, che desta scandalo e sconcerto (lui è già sposato). Ostacolati dalle famiglie, alle prese con problemi economici, lutti e altre difficoltà, Mary lotta per trovare una propria identità fino ad arrivare alla stesura del suo capolavoro.

Non è un caso che a dirigere il film sia Haifaa al-Mansour che nel 2012, con il suo Wadjda (da noi La bicicletta verde) è diventata la prima regista donna in Arabia Saudita: si è infatti identificata per certi versi con la storia di Mary Shelley che, da giovane donna in cerca della sua strada, deve affrontare sfide e pregiudizi di una società dominata dagli uomini.

Prendendosi diverse libertà narrative rispetto alla realtà dei fatti, la sceneggiatura si concentra sul rapporto fra Mary e Percy: due giovani, poco più che adolescenti, travolti da una passione tormentata quanto tenace, che oscilla tra condivisione di grandi ideali e passioni e brusche ricadute nella realtà.

Altre figure importanti sono la sorella Claire (Bel Powley), complice ma al tempo stesso rivale, e il padre William (Stephen Dillane), figura di riferimento non solo a livello emotivo ma anche intellettuale, la cui disapprovazione sarà per la figlia fonte di grande dolore.

Nel ruolo della protagonista l'americana Elle Fanning tinge di malinconia il suo aspetto etereo, mentre i poeti dell'epoca (non solo Shelley, ma anche il Lord Byron di Tom Sturridge) sono raffigurati come una sorta di rockstar dell'epoca, affascinanti e scapestrati, dalle idee liberali ma di fatto, o proprio per questo, anche prevaricatori.

La stesura di Frankenstein è qui un punto di arrivo, non solo per quanto riguarda la narrazione cinematografica, ma anche della crescita e dell'affermazione personale di Mary: si mostra in sostanza l'invenzione della "creatura" come frutto di un interesse per la scienza ma soprattutto di una sofferenza interiore alimentata da lutti, abbandoni e senso di rifiuto. In questo senso il film si concentra sulle relazioni della scrittrice come ispirazione per il suo capolavoro, lasciando più in secondo piano il contesto letterario.

Mary Shelley non è quindi un accurato e fedele biopic, semmai una lettura in chiave se non femminista, quanto meno al femminile, che cerca punti di contatto col presente e prova a rendere appetibile la vicenda ai giovani d'oggi. Linguaggio comprensibile, ricostruzione d'epoca (scene, costumi) accurata ed elegante, il film mantiene un look cupo ma senza calcare davvero la mano sull'aspetto gotico, laddove pure ne avrebbe avuto il potenziale, ma riporta alla luce una vita che, già di per sé, è stata piuttosto straordinaria.  

Valutazione di Matilde Capozio: 7 su 10
Mary Shelley – Un amore immortale
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