Matrix Resurrections
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Matrix Resurrections, recensione del quarto capitolo della saga cult con Keanu Reeves


Una delle saghe cinematografiche più celebri torna al cinema con un quarto episodio, che ci riporta nell'universo di Matrix con una parte del cast originale e alcune novità, e che torna a unire fantascienza, combattimenti e inseguimenti.
Voto: 6/10

Pillola rossa o pillola blu? Era il 1999 quando il mondo iniziò a conoscere l'universo di Matrix, il film che avrebbe avuto un enorme impatto non solo sull'industria cinematografica ma diventando un vero e proprio fenomeno di costume con la sua mescolanza di generi e influenze, un film di fantascienza dal sottotesto filosofico con spettacolari sequenze d'azione (l'innovativo "bullet time"), e i tanti elementi diventati iconici che hanno fatto scuola, ritagliandosi un posto di primo piano nella cultura pop. 

Adesso, a distanza di quasi vent'anni dal terzo capitolo, la saga riprende vita con questo nuovo Matrix Resurrections, al cui timone è rimasta la sola Lana Wachowski (senza la sorella Lilly, che aveva realizzato con lei i film precedenti). All'inizio della storia troviamo Thomas Anderson (Keanu Reeves), impiegato presso una grande società per cui ha ideato una serie di videogame di grande successo, intitolata proprio Matrix, in cui ha sviluppato una storia suggerita dalla propria immaginazione, o almeno così crede: ogni tanto è tormentato da visioni che gli rendono difficile separare la realtà dalla fantasia, così come non sa spiegarsi alcune delle cose che gli accadono nella vita quotidiana, ad esempio perché si senta così incuriosito da una donna di nome Tiffany (Carrie-Anne Moss) una madre di famiglia che incontra in una caffetteria.  Sarà l'incontro con una misteriosa ragazza dai capelli blu, Bugs (Jessica Henwick), a mettere in discussione le certezze di Thomas, alias Neo, portandolo così a trovarsi di fronte a una serie di scelte (che forse, poi, non lo sono affatto).

In epoca di saghe, sequel, prequel, reboot, spin-off che si susseguono tanto al cinema quanto in tv, questo aspetto viene affrontato dallo stesso Resurrections: nella parte più "meta" del film, si discute proprio della necessità di trovare idee innovative riflettendo allo stesso tempo sull'eredità lasciata dai predecessori.

Il risultato è un film sicuramente autoreferenziale, che celebra e omaggia in continuazione i primi tre episodi sia ricreando e citando alcune scene, sia mostrando veri e propri filmati e fotogrammi tratti da quei film, come dei flashback: stiamo rientrando in un territorio iconico, è questo il messaggio, come ribadito anche dai personaggi più giovani che si rivolgono a Neo definendolo un mito, una leggenda (non manca neanche un riferimento al fatto che il personaggio non mostra quasi alcun segno di invecchiamento, battuta ricorrente tra i fan di Keanu Reeves che infatti, nel frattempo, è diventato protagonista di un'altra saga action di successo come John Wick).

La premessa quindi è che lo spettatore ne sa di più dei protagonisti e aspetta dunque che raggiungano quella consapevolezza che inizialmente manca loro e che consenta poi di addentrarsi verso il clou dell'azione. 

È inevitabile pensare che la realtà virtuale, gli algoritmi che regolano e determinano la vita quotidiana, l'idea di un'esistenza piatta e omologata seguendo scelte imposte dall'alto, siano concetti che hanno acquisito ben più rilevanza, diventando ormai familiari, al giorno d'oggi rispetto all'uscita del primo Matrix; questo nuovo capitolo però non affronta di petto la questione, propone riflessioni su destino e libero arbitrio ma suggerisce anche che il vero pericolo non sono le macchine e la tecnologia, quanto l'utilizzo che possono farne certi esseri umani. Al cuore di tutto, infatti, c'è fondamentalmente una storia d'amore: quella tra Neo e Trinity che, spogliata degli orpelli tecnologici, è simbolo di un legame che rafforza entrambe le parti, che spinge a vivere la vita che ci corrisponde veramente, e a cercare così di farlo in un luogo migliore.

Il cast vede nuove incarnazioni di personaggi già noti (Yahya Abdul-Mateen II e Jonathan Groff) qualche ritorno (Jada Pinkett Smith) e alcune new entry (Neil Patrick Smith), mentre in ruoli minori ci sono anche diversi attori provenienti dalla serie Sense8, altro progetto a firma Wachowski, un gruppo variegato in cui però si sente l'assenza di personaggi più carismatici già in fase di scrittura, specie tra i villains.

Visivamente il film ha un look più patinato, e anche più luminoso, degli altri episodi, anche se pensando ad altri autori, uno su tutti Christopher Nolan, che negli ultimi anni hanno stupito con la creazione di mondi strabilianti e visionari sebbene ancorati alla realtà, qui invece non c'è la ricerca di qualcosa di esteticamente innovativo o rivoluzionario, anche nelle scene d'azione vere e proprie, alcune più avvincenti, altre meno.

Matrix Resurrections è dunque un film che punta sull'effetto nostalgia andando ad attingere al patrimonio del franchise, in una continuazione che è allo stesso tempo una ripartenza, con un finale aperto che getta così le basi per eventuali futuri capitoli in cui espandere ulteriormente storia e personaggi, sfruttandone al massimo il potenziale. 

Valutazione di Matilde Capozio: 6 su 10
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