Monuments Men
Monuments Men

Monuments Men, la recensione


Monuments Men, il nuovo film di George Clooney, è un'opera importante per ciò che racconta, una storia poco conosciuta e poco trattata, ma è anche una pellicola minore nella sua filmografia da regista, con aspetti negativi e non riesce a convincere fino in fondo.
Voto: 6/10

Monuments Men è il quinto film da regista di George Clooney dopo l'ultima ottima pellicola del 2011, Le idi di marzo. Il film è stato presentato all'ultimo Festival di Berlino ed è stato girato tra la Germania e l'Inghilterra. Clooney, il quale, oltre ad aver diretto l'opera, l'ha anche prodotta, interpretata e scritta, ha preso spunto per la storia dal libro Monuments Men. Eroi alleati, ladri nazisti e la più grande caccia al tesoro della storia scritto nel 2009 da Robert M. Edsel. Il cast che completa il film vede la presenza di grandi attori: Matt Damon (che ha preso il posto di Daniel Craig, il quale dovette rinunciare al ruolo poco prima dell'inizio delle riprese), Cate Blanchett, Bill Murray, John Goodman, il premio oscar francese Jean Dujardin (The Artist) e Hugh Bonneville (Downton Abbey).

Nel 1944, in piena Seconda Guerra Mondiale, l'esperto d'arte Frank Stokes (George Clooney) riceve l'incarico, direttamente da Roosevelt, di mettere insieme un gruppo di persone preparate per recuperare tutte le opere d'arte che Hitler ha rubato in previsione della costruzione di un futuro Museo del Fuhrer. La squadra formata da due storici, un esperto d'arte, uno scultore, un architetto e altre personalità importanti, inizia così il proprio piano di recupero del patrimonio artistico mondiale, ma la loro missione ben presto si rivela essere molto più difficile e pericolosa di quello che poteva sembrare.

George Clooney regista ha sicuramente del potenziale e del talento, forse non ancora del tutto esploso perché, fino adesso, non ci ha mostrato una pellicola-capolavoro, che potrebbe farlo entrare nella cerchia dei grandi. Ha sempre alternato film buoni ma dimenticabili a ottimi lavori e questa è la volta della prima categoria. Monuments Men racconta una storia importante, perché tra i tantissimi peccati commessi dalla dittatura nazista, spesso si dimentica che centinaia di opere d'arte sono andate perse per sempre perché distrutte o bruciate prima della disfatta tedesca. Ma non tutti sanno che il lavoro di alcuni uomini e, in alcuni casi anche la vita stessa, hanno contribuito al ritrovamento e di conseguenza alla salvezza di altrettante opere artistiche così che tutto il mondo può avere ancora la fortuna di ammirarle.

Al di là della bellezza della storia però la pellicola presenta alcune caratteristiche negative. Innanzitutto la retorica patriottica che c'è dietro a tutta l'operazione è eccessivamente sottolineata dal regista. Ci sono scene in cui la bravura degli Stati Uniti è evidenziata in maniera troppo evidente, come quando viene issata la bandiera a stelle e strisce per sbeffeggiare i soldati russi. Anche lo stile del film è incerto. Si alternano scene divertenti e ironiche a scene drammatiche ma in entrambi i casi l'utilizzo del doppio registro non dà i suoi frutti, perché il pubblico si trova disorientato davanti ai repentini cambiamenti. Anche il cast, a parte la sempre straordinaria Cate Blanchett, non è sfruttato al meglio.

Nel complesso, Monuments Men è un film godibile ma nulla di paragonabile con la tensione e l'eleganza formale de Le idi di marzo, in confronto al quale si può parlare di un passo indietro da parte del regista.

Valutazione di Giorgia Tropiano: 6 su 10
Monuments MenFestival del cinema di Berlino 2014
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