Motel
Motel

Motel, la recensione


'Motel' è un thriller innocuo, le cui alte ambizioni del regista finiscono con lo scontrarsi con un guazzabuglio di situazioni e intenti, che finiscono con il rallentare del tutto il ritmo del film, rendendolo un innocuo (e dimenticabile) prodotto di intrattenimento.
Voto: 6/10

Motel è il film di esordio del regista David Grovic che, dopo aver tentato la carriera da attore con partecipazione a pellicole come Freerunner – corri o muori, ha deciso di passare dall'altro lato della barricata, dirigendo e scrivendo un lungometraggio dalle note (e dalle intenzioni) noir, con venature thriller, che può contare sulla partecipazione di due istrioni come John Cusack Robert De Niro.

Jack (John Cusack) è un killer professionista che viene ingaggiato dal criminale Dragna (De Niro) di ritirare e, in seguito, conservare una valigetta custodita nella stanza numero tredici di un misterioso motel. Jack, inoltre, riceve l'ordine di non guardare assolutamente cosa la borsa contenga. Quella che doveva essere una semplice notte entro i confini di una stanza anonima di un altrettanto anonimo motel speduto chissà dove, finisce col diventare una sorta di galleria senza fine di personaggi e situazioni che metteranno Jack nella posizione di riconsiderare la sua natura di killer e la sua fedeltà agli ordini di Dragna.

Le intenzioni di Motel appaiono chiare sin dall'inizio: il regista prova, con tutti i mezzi di cui dispone, di tratteggiare un prodotto al cardiopalma, un noir vecchio stampo in grado di attingere ad una corrente in qualche modo post-moderna. Un guazzabuglio di stili e intenzioni che non poteva che avere un solo risultato, ossia il parziale insuccesso. Spieghiamoci: Motel non è un brutto film. Non è uno di quelli da cui critici più o meno blasimati vi invitano a stare lontani pena la vostra sanità mentale. Il film di Grovic si lascia guardare senza sforzo e rappresenta la proverbiale via di fuga da pensieri, complicazioni e problemi di tutti i giorni. Questo essenzialmente perchè in Motel non c'è bisogno di pensare. Lo svolgersi della trama e delle situazioni sono studiate con una precisione così esatta da risultare scontati e banali, tanto che lo spettatore si trova ad indovinare il finale con un anticipo quasi fuori legge. Il ritmo, così, si trova a zoppicare già verso metà film e lo spettatore avverte questa caduta, finendo con il disinteressarsi quasi completamente al destino dei personaggi messi in gioco, tra sicari glaciali, portinai curiosi e una femme fatale a metà strada tra la modella e l'eroina vecchio stampo. E' come il regista avesse idee chiare e piuttosto ambiziose, senza tuttavia avere i mezzi per sviluppare quanto ideato. Tutto ciò si evince anche dalla chiara intenzione di portare un senso di claustrofobia nel genere thriller, utilizzando una sola location. Tuttavia sono lontani anni luce i risultati ottenuti con ottimi prodotti come La morte e la fanciulla o il più recente Buried.

Valutazione di Erika Pomella: 6 su 10
Motel – The Bag Man
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