Nightmare: la recensione


Recensione del film Nightmare (2010) diretto da Samuel Bayer e con protagonisti Jackie Earle Haley, Kyle Gallner, Rooney Mara, Katie Cassidy, Thomas Dekker, Kellan Lutz.

Recensione del film “Nightmare“, in uscita in Italia il 25 agosto 2010, rebooting Nightmare di Wes Craven del 1984.

26 anni dopo il primo film della serie, l’epocale A Nightmare on Elm Street di Wes Craven, e 7 anni dopo l’ibrido Freddy vs. Jason, torna sullo schermo Freddy Kruger, l’Uomo Nero per eccellenza del cinema dell’orrore. Lo fa, come consuetudine di questi tempi, con un remake/reboot, dettato dalla voglia di capitalizzare su un filone sempre redditizio, spendendo poco e incassando tanto. E finora a Michael Bay e alla sua Platinum Dunes, c’è da dire, il progetto di acquistare i diritti dei caposaldi dell’horror anni Settanta e Ottanta che i registi dell’epoca non si erano assicurati (e che oggi amaramente rimpiangono) ha fruttato davvero molto. Questo suo Nightmare, con un budget dichiarato di 35 milioni di dollari, ne ha già incassati oltre 110 milioni. Il delitto insomma paga bene, potremmo dire con una facile battuta. Tanto che c’è già in preparazione un sequel.

Ma per quanto riguarda il risultato artistico, quando l’ansia di rifare per il pubblico dei teenager contemporanei i classici del passato si rivolge a un’icona del cinema horror, i rischi si moltiplicano, come ben sa Rob Zombie, memore delle controverse accoglienze riservate al suo Halloween. Qui dietro la macchina da presa c’è Samuel Bayer, premiatissimo regista di splendidi video musicali come Smells Like Teen Spirit dei Nirvana e Zombie dei Cranberries, ma anche collaboratore dei GreenDay, Smashing Pumpkins, Lenny Kravitz, David Bowie ecc.

Colpisce in tal senso la scelta stilistica operata da Bayer che invece di usare i trucchi del mestiere – montaggio veloce, colori rutilanti e spettacolari movimenti di macchina – sceglie un’ottica più dark, immergendo la storia nel toni scuri del buio della mente da cui scaturiscono gli incubi mortali. La principale differenza tra questo film e l’originale sta nel fatto che riserva un’attenzione maggiore alle origini del protagonista. E’ qui che il reboot diventa un misto tra prequel e remake (operazione già tentata da The Texas Chainsaw Massacre – The Beginning). Il nuovo Freddy Kruger è più pedofilo sadico che assassino, ed è il Grande Rimosso delle sue vittime passate e presenti, disgustate dalla giustizia sommaria messa in atto dai loro genitori, ma incapaci di ribellarsi a quello che non riconoscono.

Detto questo, chi ha visto all’epoca il film di Craven in sala o – per motivi anagrafici – a casa sua, ricorda il primo Freddy Krueger come un mostro davvero spaventoso e poco loquace, una tendenza che cambiò nei sequel, con l’eccezione del terzo, scritto e prodotto da Craven, e dell’ultimo ancora da lui diretto. Come Bela Lugosi con Dracula e Boris Karloff con Frankenstein, Freddy Krueger si è identificato per anni con il suo interprete, Robert Englund. Ovviamente la Universal non smise di fare film sul mostro di Frankenstein quando Karloff decise di lasciare il personaggio, ma nessuno oggi identifica la creatura con Lon Chaney Jr. Ed è probabile che, per lo stesso motivo, Freddy Kruger resterà per tutti Robert Englund. Anche se è un bravo attore, Jackie Earle Haley ha un compito estremamente difficile: competere in prestanza scenica, dinamismo ed espressività con Englund, un vero entusiasta del genere.

Haley sceglie la strada del male nascosto nel corpo qualunque di un ometto in apparenza innocuo e gentile, e si impegna a fondo per rendere il suo Freddy diverso da quello di Englund. Su quale sia il migliore tra i due decideranno i fan, ma è inutile cercare nel Krueger di Haley i manierismi e la voce di un personaggio che l’attore intelligentemente sceglie di non ricalcare. Restano ovviamente intatti – in segno di continuità – i parafernalia di Freddy: i guanti con le lame, il cappellaccio e il maglione a righe.

Su tutti gli altri attori spicca la futura protagonista di Uomini che odiano le donne, Rooney Mara. La sua Nancy, cupa, dark e sofferente, ha poco a che spartire con l’ingegnosa guerriera incarnata da Heather Langenkamp, che seguiva la tradizione delle eroine craveniane. Ma anche se il suo non è un personaggio simpatico, l’attrice lo gestisce al meglio. Quanto alle differenze nella trama rispetto all’originale, lasciamo il divertimento allo spettatore: in fondo le riletture servono anche a questo: a confrontare il vecchio e il nuovo, e a scegliere in base al proprio tempo e alla propria sensibilità.

Fonte: ComingSoon.it – di Daniela Catelli

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