Olive Kitteridge
Olive Kitteridge

Venezia 71: Olive Kitteridge, la recensione


Approda al Lido di Venezia 'Olive Kitteridge', miniserie targata HBO tratta dal romanzo omonimo di Elizabeth Strout, e interpretata da un'intensa Frances McDormand.
Voto: 8/10

Sbarcata al Lido di Venezia per ritirare il Persol Tribute Visionary Talent Award l'attrice Frances McDormand, accompagnata dal marito Joel Coen, ha avuto l'occasione di presentare a pubblico e critica la miniserie HBO di cui è assoluta protagonista, Olive Kitteridge. Tutto nasce dal romanzo omonimo di Elizabeth Strout, una sorta di raccolta di racconti il cui filo conduttore è lo sguardo cinico della protagonista Olive sul mondo che la circonda, inclusi i rapporti con il marito Henry e con tutti coloro che si muovono nell'immaginaria cittadina situata nel Maine in cui si svolge la vicenda.

Diretto da Lisa Cholodenko (conosciuta soprattutto per aver diretto I ragazzi stanno bene) e scritto da Jane Anderson, Olive Kitteridge irretisce già dai primi istanti di visione, grazie a dei titoli di testa incisivi e visionari al tempo stesso, in cui si riesce alla perfezione (almenno con il senno di poi) a riconoscere le caratteristiche fondamentali della storia e i tratti distintivi dei personaggi messi in scena. Subito dopo la macchina da presa si focalizza su un'invecchiata Frances McDormand che accende la radio e la sintonizza su una frequenza dove stanno trasmettendo una particolare nenia dall'aria classica. La donna, allora, distende una coperta sul prato incolto e, dopo aver adagiato una busta con su scritto "a chi di competenza", controlla nella sua pistola che ci sia almeno un colpo in canna. Inizio folgorante per Olive Kitteridge che, un momento dopo, si nasconde dietro la monumentale scritta venticinque anni prima. 

Composta da quattro episodi, la miniserie segue le avventure di Olive, dispotica e difficile ex insegnante di scuola, in un arco temporale che sfiora cinque lustri e in cui la vita si evolve e si trasforma. Lo spettatore viene così condotto in una remota cittadina del Maine affacciata su un mare burrascoso ed impara a conoscere non solo Olive, ma anche tutte le persone che si muovono intorno a lei, dal marito Henry (Richard Jenkins) al figlio (che da adulto avrà le sembianze del John Gallagher Jr. di The Newsroom), passando per tutta una lunga schiera di personaggi al limite del surreale, che diventano maschere di vizi e virtù che la protagonista osserva spesso con occhio fin troppo critico, come se fosse lei sola portatrice di una sorta di verità assoluta che gli altri non riescono a capire e, meno che mai, a vedere.

Olive Kitteridge è un prodotto ad un primo sguardo molto classico, che rispecchia la costruzione scenica di un prodotto perfettamente calibrato nella struttura, senza alcun evidente slancio stilistico da parte della regista. Eppure, sotto questo aspetto quasi canonico, la Cholodenko nasconde un'anima sempre pulsante, che vibra al ritmo delle onde che si abbattono contro gli scogli, in questo piccolo paese che si affaccia sul baratro dell'oceano e in cui un'umanità quasi didascalica si trova ad affrontare sfide complicate pur nel loro appartenere alla quotidianità. Quindi, in definitiva, a fare da sfondo alla vicenda della sgarbata Olive c'è una lunga galleria di temi che la regista tratta con la grazia di un pittore che sa di non dover necessariamente esagerare con i colpi di pennello affinché uno spettatore possa cogliere le varie sfumature dell'opera. Olive Kitteridge è un prodotto che parla dei tradimenti e, soprattutto, del desiderio di tradire e dell'idea di cominciare un'altra vita, da un'altra parte, magari con un'altra persona. E' una miniserie sulle possibilità: possibilità di fuggire, di amare, di morire. Il tutto, come avevamo accennato poco sopra, reso possibile anche grazie ad un cast che riesce senza difficoltà a calarsi nei panni dei vari personaggi, rendendoli credibili e tridimensionali.

La HBO, dopo averci regalato perle come Game of Thrones The Newsroom – solo per fare qualche nome – torna all'attacco con una miniserie che vi trasporterà lontani, in un'altra epoca e, forse, anche in una dimensione altra. Fidatevi, lo amerete.

Valutazione di Erika Pomella: 8 su 10
Venezia 2014
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