Penso che un sogno così: al teatro Sistina
Penso che un sogno così: al teatro Sistina

Penso che un sogno così: al teatro Sistina fino al 29 Novembre


Divertente, ironico e toccante, Penso che un sogno così è dunque uno spettacolo che coinvolge e che intrattiene, che è sorretto dalle spalle di un uomo che ha fatto della propria arte il miglior biglietto da visita da offrire al mondo
Voto: 8/10

Per il terzo anno consecutivo Giuseppe Fiorello torna a calcare le tavole dei palcoscenici più importanti d'Italia con Penso che un sogno così, una sorta di autobiografia a tema musicale, in cui l'attore ripercorre la sua infanzia, i suoi ricordi e il percorso che ha seguito per diventare l'uomo che è, accompagnato dalle note e dall'esistenza di Domenico Modugno. Lo spettacolo, che sarà al Sistina dal 24 al 29 Novembre, ha la regia di Giampiero Solari, con le musiche eseguite dal vivo da Daniele Bonaviri e Fabrizio Palma, pronti ad apparire e a scomparire dietro una scenografia mobile di sicuro impatto, sulla quale vengono proiettate immagini, parole e testimonianze video di un tempo ormai perduto, ammantato com'è dal mantello della Storia, quella con la S maiuscola, quella in grado di cambiare la vita, di plasmarla.

Per descrivere questo spettacolo, che Giuseppe Fiorello ha scritto insieme a Vittorio Moroni, l'attore ha utilizzato queste parole:

Salgo a bordo del deltaplano delle canzoni di Domenico Modugno e sorvolo la mia infanzia, la Sicilia e l'Italia di quegli anni, le facce, le persone, vicende buffe, altre dolorose, altre nostalgiche e altre ancora che potranno sembrare incredibili. Attraverso questo viaggio invito i protagonisti della mia vita ad uscire dalla memoria e accompagnarmi sul palco, per partecipare insieme ad un avventuroso gioco di specchi.

Descrizione, questa, che si sposa alla perfezione con Penso che un sogno così. Giuseppe Fiorello, infatti, regala al pubblico i suoi ricordi. I ricordi di un figlio messo quasi in ombra dai fratelli maggiori, lasciato in un angolo in attesa della crescita, che sembrava ritrovare la voce solo nel lunghi viaggi in macchina verso il mare, quando il padre metteva nell'autoradio le canzoni di Modugno. Note, dunque, che Fiorello lega all'infanzia, al periodo dorato ormai perso nel tempo, ma non per questo dimenticato. Un rapporto questo, tra musica e memoria, che l'attore ripercorre offrendosi alla platea come un immenso: un commediante, un cantante, un uomo che si offre al pubblico, raccontando di zii dalla reputazione non troppo linda, di incontri amorosi e di vecchi paesi sperduti nel sud, dove le ciminiere si tramutavano in grattacieli newyorkesi nei sogni delle persone autoctone. E proprio attraverso le ciminiere, Giuseppe Fiorello riprende una delle più belle canzoni di Modugno: Cosa sono le nuvole, sulla cui esecuzione alterna immagini di Totò e Ninetto Davoli tratte da Che cosa sono le nuvole di Pier Paolo Pasolini.

Sul palcoscenico Giuseppe Fiorello si offre con generosità, sospinto dagli applausi del pubblico, che è sempre chiamato in causa, invitato a prestare attenzione, a battere le mani, a canticchiare quelle vecchie canzoni che ormai fanno parte dell'immaginario culturale dell'Italia. E insieme a loro, Giuseppe Fiorello si muove di continuo, tra il mimare i movimenti di Modugno e il riappropriarsi di quell'identità che proprio grazie al cantante si è formata. Molte sono le note che si diffondono all'interno del teatro: da Nel blu dipinto di blu a La lontananza, da Tu si 'na cosa grande fino a Meraviglioso, che conclude l'opera con un tocco di speranza, di ottimismo: doti tutt'altro che scontate in questo preciso momento storico, che sembra essere scivolato in una notte buia senza stelle. E Fiorello, che è un artista sensibile e attento, a fine spettacolo non perde occasione per sottolineare proprio questo clima di terrore in cui siamo stati catapultati. Egli, infatti, ha ringraziato il pubblico non solo per aver mostrato fiducia nello spettacolo, ma soprattutto per essere andati a teatro, per aver scelto la cultura al posto del terrore, per essersi riappropriati della libertà che in molti, al giorno d'oggi, stanno cercando di toglierci.

Ma non è solo l'ombra di Modugno a campeggiare sul palcoscenico, nonostante la giacca carta da zucchero che il cantante indossò a Sanremo e che è stata ereditata da Beppe Fiorello: Penso che un sogno così invece è pieno del capostipite della famiglia Fiorello. Un omaggio che Beppe, dunque, sembra rivolgere più a suo padre che a Modugno. Uno spettacolo personale, che si concretizza in un viaggio attraverso le diverse epoche, senza mai rinunciare ad un tocco di ironia che diverte il pubblico e fa volare via le quasi due ore di durata. Divertente, ironico e toccante, Penso che un sogno così è dunque uno spettacolo che coinvolge e che intrattiene, che è sorretto dalle spalle di un uomo che ha fatto della propria arte il miglior biglietto da visita da offrire al mondo. Bravo.

Valutazione di Erika Pomella: 8 su 10
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